Mobilità, nel Green Act di Legambiente le proposte per riorganizzare il trasporto urbano
Cambiare il modello in funzione della mobilità delle persone e non della velocità dei veicoli, riorganizzare il trasporto urbano per contenere i molteplici costi della congestione da traffico e aumentare la sicurezza e la vivibilità sulle strade: queste le proposte di Legambiente nel Green Act per una "mobilità nuova"
26 February, 2015
La zavorra della congestione è costata all’Italia 142 miliardi euro negli ultimi 10 anni, secondo quanto riporta Confcommercio nel Libro Bianco sui trasporti in Italia. La mobilità urbana, locale e pendolare, assorbe il 97,2% di tutti gli spostamenti. È quanto afferma Legambiente presentando “Il Green Act che serve all’Italia”, un documento che avanza proposte concrete e misure immediatamente applicabili per affrontare le sfide del futuro.
Senza mettere in discussione l’autogoverno dei territori, secondo Legambiente sono necessarie linee guida di carattere nazionale con obiettivi vincolanti per le Amministrazioni territoriali, seguendo la proposta di legge elaborata da Rete Mobilità Nuova (coalizione di 200 associazioni nazionali e locali, fra cui Legambiente).
Ecco le misure proposte da Legambiente per una "mobilità nuova"
1. Abbassare in modo significativo gli spostamenti motorizzati individuali con mezzi privati all’interno delle aree metropolitane e del territorio comunale, fissando target nazionali validi per tutti i Comuni capoluogo di Provincia e i Comuni con più di 50.000 abitanti. Stabilire che entro due anni la quota massima di spostamenti individuali su mezzi privati a motore non potrà superare il 50%. Negli anni successivi, attraverso un cronoprogramma ben definito, i Comuni sono vincolati al raggiungimento di una ripartizione modale degli spostamenti che veda la domanda di mobilità soddisfatta per due terzi da Tpl, ciclabilità, pedonalità e altre forme di mobilità sostenibile (car sharing, car pooling, bike sharing) e solo per un terzo dai mezzi privati a motore. L’obiettivo del 50% è già una realtà in diversi Comuni italiani ed è a portata di mano di tante città.
2. Far viaggiare in sede protetta e in corsie preferenziali almeno un terzo dei percorsi della rete di trasporto pubblico di superficie.
3. Introdurre nel nuovo Codice della Strada, attualmente in discussione in Parlamento, un nuovo limite di velocità a 30km orari su tutta la rete viaria dei centri abitati eccezion fatta per le principali arterie di scorrimento e per le strade le cui caratteristiche costruttive e funzionali consentano che all’aumentare della velocità non aumenti l’insicurezza.

In questo modo, spiega Legambiente, si avrebbero i seguenti benefici:
1. Salvare vite umane. La moderazione della velocità in ambito urbano salverebbe ogni anno la vita di almeno mille persone ed eviterebbe oltre 20mila nuovi invalidi permanenti, liberando nel contempo un tesoretto di almeno 8-10 miliardi di euro. Per gli incidenti stradali l’Italia spende dai 24 ai 31 miliardi di euro l’anno, tra costi della mancata produttività, danni biologici e morali, danni patrimoniali, costi amministrativi e costi sanitari diretti in acuto (spesa di accesso e cura in ospedale).
2. Migliorare l’aria che respiriamo in città. Attualmente lo smog prodotto dal traffico riduce di 24 mesi l’aspettativa di vita nelle aree urbane più inquinate e provoca 8220 decessi prematuri l’anno nelle 13 principali città italiane. Oltre il 50% delle città europee più inquinate si trova in Italia, in particolare nella pianura padana.
3. Aumentare l’efficienza del trasporto pubblico, attraverso percorsi dedicati, si traduce immediatamente in un aumento dell’efficienza e in una riduzione dei costi di esercizio per le singole aziende di Tpl.
In Italia - conclude Legambiente - sono immatricolate 36 milioni di auto, il 17% dell’intero parco veicolare europeo a fronte di una popolazione pari al 7% di quella dell’intero continente. Le esperienze internazionali, spiega l'associazione, dimostrano che la moderazione della velocità in ambito urbano, senza un significativo aumento dei tempi di percorrenza, porta a una riduzione dell’uso dell’auto e incentiva modalità di trasporto alternative.