ACI: "Troppe auto vecchie in Italia" E anche i bus sono i più inquinanti d'Europa
"Un Euro1 a benzina del 1993 fa registrare emissioni di monossido di carbonio superiori del 172% rispetto a un Euro4; un diesel Euro1 rilascia 27 volte il quantitativo di polveri sottili di un moderno Euro5". Ma il parco mezzi è troppo vecchio anche nel TPL: gli autobus italiani sono i più vecchi d’Europa: l’età media è di 16 anni e gli Euro0 sono ancora il 22%"
“Sulle nostre strade circolano troppe auto troppo vecchie – dichiara il presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani – e in Italia aumenta ancora l’età media del parco auto circolante più obsoleto d’Europa: l’età media delle quattro ruote è ormai di 9,5 anni; il rischio di morire in un incidente a bordo di un veicolo di 10 anni è più che doppio rispetto a una vettura di nuova immatricolazione; un Euro1 a benzina del 1993 fa registrare emissioni di monossido di carbonio superiori del 172% rispetto a un Euro4; un diesel Euro1 rilascia 27 volte il quantitativo di polveri sottili di un moderno Euro5”.
“Le auto vecchie sono quindi un problema economico, sociale ed ambientale – continua Sticchi Damiani – che va affrontato subito con misure strutturali. ACI ha inviato al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti un progetto con un insieme di misure in grado di razionalizzare il settore della Pubblica Amministrazione legato alla mobilità con grandi risparmi per le famiglie e lo Stato. Per far ripartire il mercato automobilistico servono incentivi per il ricambio dei veicoli, ma non episodici come in passato perché devono produrre effetti consolidati. Prima ancora di guardare al nuovo, sono fondamentali incentivi per sostituire i veicoli Euro0/1 con Euro4/5 più moderni, efficienti ed ecologici. Per rendere comunque più sicuro un parco circolante così obsoleto è opportuno prevedere l’obbligo di revisione annuale per i veicoli con più di 10 anni di età”. Con queste parole il presidente dell’Automobile Club d’Italia ha aperto a Roma i lavori della 69a Conferenza del Traffico e della Circolazione che ha riunito presso la sede dell’ACI i più importanti rappresentanti pubblici e privati della filiera dell’automobile per un confronto sul tema della rottamazione e del rinnovo del parco circolante.
Per l’occasione la Fondazione ACI “Filippo Caracciolo” ha presentato lo studio intitolato “Rottamazione e rinnovo del parco: una strada per lo sviluppo, la sicurezza e l’ambiente”, che misura come, dove e quanto vengono usate le auto nel nostro Paese. Il rapporto evidenzia che la scelta di acquistare un'auto nuova è sempre dettata più dalla passione che da regole di convenienza, ma in periodi di crisi come quello attuale le logiche emotive tendono ad arretrare rispetto a quelle finanziarie. Soprattutto se si sostituisce un'auto usata di scarso valore con una di nuova immatricolazione, lo sforzo economico potrebbe non produrre vantaggi nella gestione quotidiana a fronte dei maggiori costi di ammortamento: la spesa media per 3.000 km di percorrenza annua varia da 827 euro di una Fiat Punto 1.2 del 1999 a 1.489 euro di una Fiat Punto TwinAir del 2012.
Le famiglie si convincerebbero alla sostituzione dell’auto solo in presenza di incentivi o facilitazioni all'acquisto, che però in questo momento sono di difficile attuazione da parte dello Stato senza un adeguato piano di copertura. Una misura socialmente efficace e snella per le casse pubbliche potrebbe essere quella di favorire il ricambio di un vecchio catorcio con un usato più moderno di piccola cilindrata. Ciò allargherebbe i benefici a una più ampia fascia della popolazione, stimolando un percorso virtuoso con tanti automobilisti che riuscirebbero a monetizzare il loro Euro4 trovando le risorse per acquistare un'auto nuova.
Sugli incentivi è intervenuto anche il vice ministro dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti: “vanno sostenute le alimentazioni più promettenti per il mercato: se per l’auto elettrica è ancora presto, le auto ibride e quelle a metano sembrano oggi quelle più attraenti. Sul piano della sicurezza siamo d’accordo con ACI per revisioni più frequenti per i veicoli più vecchi. Non vanno ripetuti errori del passato come la politica di rottamazione che ha prodotto solo una fiammata del mercato. Anche i più recenti incentivi per veicoli a basse emissioni hanno in realtà riguardato solo 11.000 auto, senza incidere sul parco. La Consulta dell’Automotive al Ministero dello Sviluppo Economico, cui ACI partecipa, sta lavorando con questa filosofia”.
Secondo il presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, Daniele Capezzone, si può sfruttare la leva fiscale per far ripartire subito il mercato dell’auto: “in Commissione c’è forte condivisione sulla proposta di azzerare il bollo auto per 3 anni sulle auto di nuova immatricolazione, con benefici estendibili fino a 5 anni per i veicoli più green, ma nel primo passaggio alla Camera è stata scelta la via delle sabbie mobili. Tra 20 giorni si torna in Parlamento: la copertura del provvedimento è ampia e a parole sono tutti favorevoli. Vigileremo affinché il pacchetto non venga affossato. Sarà importante anche il contributo di ACI, una realtà che funziona nel Paese e che non va sfasciata”.
Guardando al futuro, l’on. Andrea Cioffi della Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato non chiude la porta all’auto elettrica e anzi rilancia: “dobbiamo cercare di spingere più l’elettrico e meno il metano. Dobbiamo avere il coraggio di fare un salto in avanti”.
Gian Franco Soranna, direttore di Federauto, reclama più attenzione all’auto dal mondo delle istituzioni: “in questi momenti è evidente il bisogno di coperture per ogni intervento politico, ma come è possibile che nella Legge di Stabilità non ci siano risorse e provvedimenti per dare respiro al nostro settore?”
“L’Automotive garantisce all’Erario oltre 70 miliardi di euro, pari al 16,5% delle entrate fiscali complessive del Paese – sottolinea Gianmarco Giorda, direttore generale di ANFIA – e una parte di questi soldi possono essere reinvestiti per sostenere la domanda degli automobilisti. Gli incentivi però devono rivolgersi al nuovo prima che all’usato”.
“Il diritto alla mobilità degli individui – afferma Massimo Nordio, presidente UNRAE – va salvaguardato anche con misure che favoriscano il rinnovo del parco circolante. La proposta del presidente Capezzone ha tutto il nostro favore perché spinge sulla detraibilità fiscale delle auto aziendali, sulla scia di quanto già avviene nel comparto dell’edilizia. L’Italia si confronta quotidianamente con il problema rappresentato da 10 milioni di auto che hanno più di 13 anni di età”.
Appoggia la proposta ACI di raddoppiare le revisioni per le auto più vecchie anche Guidalberto Guidi, presidente di Ducati Energia, che dice: “alcune auto sembrano pezzi da circo. Le revisioni auto devono essere fatte di più e meglio. In tema di mobilità abbiamo lasciato attorcigliarsi tanti problemi: oggi ci confrontiamo con una matassa che va sbrogliata sapendo bene dove vogliamo andare”.
“Il mancato ricambio del parco circolante sta generando squilibri strutturali del nostro sistema di mobilità – dichiara Ennio Cascetta, presidente del Comitato scientifico della Fondazione ACI Filippo Caracciolo – che sono ancora più evidenti nello scenario internazionale: Roma, Milano e Napoli sono le prime tre città europee per numero di autovetture ogni 100 abitanti. Nella Capitale c’è il doppio dei veicoli di Stoccolma, Londra, Berlino e Madrid. Quello dell’anzianità è un problema anche per i mezzi del trasporto pubblico, che così non riesce a costituire un’alternativa alla mobilità privata . I nostri autobus sono i più vecchi d’Europa: l’età media è di 16 anni e gli Euro0 sono ancora il 22 del totale circolante”.
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