#formichinesalvacibo della Crispi, lettere alle nonne (che in mensa ci fanno mangiare tutto e con gusto)
Le Formichine di prima della F. Crispi hanno condiviso con noi le lettere che si sono scambiate con le nonne del progetto "Adotta un nonno" ....a quanto pare i metodi "di una volta" funzionano ancora ....
18 May, 2015
Lettere alle nonne
Cara nonna, come stai? A scuola lavoriamo tanto, durante l’intervallo giochiamo e ci divertiamo. E tu come passi le tue giornate? Hai dei nipotini?
A noi piace pranzare con voi perché ci fate compagnia, vi preoccupate per noi, raccontate cose belle e siete tanto dolci e premurose.
Quando non ci siete ci mancate tanto. A noi piacerebbe pranzare più spesso con voi perché vi vogliamo bene.
Quando ci siete voi il cibo è più buono!
I bambini di 1^A
Care nonne come state?
Siamo contenti di vedervi e di avervi a pranzo con noi.
Ci piace quando venite a trovarci, perché ci fate rilassare e mangiare in un clima sereno e allegro: persino le vivande sembrano più gustose e saporite; quando venite ci fate compagnia e ci fate divertire. E’ bello mangiare circondati dal vostro affetto.
A volte quando non mangiamo, ci dite delle parole dolci come “ti voglio bene” e noi poi mangiamo. E voi siete contente di stare con noi? Vi piace la cucina della scuola?
Quando tornate a casa avete nostalgia della nostra vivacità e del nostro affetto? Rispondete alla nostra lettera e raccontateci qualcosa di voi e della vostra vita.
Vi abbracciamo
I bambini di 1^B
LE RISPOSTE DELLE NONNE
La lettera di nonna Mina
Cari bambini, sono nonna Mina.
Oggi sono con voi, sono molto contenta perché mi fate passare la malinconia. Come avete trascorso le feste di Pasqua? Io bene. Cari bambini, mi chiedete se ho nipoti. Ne ho cinque: Manuel, Ilaria, Stefania, Sara e Alessia.
Sapete bambini, mi fa piacere vedervi mangiare con tanto appetito, però vi devo rimproverare perché a volte buttate via alcune pietanze, il cibo è sacro e non si deve sprecare. Seconda cosa: a tavola si sta composti, non si mangia con le mani, ci sono le posate e vanno utilizzate.
Terza cosa: come passo le mie giornate? Mi alzo al mattino e faccio colazione. Poi esco, vado a farmi un giro, faccio la spesa e tornata a casa al pomeriggio vado un po’ dalla nonna Ida ed è finita la giornata.
La lettera di nonna Ida
Carissimi bambini,
sono nonna Ida, sono contenta di venire qualche volta da voi a pranzo, ma un rimprovero ve lo devo fare, buttate molto cibo in pattumiera, non pensate a chi lo produce? Quanta fatica dalla semina a quando arriva sulla nostra tavola, per poi buttarlo via nella pattumiera!!
Cercate di assaggiare prima di buttare!!
Ti ricordi Alice quando non volevi mangiare i maccheroni e poi ne hai mangiati 15? “Cinque per te, cinque per me e cinque per te?” E tu Mattia, ti ricordi quando ti ho tagliato il pesce e ti ho consigliato di mangiarlo, perché contiene il fosforo, il ferro e fa bene per le ossa? Vi ricordate bambini quando vi abbiamo aiutato a sparecchiare?
Vi volevo dire che siete simpaticissimi, come lo sono i miei due nipoti: Stella che ora ha 16 anni e Pablo che ne ha 6 ed è un monello come voi.
Vi auguro di comportarvi sempre bene.
Un abbraccio grande
Nonna Ida
Ed infine .....Conversazione con le nonne Mina, Ida e Gelsomina
Bisogna mangiare, perché vi fa bene, tanti bambini non hanno nulla da mangiare, è peccato sprecare il cibo.
Quando eravamo piccole, non c'era niente da mangiare, aspettavamo che la gallina facesse un uovo. A volte le mettevamo un granellino di sale nel sederino per farle fare l'uovo. Quando lo faceva, lo mangiavamo metà per uno io e mia sorella.
Avevo due anni quando è scoppiata la guerra. Mia mamma faceva il pane in casa. Andava nella stalla, tirava su la panna e faceva il burro. Per colazione mangiavamo la polenta con il latte. Non c'erano biscotti né merendine.
Mia mamma faceva i biscotti una volta all'anno, per Santa Lucia. I regali arrivavano per Santa Lucia e non per Natale: ricevevamo una bambola in due, i biscotti, un mandarino, un'arancia. Questi buoni frutti li mangiavamo solo a Santa Lucia. Ogni domenica però ci davano una mancia di cinque centesimi.
Il maiale si ammazzava una volta all'anno e il lardo, il salame e il cotechino che se ne ricavava doveva durare per tutto l'anno.