\"La gestione torni alla Regione\"
Intervista a Jacopo Tinti, responsabile rifiuti di Legambiente Toscana
03 October, 2005
<b>Sembra ormai decisa la localizzazione dell’inceneritore fiorentino</b>
Certo, di questo e degli altri sette, fra esistenti e in progetto, che insistono tutti sullo stesso territorio, quello della piana metropolitana.
<b>Otto inceneritori?</b>
Esattamente, fra cementifici che bruciano il CDR (Sacci, in Chianti), vecchi impianti da raddoppiare (Montale e Selva Piana), inceneritori privati (Sesto Fiorentino, brucia rifiuti liquidi) e industriali (Baciacavallo, che brucia i fanghi di depurazione acque del distretto tessile), e quelli in fase di progettazione nel Chianti (che dovrebbe sostituire il gassificatore di Prato, che non ha mai funzionato a dovere, ma che è ad oggi attivo), a Case Passerini. Il tutto su un territorio limitato.
<b>Sembra una situazione difficoltosa…</b>
Frutto della gestione del ciclo rifiuti regionale, che si è rivelato fallimentare. Dal 98 la Regione Toscana ha delegato la programmazione e la gestione del ciclo dei rifiuti alle Province, disinteressandone. E il risultato è questo: ogni provincia pensa esclusivamente alla propria impiantistica, con il rischio di una prolificazione di impianti inutile e dannosa.
<b>Qual è la posizione di Legambiente, dunque, anche in relazione alla localizzazione di Case Passerini?</b>
Al momento non ci interessa discutere di localizzazione. Chiediamo che la gestione e la programmazione del ciclo dei rifiuti torni alla Regione, perché è stato ampiamente dimostrato che la Legge Delega è insostenibile. Ci vuole una gestione centralizzata, che possa mettere allo stesso tavolo le amministrazioni provinciali, farli discutere ed arrivare ad una gestione concertata. E qualora nemmeno la Regione fosse in gradi di gestire questo processo, allora si crei un’authority, al di fuori di giochi elettorali.
<b>Restano le proteste degli abitanti e i comitati contro gli inceneritori</b>
Sono inevitabili. Anche quando le procedure rispettano i canoni della partecipazione democratica. Cosa che, ad esempio non è stata fatta per gli impianti della piana fiorentina. Se è difficile gestire una situazione del genere, in un territorio ristretto come quello di cui stiamo parlando, si sono accese 8 micce. Ecco perché è necessario una gestione centralizzata, che confronti le esigenze delle Province, faccia un piano a livello regionale e inizi un lavoro di concertazione con gli abitanti.