Clima: accordo raggiunto dal Consiglio UE su nuovi obiettivi al 2030. La delusione degli ambientalisti
Il vertici europei riuniti a Bruxelles per il Consiglio su clima ed energia hanno trovato un'intesa su quelli che dovrebbero essere i nuovi obiettivi climatici dell'UE al 2030: gas serra tagliati del 40% rispetto al 1990, rinnovabili ed efficienza incrementati del 27% (gli ultimi due target non sarebbero vincolanti per i singoli stati membri). Ora la palla passa alla nuova Commissione, che dovrà tradurre la proposta in strumenti legislativi. Ma le associazioni ambientaliste non ci stanno
23 October, 2014
Ridurre le emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990, innalzare la quota di energia rinnovabile fino al 27% del consumo totale europeo, incrementare l'efficienza energetica di almeno il 27% (rispetto sempre al 1990). Sono questi i nuovi obiettivi climatici al 2030 su cui si sono accordati, dopo un'intensa trattativa, i 28 paesi UE riuniti a Bruxelles in occasione del Consiglio europeo su energia e clima. Gli ultimi due obiettivi, in particolare, «saranno raggiunti nel pieno rispetto della libertà degli stati membri di decidere il loro mix energetico – si legge nel comunicato diffuso dopo aver raggiunto l'intesa - Non saranno tradotti in obiettivi vincolanti a livello nazionale (quello sulle rinnovabili è vincolante solo a livello comunitario, ndr)». Una scelta, quella di rendere i nuovi target su rinnovabili ed efficienza non vincolanti a livello nazionale, voluta fortemente dal governo polacco e caldeggiata anche da Londra. Ora la parola passa alla nuova Commissione europea, che, tenendo conto anche del parere del Parlamento, dovrà tradurre l'intesa uscita dal vertice in proposte di strumenti legislativi veri e propri. Una clausola nel testo sottoscritto a Bruxelles, comunque, prevede la possibilità di rivedere tutti gli impegni qualora al vertice sul clima di Parigi in programma nel 2015 gli stati non UE non dovessero mostrare l'intenzione di assumere a loro volta target simili al 2030.
Leggi le conclusioni del Consiglio UE sui nuovi obiettivi climatici al 2030 (inglese)
Secondo il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy si tratta di una «buona notizia per il clima, i cittadini, la salute, e i negoziati internazionali sull'ambiente a Parigi nel 2015». Positivo anche il commento del presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, per il quale «questo pacchetto è una buona notizia per la nostra lotta contro il cambiamento climatico, nessun giocatore al mondo è ambiziosa come l'UE», ma è facile prevedere un'alzata di scudi da parte delle principali associazioni ambientaliste e di altri soggetti interessati. Alla vigilia del vertice, ad esempio, il WWF aveva chiesto al premier Renzi, impegnato in quanto presidente di turno dell'UE, obiettivi ben più ambiziosi: un taglio del 55% dei gas serra, la produzione di energia da fonti rinnovabili almeno del 45%, e un incremento di almeno il 40% per l'efficienza energetica. L'associazione, inoltre, sottolineava l'importanza di rendere tutti e tre gli impegni giuridicamente vincolanti per i paesi membri.
Delusione per i contenuti dell'accordo è già stata espressa da Legambiente, che critica il comportamento della presidenza italiana in occasione del Consiglio. Secondo il presidente dell'associazione, Vittorio Cogliati Dezza, si tratta di «una grande occasione sprecata, con l’Italia che si è limitata a svolgere un ruolo semplicemente notarile di presidente di turno dell'Unione europea cedendo alla minacce di veto britanniche e polacche. Il nostro governo ha mostrato la sua scarsa capacità di leadership e volontà politica di investire nello sviluppo di un'economia europea a basse emissioni di carbonio cedendo alla lobby del fossile».
Legambiente sottolinea che l'intesa raggiunta dai leader europei peggiora addirittura peggiorato la proposta avanzata dalla Commissione UE nei mesi scorsi, giudicata già poco ambiziosa dagli ambientalisti. Secondo l'associazione, il nuovo Pacchetto clima al 2030 non permetterà di raggiungere l'obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 95% al 2050, una condizione ritenuta indispensabile dai climatologi per riuscire a contenere il riscaldamento del pianeta almeno sotto la soglia critica dei 2°C.
Il Cigno ritiene poco ambizioso anche l’obiettivo comunitario proposto per le rinnovabili, di appena il 3% al di sopra dell’attuale trend al 2030. Stesso giudizio sul anche sul target del 27% per l’efficienza energetica, destinato tra l'altro a rimanere non vincolante dal punto di vista giuridico.
Ma le istanze degli ambientalisti non si fermano davanti all'esito del Consiglio UE. «Siamo solo all’inizio della partita , nei prossimi mesi la nuova Commissione Juncker dovrà predisporre il pacchetto di proposte legislative su cui Consiglio e Parlamento dovranno poi raggiungere un accordo – aggiunge Cogliati Dezza – Legambiente, insieme ai principali network ed associazioni europei, si impegnerà con forza affinché il Parlamento costringa il Consiglio ad approvare un ambizioso pacchetto legislativo, che includa un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas-serra che vada ben oltre il 40% (noi proponiamo il 55%), includa un obiettivo vincolante per l’efficienza energetica che vada ben oltre il 27% (noi proponiamo il 40%) e aumenti l’ambizione dell’obiettivo per le rinnovabili (noi proponiamo il 45%)».
Aspre anche le critiche giunte da Climate Action Network Europe, che secondo quanto riporta il Guardian ha accusato i leader europei di non essere venuti a Bruxelles per concordare nuovi obiettivi climatici storici, ma per discutere «se finanziare le centrali elettriche più inquinanti d'Europa».
Tornando in Italia, invece, mediocre il giudizio di assoRinnovabili, che ritiene che i Capi di Governo dell’Unione Europea siano rimasti sordi agli inviti di maggior coraggio che fino all’ultimo sono arrivati dal settore della green economy. «Pur apprezzando in parte il lavoro svolto, ritengo si potesse e dovesse fare di più - commenta Agostino Re Rebaudengo, presidente dell’associazione – assoRinnovabili aveva chiesto in più occasioni che l’obiettivo per le rinnovabili non fosse inferiore al 30%, considerando i tanti vantaggi che la produzione di energia verde ha saputo offrire e offrirà al nostro Paese in termini di emissioni evitate di CO2, minori danni alla salute dei cittadini, incremento di PIL e occupazione. La stessa Commissione ha stimato che con un obiettivo per le rinnovabili al 30% si potrebbero avere al 2030 fino a 1.300.000 posti di lavoro in più in Europa, mentre con un obiettivo limitato al 27% se ne avrebbero solo 700.000: perché rinunciare a 600.000 occupati? Senza trascurare inoltre l’aspetto strategico che le rinnovabili possono rivestire in termini di security of supply per l’Unione Europea, fattore particolarmente rilevante in seguito ai recenti sviluppi geopolitici, sia a Est che a Sud dell’Unione Europea».