Via libera al settimo decreto pro Ilva: Renzi esulta, il no delle opposizioni
Via libera definitivo dell'Aula della Camera al decreto sull'Ilva di Taranto. 284 sì, 126 no (M5S, Lega e Sel) e 50 astenuti (Forza Italia e Fdi). Polemiche le opposizioni con il Movimento cinque stelle che ha esposto in Aula cartelli di protesta contro il provvedimento. Il commento di Peacelink
03 March, 2015
Il testo passa con 284 sì, 126 no (M5S, Lega e Sel) e 50 astenuti (Forza Italia e Fdi)."Riparte la speranza", commenta su twitter il premier Matteo Renzi.
M5s, decreto scritto per le banche, Pd ipocrita - "È una proroga a vita dell'Ilva che è in realtà solo un modo per far rientrare le banche dalle loro esposizioni e dei loro crediti per poi lasciare tutti debiti e danni a carico dello Stato. Ecco cos'è il decreto Ilva": così il Movimento 5 Stelle che oggi ha votato no al decreto Ilva alla Camera. "È palese - ha detto in Aula il deputato Davide Crippa - come il Governo ritenga troppo restrittive le norme dell'autorizzazione AIA per l'Ilva, considerando che si sta facendo di tutto per ampliarne le maglie giustificando di fatto la procedura di infrazione europea". Il decreto introduce una nuova figura, secondo M5s, "l'unto dal Signore": "Al commissario Straordinario tutto è concesso - ha detto Crippa - tanto che viene scritto nero su bianco che non è responsabile penalmente per le operazioni di finanziamento, bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta". "La stessa aula di fatto esonera dai propri doveri e dalle proprie responsabilità colui che sarebbe il responsabile della sicurezza aziendale dell'Ilva che, come si può leggere da cronache recenti, non è per nulla esente da rischi di incidenti. Quindi un infortunio sul lavoro all'interno dello stabilimento Ilva potrà di fatto non comportare più alcuna responsabilità penale del datore di lavoro?". "Non vi nascondo - ha concluso - che ho trovato surreale leggere sui giornali come il deputato Bratti si sia indignato per quanto contenuto nel decreto inserito dal Senato dallo stesso PD per le scorie di fonderia. Ma è l'ipocrisia a cui ci hanno purtroppo abituati".
Lega, no a decreto, governo vada a casa - "Quattromila aziende dell'indotto dell'Ilva attendono da anni i pagamento dello Stato ladro, che ha preteso le tasse e non ha pagato i fornitori. L'ingerenza della politica nella gestione dell'Ilva sta desertificando il patrimonio siderurgico del paese, un tempo ai vertici mondiali. È l'ennesimo fallimento di un governo che merita solo di andare a casa". Lo ha detto nell'Aula della Camera Davide Caparini della Lega in dichiarazione di voto contrario al decreto Ilva. Caparini ha accusato gli ultimi esecutivi di sinistra di "aver ridotto sul lastrico l'azienda, producendo 3 miliardi di insolvenze in due anni e mezzo", e "le 4mila imprese fornitrici, con sede per lo più al Nord, esposte con banche e dipendenti, gravate dalle tasse su incassi mai ottenuti, e in eterna attesa dei pagamenti dello Stato". "Non basta aver inserito i crediti nel calderone della gestione fallimentare, il governo non ha previsto le risorse", ha avvertito Caparini. Per il parlamentare del Carroccio il governo, sul caso Ilva, "ha dimostrato di non avere una politica industriale" e di "voler azzerare il patrimonio industriale del paese". "Le nostre aziende chiedono solo di poter lavorare, i nostri laureati chiedono di non dover scappare all'estero per avere prospettive". "Il governo sta impedendo alle nostre imprese di lavorare e di creare lavoro, se vuole far qualcosa di utile per il paese ha una sola strada: andare a casa".
Verdi, Taranto condannata a morire - "In nome del popolo inquinato e ammalato, ingiustizia è fatta". Lo afferma in una nota il coportavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli ricordando che la Camera dei deputati oggi ha convertito in legge il decreto su Ilva, "il settimo - aggiunge - in quasi tre anni, che condanna la popolazione di Taranto a vivere con la diossina e con i veleni". Secondo Bonelli "si continua a voler tenere in vita un modello produttivo che a Taranto non è riparabile essendo quello dell'Ilva un impianto vecchissimo, che produce un inquinamento,secondo gli studi dell'Istituto superiore di sanità, che ha provocato un aumento della mortalità infantile del +21% e del + 54% di malattie tumorali tra i bambini rispetto alla media". La legge approvata oggi, attacca il leader dei Verdi, "è incostituzionale a partire dalla norma feudale che garantisce l'impunità penale ai commissari Ilva e perché sospende le leggi di tutela sanitaria e ambientale. Questo decreto - denuncia l'esponente ecologista - serve per garantire i crediti delle banche con i soldi dello Stato e quindi dei cittadini, mentre i tarantini continuano a morire nelle corsie degli ospedali".
Peacelink Taranto. “E’ una iniezione di morfina ad un malato terminale. Il settimo decreto convertito in legge non salverà l'ILVA dal fallimento, ne posticipa solo la data. L'ILVA non è in grado di restituire prestiti se non ha margini di utile. E' una fabbrica che ha accumulato quasi tre miliardi di perdite dal sequestro degli impianti a oggi. E' una fabbrica destinata ad affondare sotto il peso della recessione e delle pesanti perdite mensili che accusa mese dopo mese. PeaceLink, è stata ricevuta in Commissione Sviluppo Regionale presentando la grave situazione di crisi dell'ILVA e discutendo di scenari alternativi per salvare l'economia di Taranto e i lavoratori dell'ILVA. E' stato illustrato un piano B che riassume quanto PeaceLink aveva già elaborato per la riconversione di quest'area di crisi industriale. Alla luce della Risoluzione del Parlamento Europeo del 21 maggio 2013, sulle strategie regionali per le aree industriali dell’Unione Europea, il “piano di azione” per Taranto, portato avanti con le Istituzioni Europee, potrebbe farsi interprete di un vero cambiamento per la riconversione di un’area in forte declino industriale quale è Taranto.
Il costo era stato stimato dalla Procura di Taranto intorno agli 8,1 miliardi di euro. Un investimento esorbitante per un’azienda che sembrerebbe tuttora in perdita e con un fallimento alle spalle di 3 miliardi di euro. I 156 milioni accantonati da Fintecna e adesso in teoria "sbloccati" dalla legge in realtà NON esistono. Sono soldi che comparivano TANTI anni fa (al tempo della vendita dell'ILVA) nella contabilità dello Stato solo come titoli di Stato, quindi sono debiti che lo Stato ha contratto con chi li ha acquistati a suo tempo. I 400 milioni di prestito sono soldi da restituire nel prossimo futuro e servono solo a colmare le nuove perdite. Quindi la nuova ILVA si sta già pericolosamente indebitando fin da ora per coprire la produzione in perdita (con la fermata dell'altoforno 5 non si potrà raggiungere il punto di pareggio che già prima non si raggiungeva). Il resto non esiste, è puramente un'operazione virtuale, è una somma che lo Stato userà come garanzia per futuri "pagherò". Tutta questa manovra è finalizzata a garantire i creditori dell'ILVA, con le garanzie dello Stato. Ma è una garanzia di carta. I creditori non avranno nulla se ILVA continua a produrre in perdita. Queste operazioni servono a rabbonire i creditori ma si scontrano con insormontabili problemi di sostenibilità economica che - con la recessione in atto - appaiono strutturali. Ecco perché quella che il Parlamento si appresta ad approvare non è una misura di salvataggio ma è una ulteriore appesantimento del maxi-debito ILVA che rischia di scaricarsi sulla fiscalità generale. L'unica scelta sensata è pertanto quella di puntare su Bruxelles per definire un progetto di salvataggio dei lavoratori ILVA con attività alternative che possano rilanciare l'economia della città, bonificandola e rendendola appetibile per investimenti sostenibili”.