"Conosciamo l'ambiente", il sondaggio di Adiconsum ed Ecodom su ambiente e raccolta differenziata
Presentati a Roma i risultati di uno studio condotto on line su un campione di circa 2.500 consumatori italiani, da Adiconsum ed Ecodom, dal quale è emerso che più della metà degli intervistati (60%) si sente molto responsabile della salvaguardia dell’ambiente in cui vive. Il 90% del campione sa anche che è obbligatorio fare la raccolta differenziata dei RAEE
04 February, 2015
Che rapporto hanno gli italiani con l’ambiente? Adottano sempre comportamenti sostenibili nella vita di tutti i giorni? Manifestano una spiccata coscienza ecologica e cognizioni adeguate su come differenziare i rifiuti? Sanno davvero dove buttare il vecchio cellulare o come smaltire il frigorifero rotto? Cerca di rispondere a queste domande l’indagine on-line, condotta su un campione di circa 2.500 consumatori italiani particolatmente sensibili alle tematiche ambientali, da Adiconsum, l’Associazione per la Difesa dei Consumatori e dell’Ambiente, ed Ecodom, il principale Consorzio Italiano per il Recupero e Riciclaggio degli Elettrodomestici, che hanno realizzato uno studio dal titolo “Conosciamo l’Ambiente”.
L’analisi, effettuata nell’ultimo trimestre del 2014, ha voluto indagare il livello di conoscenza e di consapevolezza dei consumatori italiani in materia di ambiente, raccolta differenziata e RAEE, ovvero Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, grandi e piccole, che tutti noi abbiamo nelle nostre case (come il tostapane, il rasoio elettrico, il cellulare, ma anche il frigorifero, la lavatrice, il climatizzatore…).
In base ai risultati emersi dall’indagine, Ecodom e Adiconsum hanno redatto un dossier per fare il punto sull’attuale livello di conoscenze dei consumatori e discutere con tutti gli attori della filiera su quali possano essere le azioni da mettere in campo per migliorare la chiarezza informativa nel settore del riciclo, al fine di colmare le lacune emerse.
“La conoscenza è il primo passo verso la consapevolezza. Avere ben chiaro che il futuro dell’ambiente in cui viviamo è nelle nostre mani è un ottimo punto di partenza – sostiene Giorgio Arienti, Direttore Generale di Ecodom. - La conoscenza, però, è solo uno dei due elementi che servono per decidere. L’altro elemento è la volontà. La volontà di ciascuno di noi, che con i propri comportamenti può giocare un ruolo decisivo nel trasformare un ‘rifiuto’ in una ‘risorsa’ per il Paese; ma anche – forse, soprattutto – la volontà delle Istituzioni, cui spetta il compito sia di informare che di mettere a disposizione dei cittadini norme più semplici e servizi ambientali adeguati”.
“Questa indagine – continua Pietro Giordano, Presidente nazionale di Adiconsum - rappresenta un punto di arrivo ed al contempo di ripartenza di un percorso più ampio che stiamo portando avanti per promuovere un modello di mercato non più sterile e incentrato solo sul profitto, ma proiettato verso la sostenibilità. Una sostenibilità che, a nostro avviso, deve essere coniugata su più fronti: economico, sociale, ed infine, ma non ultimo, ambientale, che non possono prescindere l’uno dall’altro. La sostenibilità ambientale ha delle potenzialità enormi per lo sviluppo del Paese. All’informazione e alla consapevolezza dell’importanza dello smaltimento va accompagnata l’informazione e la consapevolezza dell’importanza del recupero e del riciclo.”
Consumatori Italiani “Sostenibili” e Critici…
La ricerca ha evidenziato, in prima battuta, come i soggetti che hanno risposto al questionario, raccogliendo l’invito di Adicosum ed Ecodom, rappresentano un campione fortemente interessato alle questioni ambientali: il 71% dichiara di informarsi attravero i mass media, il 14% fa parte di un’associazione che si occupa di ambiente e circa il 13% partecipa periodicamente a seminari o convegni sul tema. Il 60% degli intervistati, inoltre, si sente in prima persona “molto responsabile” della salvaguardia dell’ambiente in cui vive, dimostrando una coscienza ecologica particolarmente sviluppata e critica; ma ben il 71% del campione sostiene che le responsabilità maggiori siano da attribuire alle Istituzioni.
I consumi energetici sono al 1° posto tra i fattori critici su cui agire per migliorare la qualità dell’ambiente (85%). Seguono, a pari merito, con il 75% delle risposte, l’inquinamento dell’acqua, la presenza degli elettrodi/antenne, lo spreco di acqua, l’inquinamento del suolo e del sottosuolo. Solo il 4% del campione ritiene ottima la qualità dell’ambiente in cui vive; per il 9% è buona, per il 16% sufficiente, scarsa per il 31% e discreta per il 40%.
I Raee, Questi (s)Conosciuti…
In relazione allo smaltimento dei RAEE, l’indagine dimostra quanta strada sia stata compiuta fino ad oggi, anche grazie ai media, per sensibilizzare ed informare i consumatori su questo argomento e quanta se ne debba ancora compiere… Il 70% del campione è in grado di dare una definizione corretta di RAEE (e, nello specifico, il 25,7% ne sente parlare dai giornali, il 48,8% on line e solo il 14,3% alla Tv). “In un Paese come l’Italia – afferma Chiara Ferrari, Direttore studi Internazionali, Sociali e di Trend di IPSOS – dove la TV è ancora il mezzo primario di accesso alle informazioni, diventa cruciale ottenere, allora, anche la collaborazione delle istituzioni per diffondere la cultura del riciclo e fornire a tutti indicazioni precise su come smaltire i RAEE, facendo leva sui benefici economici e sociali dei comportamenti virtuosi”.
Il 90% degli intervistati dichiara, poi, di sapere che è obbligatorio fare la raccolta differenziata anche per i RAEE, ma poco diffusa è la corretta informazione sul livello di inquinamento prodotto dagli elettrodomestici dismessi. Per quanto riguarda i grandi elettrodomestici, il 74% conferma di portarli all’isola ecologica quando ha necessità di smaltirli, mentre il 26% si avvale dell’aiuto dell’azienda di igiene urbana per il ritiro a domicilio. Meno informati e consapevoli, invece, sono gli italiani in merito allo smaltimento dei piccoli elettrodomestici: il 7% dichiara di averli buttati nel sacco della spazzatura, il 3% nel cassonetto stradale, mentre per il restante 90% l’unica soluzione è portarli alle isole ecologiche; nessuno degli intervistati afferma di aver mai riconsegnato al proprio rivenditore un piccolo elettrodomestico rotto.
Ed infatti, non sono in molti a conoscere le norme che disciplinano la raccolta dei RAEE: l’80% del campione non sa che dal mese di aprile 2014 è stato introdotto l’obbligo da parte dei rivenditori (per i negozi con superficie superiore ai 400 mq) del ritiro “uno contro zero” dei RAEE di piccolissime dimensioni. Di contro, più della metà degli italiani intervistati (il 60%) sa che esiste l’obbligo di ritiro “uno contro uno” dei RAEE (in vigore da giugno 2010), ma il 51% del campione non ha mai utilizzato questo servizio, e il 22% solo una volta (il 27% anche più di una volta). L’Italia, purtroppo, risulta ancora molto indietro rispetto agli altri paesi europei in termini di quantitativi di RAEE raccolti: circa 4 kg all’anno pro-capite, che collocano il nostro Paese al 16° posto nella graduatoria europea, ben distante dagli obiettivi fissati dalla nuova Direttiva RAEE, pari a circa 12 kg/abitante all’anno entro il 2019.
“È fondamentale che i consumatori siano a conoscenza di tutte le modalità disponibili per effettuare correttamente la raccolta differenziata dei RAEE – conclude Giorgio Arienti, Direttore Generale di Ecodom – L’industria del riciclo degli elettrodomestici, quella virtuosa, soffre in Italia di un vero e proprio ‘nanismo’, perché gestisce solo 240.000 tonnellate di RAEE all’anno invece delle 800.000 che si generano ogni anno. Se potesse triplicare le quantità trattate, potrebbe essere un’industria molto più competitiva”.
E, invece, sembra che si sia innescato un circolo vizioso: si raccolgono pochi RAEE, l’industria non decolla, i costi per gli impianti di trattamento diventano più alti. Due esempi significativi: nel nostro Paese, nessuno è fino ad ora riuscito ad investire nella realizzazione di un impianto per la lavorazione delle schede elettroniche finalizzata ad estrarre le materie più preziose (oro, terre rare, etc.), perché le quantità di schede raccolte in Italia sono modeste; la conseguenza è che questa tipologia di componenti viene esportata verso impianti in Germania o Belgio, ed è l’industria di queste nazioni a beneficiare, poi, delle materie prime ricavate; in Italia, inoltre, non è mai stato realizzato un impianto di smaltimento del CFC estratto dai rigoriferi: anche in questo caso, per colpa della scarsità dei volumi, si devono esportare in Francia questi gas per termo-distruggerli, con la conseguenza di costi esorbitanti.
Raccolta Differenziata: Problemi e Criticità
L’indagine di Ecodom e Adiconsum è stata, infine, uno strumento utile anche per dare voce ai cittadini riguardo alle maggiori criticità presenti sul proprio territorio, segnalando inadempienze o punti di inefficacia nella gestione dei rifiuti da parte degli Enti Locali, nonché mancanze dal punto di vista informativo. Le difficoltà operative incontrate dai consumatori nel compiere la raccolta differenziata risultano molteplici al nord, come al sud ed al centro Italia: quasi la totalità del campione intervistato giudica insufficiente (63%) o migliorabile (32%) il livello delle informazioni fornite dai comuni sulle tematiche ambientali.
La principale difficoltà nel differenziare i rifiuti risulta quella dovuta all’inadeguatezza del servizio di raccolta a domicilio (per il 57%), seguita dalla suddivisione dei rifiuti troppo complicata (29%) e dal limite posto dagli orari di apertura delle isole ecologiche (14%).
Nel complesso, solo il 2% del campione coinvolto giudica ottimo il sistema di raccolta differenziata del proprio Comune; per il 29% è buono, discreto per il 22%, sufficiente per il 18% e scarso per il 29%.
Come si potrebbe, allora, invertire la rotta?
Il Sistema di gestione dei rifiuti, in particolare quello dei RAEE domestici, è una “catena” formata da diversi “anelli”, il primo dei quali è rappresentato proprio dai consumatori. Aumentare la consapevolezza di ciascuno in materia ambientale, stimolando quotidianamente l’assunzione personale di comportamenti virtuosi, è sicuramente il primo passo verso la creazione di una società più “sostenibile”.