"Nutrire la città", il resoconto del convegno torinese. Gli interventi Brocardo e Lavolta
Il tema centrale della giornata del 21 novembre 2014 l'esigenza di moltiplicare e incentivare le esperienze di rigenerazione di vasti settori della città, attraverso la gestione delle aree verdi, la creazione di orti urbani e la promozione di progetti sociali e ambientali rivolti alla cittadinanza e alle scuole
10 December, 2014
di Matteo Volpengo
Il convegno "Nutrire la città", tenutosi venerdì 21 novembre alla Casa dell’Ambiente, è stata un'occasione per riflettere sulle possibili future trasformazioni della città di Torino, in relazione ai temi ambientali e della produzione di cibo.
In particolare, come tema centrale della giornata, è emersa l'esigenza di moltiplicare e incentivare le esperienze di rigenerazione di vasti settori della città, attraverso la gestione delle aree verdi, la creazione di orti urbani e la promozione di progetti sociali e ambientali rivolti alla cittadinanza e alle scuole.
Significativa è stata la presenza delle amministrazioni locali, con cui è stato possibile fare il punto della situazione riguardo ai progetti già avviati e da avviare.
Riccardo Brocardo, responsabile del settore sviluppo rurale della Regione Piemonte, ha sottolineato come sia ancora generalmente diffusa una visione dell'agricoltura come attività arretrata, faticosa e poco remunerativa. Questa visione deriva dalla nostra storia e dal nostro passato comune: fino agli anni '50 quasi tutti in Italia erano contadini; poi con l'avvento dell'industria, particolarmente sentito nella città di Torino in relazione alla FIAT, la percentuale di persone impiegate in agricoltura è progressivamente diminuita fino a raggiungere il 4%.
Ancora oggi la si dice che una nazione è più progredita quante meno persone ha impiegate nell'agricoltura e assistiamo ancora a una vergogna generale nel definirsi agricoltori e contadini.
Per Riccardo Brocardo è necessaria una visione diversa dell'agricoltura, che renda merito agli sviluppi degli ultimi anni, non solo legati all'aumento di occupazione, in particolare giovanile, registrato in questo settore. In particolare, secondo Brocardo, l'attività agricola presenta molteplici "esternalità positive".
Innanzitutto gli agricoltori si occupano della gestione dell'80% del nostro territorio verde e lo fanno gratis (gestione delle acque, mantenimento delle siepi, dei filari...). Se ci fossero meno contadini il costo per il mantenimento del territorio a carico delle amministrazioni locali crescerebbe vertiginosamente.
Inoltre le attività agricole stanno diventando un punto di riferimento per numerosi progetti di innovazione sociale. Ad esempio i progetti già avviati di Agrinido e Agritata: all'interno di diverse aziende agricole è stato possibile inserire attività educative rivolte alla prima infanzia. Poi ci sono le Fattorie Didattiche, che ormai in Piemonte sono più di 300 . Infine negli ultimissimi anni si è assistito ad una crescita dei progetti di agricoltura sociale, cioè di iniziative che utilizzano la vita nella natura e il lavoro manuale come strumenti per aiutare persone in stato di disagio, ottenendo risultati positivi per quanto riguarda il miglioramento dello stato di salute psicofisica e il reinserimento nel mondo del lavoro.
A questo proposito è stato reso noto che la Regione Piemonte ha istituito un gruppo di lavoro per la realizzazione di una proposta di legge sull'agricoltura sociale.
Brocardo ha concluso il suo intervento affermando la necessità di un'alleanza fra cittadini e agricoltura, per gestire il territorio piemontese con meno spesa pubblica e più qualità, più innovazione.
L’Assessore all’Ambiente della città di Torino, Enzo Lavolta, ha messo in luce le iniziative intraprese dal comune per incentivare le esperienze di agricoltura urbana.
Il progetto TOCC, Torino Città da Coltivare, ha permesso innanzi tutto il riconoscimento consapevole delle iniziative che già erano presenti sul territorio. Inoltre ha reso più facile alle associazioni di cittadini la richiesta di aree verdi per attività di produzione di cibo.
Un’altra iniziativa del comune è stata l’approvazione del nuovo regolamento comunale per l’assegnazione e la gestione degli orti urbani, avvenuta nel 2013.
Anche i due piani strategici attuati nel 2000 e nel 2006 hanno contribuito a porre le basi per una maggiore sovranità alimentare della città.
La consapevolezza della fine del sistema economico fordista, basato sulla produzione industriale, ha reso necessario il recupero degli spazi urbani industriali e manifatturieri, con l’obiettivo di ricucire le cesure fisiche generate dalle dismissioni e dalle delocalizzazioni.
L’aumentata consapevolezza ambientale e la necessità di un modello di produzione più sostenibile per il pianeta hanno fatto sì che le aree potenzialmente agricole all’interno della città da marginali diventassero strategiche.
In questa dinamica si è inserito il progetto TOCC, il cui obiettivo principale è proprio quello di recuperare spazi urbani per attività agricole.
Un censimento ha rivelato che all’interno del territorio della città sono presenti 2 milioni di metri quadri di aree coltivabili. Il piano regolatore le definisce aree verdi e il comune ha decretato con una delibera che queste aree non sono edificabili. La decisione è stata presa in accordo con le aziende del settore edilizio, che hanno compreso l’esigenza di riorientare la loro attività verso il recupero e l’aumento dell’efficienza energetica degli immobili già costruiti.
Il comune ha dunque messo a disposizione queste porzioni di territorio per progetti di agricoltura urbana e sociale. Negli ultimi anni la domanda di orti individuali all’interno della città è cresciuta notevolmente, non solo da parte degli anziani ma anche da parte dei giovani e delle famiglie. Ad oggi gli orti individuali di Torino sono 400, l’obiettivo dell’assessore Lavolta è di arrivare ad averne 2000 entro il 2020.
Le possibilità di coltivare in città si stanno dunque moltiplicando anche se le esperienze effettive sono ancora poche; l’assessore ha ricordato le più recenti: l’orto di piazza Manno e la riqualificazione dei laghetti Falchera, con la creazione di 130 orti individuali e il recupero delle vecchie cascine.
Tutte queste iniziative hanno lo scopo di costruire nuove filiere produttive e distributive del cibo all’interno del territorio urbano, con lo scopo di aumentare la sicurezza alimentare della città, favorire il rapporto diretto dei cittadini con la terra, incrementare la qualità dei prodotti e diminuire il consumo di energia per il loro trasporto.
In quest’ottica il comune ha cominciato a fare in modo che all’interno della ristorazione scolastica sempre più prodotti provengano dalle immediate vicinanze della città.