Dal carrello alla scuola il piano del Comune contro il cibo sprecato
Decalogo per le famiglie, filiera corta nei mercati e recupero in mensa: nasce la carta Food policy - da La Repubblica del 15.03.2015
15 March, 2015
di Luca De Vito
UN PIANO contro lo spreco di cibo e per una corretta alimentazione. Che passeranno da un rinnovamento dei mercati comunali, da un allargamento della rete di scuole che aderiscono all’iniziativa per il recupero del cibo avanzato, da un potenziamento del Banco alimentare e da una sorta di “decalogo” sulle buone pratiche rivolto direttamente ai cittadini. Sono queste le linee di intervento su cui si sta concentrando Palazzo Marino e che entro l’estate dovrebbero trasformarsi in un vero e proprio documento da presentare allo studio del Consiglio comunale. Il testo sarà il frutto del lungo lavoro della “Food Policy”, progetto di ricerca lanciato dal Comune di Milano e dalla Fondazione Cariplo con il supporto tecnico dell’Associazione economia e sostenibilità.
L’idea è semplice. Nell’anno di Expo, dove il tema dell’alimentazione sarà al centro dell’attenzione almeno fino a ottobre, il Comune ha intenzione di individuare una politica specifica sul tema del cibo, in tutti gli ambiti che sono di sua competenza. I mercati comunali sono uno dei terreni di intervento. L’idea è quella di rinnovarli completamente, trasfor-mandoli in spazi dove si fa commercio a filiera corta e si vendono prodotti stagionali. Banconi che avranno una nuova funzione, un mix commerciale- educativo che verrà organizzato secondo due regole: da una parte affitti calmierati per facilitare i commercianti e farli stare sul mercato, dall’altra un protocollo per spingere a vendere prodotti di alta qualità che seguono le regole della sana e corretta alimentazione. Per intendersi, saranno qualcosa di simile ai mercati della Coldiretti.
C’è poi il capitolo legato alla lotta dello spreco di cibo. Il progetto nelle scuole attualmente si divide in due parti: quella legata all’iniziativa “Io non spreco” che consente ai bambini di portarsi a casa gli avanzi del pranzo in un sacchetto e quella per dare i pasti in eccedenza alle mense dei poveri. L’idea è quella di aumentare il numero di scuole che aderiscono a queste iniziative, per cercare di ridurre quelle 8,6 tonnellate di cibo che ogni anno avanzano dai pasti. Discorso simile per quanto riguarda il Banco alimentare. Su questo, il Comune non ha poteri diretti, ma l’intenzione è quella di promuovere un allargamento della rete che riguarda la grande distribuzione. Infine, le informazioni al cittadino. È allo studio anche la possibilità di realizzare un decalogo di buone pratiche e consigli rivolto direttamente ai singoli cittadini sulla corretta alimentazione e sulle strategie per diminuire gli sprechi.
Questo impianto prende le mosse da un lungo lavoro di ricerca e di analisi realizzato dal progetto “Food policy” di cui ieri, nello spazio del Comune alla fiera Fa’ la cosa giusta, sono stati presentati i primi dati. Una radiografia dettagliata di tutto il sistema alimentare milanese, analizzato dalla produzione fino al consumo. Il quadro che emerge da questo studio mette in evidenza alcune criticità, prime fra tutte le emergenze legate all’alimentazione e alla salute. Gli stranieri, ad esempio, compongono il 19,5 per cento della popolazione milanese e i loro comportamenti di consumo sono a rischio: la loro spesa alimentare è quasi la metà di quella degli italiani e tendono a sacrificare la qualità degli alimenti, acquistando molto spesso all’hard discount e pensando più al risparmio che al consumo sostenibile.
Altra categoria a rischio sono gli anziani: gli over 65 registrano una spesa molto bassa rispetto alle altre fasce di età, risparmiando su carne e pesce. Discorso diverso invece per i bambini. In questo caso i problemi riguardano le abitudini alimentari: tra i 5 e gli 11 anni la frequenza nel consumo di carne è troppo elevata (il 35 per cento la mangia sei volte a settimana), mentre è troppo basso il consumo di verdura (il 40 per cento la mangia da zero a tre volte alla settimana). Altri dati “critici” sono poi quelli relativi agli scarti di cibo: è stato calcolato che soltanto la grande distribuzione organizzata scarta circa una tonnellata e mezzo di cibo all’anno.