Ciclo dei rifiuti in Puglia, Giovanni Campobasso: “Rafforzare il rapporto con gli enti locali”
La Regione Puglia negli ultimi anni ha aumentato di quindici punti percentuali la raccolta differenziata. La velocità di crescita per il Conai è superiore alle altre regioni del Sud Italia, ma c’è ancora da fare. Il punto di Giovanni Campobasso, dirigente settore Ciclo dei Rifiuti della Regione Puglia
25 February, 2015
L’intervista è stata realizzata durante la cerimonia di premiazione Comuni Ricicloni 2014 della Puglia organizzata da Legambiente il 20 febbraio scorso
Ciclo dei rifiuti. La Puglia in questi anni è passata dalla gestione emergenziale a quella ordinaria. La media percentuale, è cresciuta di circa 15 punti e oggi è al 27%. Secondo Legambiente solo 40 comuni su 256 superano il 40% di raccolta differenziata. La situazione non è ancora accettabile. Ma dal suo punto di vista la Regione cosa può fare per migliorare questo aspetto?
«In questa fase occorre rafforzare il rapporto con gli enti locali, in forma singola e associata, in modo che la Regione sia di sostegno e di stimolo ai comuni che si stanno dotando di una nuova organizzazione del ciclo dei rifiuti. Questa credo che sia la fase più delicata e va affrontata non semplicemente con poteri sostitutivi o sanzionatori, ma anche con sistemi di stimolo e incentivazione. Sicuramente è verificata la tendenza ad avere sempre migliori risultati. Lo ha detto ad esempio il presidente del Conai, Roberto De Santis: la Puglia negli ultimi due anni ha una velocità di crescita che è la più alta delle regioni del sud. Questo è un dato significativo: chiaramente con grande umiltà va continuata questa strategia».
Barletta e Andria, due realtà con due gestioni diverse, una pubblica e una privata, però entrambe raggiungono un obiettivo importante come quello del 70% di raccolta differenziata. Nessuna gestione pubblica finora aveva raggiunto una percentuale così alta.
«Ritengo che bisogna sempre evitare posizioni predominanti, il mercato è il miglior banco di prova. Auspico che quei comuni che hanno già raggiunto gli obiettivi di legge siano di insegnamento per quelli che hanno una gestione privatistica oppure pubblicistica. Sono convinto che lo stimolo a fare meglio raggiungerà anche le società pubbliche: poi la valutazione dell’opportunità del mantenimento di una società pubblica rispetto al privato comunque deve tener conto di tanti fattori, non certo quello del credo ideologico”il pubblico è bello” o “il privato è più efficiente”. Son due argomentazioni che devono comunque trovare delle verifiche sul mercato, ogni giorno, nessuno può vivere di rendita».
E per quanto riguarda quei comuni pugliesi che hanno una raccolta differenziata pari a zero e che neanche fanno la comunicazione ufficiale alla regione Puglia?
«Beh, il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini non l’ha detto nel suo discorso introduttivo, ma, la Regione ci ha messo almeno un mese nel dover rendere pubblico il dato: ci sono questi comuni che sembrano vivere nel più arretrato paese d’Europa, perché fare zero di raccolta differenziata è una cosa vergognosa. Noi abbiamo lettere e documenti di sollecitazioni! Non è che abbiamo fatto una telefonata. E anche se fosse, essendo una funzione fondamentale dei comuni, anche un’eventuale disattenzione della Regione non esiste, perché non è un nostro compito, non hanno alibi da nessun punto di vista».
Il commissariamento dell’Ambito di raccolta ottimale (Aro), da questo punto di vista, può intervenire e quindi finalmente sbloccare queste situazioni ormai da anni in stallo.
«Certo l’Aro cerca di coinvolgere i comuni che tendono ad andarsene per i fatti propri, a isolarsi. Bisogna rimboccarsi le maniche. Non si può essere assertori di un solo credo, la materia è così complessa, che va affrontata con grande umiltà, senza anatemi o scaricabarile. L’operazione è molto interessante, anche per le tasche dei cittadini perché se si fa bene la raccolta differenziata si risparmia. Questo è un altro dato che emerge: che la raccolta differenziata fatta bene non costa di più, quindi, dobbiamo assolutamente coinvolgere questi comuni. L’altro dato importante, da riportare, è che i comuni dopo le determinazioni sulla definizione dell’ecotassa si sono dati da fare e decine e decine di comuni hanno tardivamente portato la documentazione e hanno avuto il riconoscimento, per cui non pagheranno ulteriore ecotassa e fra questi almeno una decina in più sono emersi nell’ambito della Provincia di Lecce, quindi non sono 4 ma sono una quindicina i comuni che hanno raggiunto gli obiettivi. Quindi volendo si può fare un buon risultato».