#foodpolicy, Eco dalle Città tra i 150 partecipanti al “Town meeting” per definire punti chiave della futura politica del cibo a Milano
Si è conclusa domenica 14 giugno la fase di consultazione pubblica per l’elaborazione della strategia che orienterà le politiche cittadine relative al cibo nei prossimi cinque anni
15 June, 2015
di Aglaia Zannetti
Come possiamo , agendo sul ciclo alimentare a scala urbana, ridurre l’impatto sull’ambiente? Come possiamo garantire un’alimentazione più sana e consapevole per tutti?
L’ultima fase della discussione cittadina attorno alla futura politica alimentare della città di Milano si conclude e riparte da questi due temi, individuati come centrali lungo il percorso sinora affrontato per la definizione della Food Policy, percorso cominciato nel luglio 2014 (con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra il Comune e Fondazione Cariplo) e culminato nell’evento pubblico di domenica 14 giugno presso Palazzo Marino e che ha visto coinvolti 150 soggetti riuniti attorno a tavoli di discussione, con il metodo della votazione elettronica, per la consegna di indicazioni concrete su tematiche fondanti e imprescindibili per una efficace politica del cibo, quali quello dello spreco e l’educazione alimentare e l’impatto ambientale legato alla filiera di produzione (qui tutte le tappe del cammino verso la costituzione della Food Policy).
Un percorso partecipato da cittadini, associazioni, istituzioni, imprese e scuole (con la presenza ai tavoli di alunni delle scuole primarie e secondarie,) che punta a ridisegnare il rapporto tra metropoli e cibo, in una visione condivisa e armonica al fine di rendere il sistema alimentare milanese più equo e sostenibile.
Sono seduta al tavolo di discussione n. 3 e abbiamo 50 minuti di tempo per confrontarci sul primo tema : cercare soluzioni e suggerimenti possibili per la riduzione dell’impatto ambientale che grava sul ciclo di produzione alimentare. Partendo da alcuni dati emersi dalla prima fase di consultazione, un’indagine su “Come mangia Milano?”, scopriamo che ben il 78% dei i milanesi preferisce fare la spesa al supermercato (pur esistendo in città più di 80 gruppi di acquisto solidale) e che, nonostante gli oltre 100 mila nuclei familiari che vivono in condizioni di povertà relativa, ogni famiglia milanese spreca in media ogni anno il valore di un mese di spesa (circa € 400). Dati contrastanti che ci spingono a riflettere sulla necessità di intervenire sul ciclo di prossimità – trasporti, imballaggi- orientando la proposta principale sulla grande e media distribuzione dove ha origine il vero spreco, spingendo per l’utilizzo di mezzi ecologici per la distribuzione, riduzione degli imballaggi a favore della vendita di prodotti di qualità sfusi, promozione della raccolta differenziata, con particolare attenzione alla frazione dell’umido, promozione della agricoltura locale per tornare a favorire il guadagno del contadino, assorbito dalla catena della grande distribuzione, messa in rete delle associazioni caritatevoli anche attraverso l’apporto delle nuove tecnologie digitali e prediligendo acquisti tramite Gas (gruppi di acquisto solidali) e nei negozi sotto casa (laddove acquistare a km zero non significa automaticamente acquisto sostenibile se ci si reca in macchina!)
I dati dello spreco emersi nelle varie tappe delle consultazioni ci consegnano il volto di una città che getta nel cestino 6 milioni di tonnellate di alimenti l’anno, 100 kg a persona , solo in minima parte – 0, 5 milioni- recuperati dalle cosiddette “food banks” come Banco Alimentare; si tratta di uno spreco che si origina (42%) nella fase di consumo, dentro, perciò, le nostre case: ne consegue la necessità, evidenziata chiaramente durante il nostro confronto, della diffusione di una cultura ed educazione alimentare a partire dalla prima infanzia, per la sensibilizzazione di quei cittadini “prossimi futuri” che può avvenire soprattutto all’interno delle istituzioni scolastiche, un processo che è già in atto con azioni concrete che stanno progressivamente penetrando nel tessuto scolastico quali il “sacchetto salvacibo” di Milano Ristorazione e il nostro progetto, citato a pagina 9 della “Guida alla discussione” del Town Meeting, “Formichine salvacibo”.
È possibile dunque parlare di sostenibilità alimentare solo all’interno di un progetto mirato di educazione alimentare.
Non solo cibo ma anche acqua pubblica al centro del confronto tra i componenti del tavolo n. 3 : occorre difatti tenere conto dell’impatto ambientale generato in termini di consumo energetico e inquinamento atmosferico causato dal trasporto su e giù per l’Italia, è il caso di dirlo, di acque minerali imbottigliate a 800 km di distanza, un business redditizio per i produttori ma estremamente dannoso per l’ambiente; più informazione sulla sicurezza e accessibilità per tutti dell’”acqua del Sindaco”, quindi, e maggiori capacità di comunicazione per una campagna costante a favore del consumo dell’acqua del rubinetto.
Durante la discussione sono emerse, soprattutto nei 50 minuti che abbiamo dedicato al secondo tema, quello più strettamente legato alla qualità e alla conoscenza del cibo, osservazioni importanti legate all’eccessiva proposta e conseguente consumo di carne (anche nelle mense scolastiche) e predominio nella grande distribuzione del cosiddetto “junk food”.
La parola ora passa all’amministrazione comunale per l’approvazione della Food Policy con la trasformazione dei punti chiave individuati in progetti pilota, da lanciare entro la fine del 2015.
Dal lunedì 15 Giugno, si legge sulla “Guida alla discussione”, “il dibattito continuerà online in uno spazio virtuale di confronto permanente dei cittadini su progettualità esistenti e su temi potenzialmente di interesse per la food policy, da restituire all’amministrazione comunale.