Il Wwf sottolinea i punti deboli del lavoro della Commissione Europea su clima ed energia
Mercoledì 25 febbraio la Commissione Europea presenterà un documento con la sua visione per un'Unione Energetica nonché una comunicazione sulla "Road map verso Parigi" per la COP21, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a dicembre. A ricordarlo è il Wwf, che sottolinea i punti deboli dei due documenti
23 February, 2015
Il prossimo mercoledì 25 febbraio la Commissione Europea presenterà un documento con la sua visione per un'Unione Energetica nonché una comunicazione sulla "Road map verso Parigi" per la COP21, la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a dicembre nella capitale francese. Lo ricorda il Wwf, che sottolinea come i due lavori rappresentino “due documenti chiave per fissare il programma futuro su clima ed energia dell'Unione europea”.
L'idea di un'Unione europea dell'Energia è una delle priorità politiche della Commissione presieduta da Jean-Claude Junker. “Da quando è stata proposta per la prima volta da Donald Tusk, si è sviluppata in modo significativo – sostiene il Wwf - La Commissione Europea dovrebbe presentare una strategia che comprende un mercato dell'energia pienamente integrato, l'innovazione nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio, più rinnovabili e risparmio energetico, responsabilizzazione dei cittadini e protezione dei consumatori vulnerabili”.
L'associazone tuttavia si pone alcuni interrogativi sull'effettivo valore dell'Energy Union. “Sarà un’altra grande visione che verrà rapidamente dimenticata o avrà la consistenza necessaria per sostenere nei prossimi anni una vera legislazione su clima e di energia? Saprà essere adeguatamente integrato nella legislazione per gli obiettivi climatici ed energetici al 2030 da garantire attraverso un nuovo quadro di governance, o sarà disconnesso da queste attività più concrete?”
L'auspicio è che il documento serva davvero ad impostare i parametri delle politiche future su clima e energia: “Dovrebbe fornire un quadro chiaro ed equo entro il quale la UE possa fare scelte consapevoli. Nel fornire la base per investimenti, l'Energy Union dovrebbe stabilire come tutti gli europei possono creare e risparmiare la propria energia attraverso fonti rinnovabili ed efficienza energetica”. E inoltre: “La strategia dell'Energy Union dovrebbe considerare il cambiamento climatico, basando le politiche europee su solide basi scientifiche per garantire che i cittadini e le imprese europee possano continuare ad operare in condizioni di sicurezza”.
Sempre il 25 febbraio, la Commissione pubblicherà la sua “Road to Paris” sui negoziati delle Nazioni Unite, che hanno lo scopo di raggiungere un accordo legale a dicembre 2015, quando è in programma la Conferenza sul Clima a Parigi. Anche questo documento secondo il Wwf presenta diversi punti deboli, a partire da ciò che concerne le emissioni. “C'è poca chiarezza su ciò che la dizione almeno il 40% delle emissioni nazionali potrebbero significare in pratica. L'UE avrà anche difficoltà a convincere gli altri paesi che ha un obiettivo sufficientemente ambizioso dato il grande ruolo storico dell'Europa nella produzione di emissioni di carbonio, e visto che il suo potenziale economico le permetterebbe di fare di più. Il WWF ha invitato l'Unione europea a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030, come parte di una transizione verso le emissioni zero dai combustibili fossili e il 100% di energie rinnovabili entro il 2050”. Secondo l'associazione, “Road to Paris” potrebbe offrire un valido contributo per spiegare come “tutti i paesi intendono affrontare il divario residuo tra gli impegni che stanno mettendo in atto per ridurre le emissioni e gli sforzi davvero necessari per evitare i cambiamenti climatici più pericolosi”. In realtà tutto questo “è ancora scarsamente definito ma è essenziale per l'integrità del processo”.
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima & energia WWF Italia, ha aggiunto: "Con questa comunicazione l'UE può potenzialmente contribuire al successo dei negoziati di Parigi, specie se sarà in grado di fornire risposte concrete alla domanda importantissima circa il modo in intendiamo gestire il divario tra ciò che i paesi promettono e quello che deve essere fatto. Ma se la UE continuasse a eludere le domande sulla reale portata delle sue ambizioni - basti pensare che il target del taglio del 20% di emissioni entro il 2020 è già stato raggiunto oggi, a conferma della modestia dell’obiettivo- o lasciasse aperte ulteriori scappatoie, allora dovrebbe prepararsi ad affrontare la scarsa credibilità internazionale”.
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