Tra Aro e Ecotassa, il racconto della raccolta differenziata in Puglia
Una regione a due velocità dove non mancano i comuni virtuosi e le best practices ma a vincere è la lobby delle discariche
29 June, 2015
La Regione Puglia negli ultimi anni sta facendo passi in avanti nella raccolta differenziata. Dal 12,35% del 2008 all'attuale 34,26% (maggio 2015) la differenziata è quasi triplicata, ma non basta. Nel 2014 la produzione totale di rifiuti è stata di 1.916.107,6 tonnellate, di cui il 73% è rappresentato da rifiuti indifferenziati che inevitabilmente sono finiti in discarica o termovalorizzati.
Con
la Legge
Regionale 24/2012
la
Puglia ha cambiato strategia nella gestione dei rifiuti
(come previsto dalla Legge n.42
del 26 marzo 2010 e successive proroghe),
mandando in soffitta i vecchi Ato (ambiti territoriali ottimali, istituiti dallo Stato nel 2006) e sostituendoli
con gli Aro
(ambiti di raccolta ottimali), ovvero l'unione di più municipalità
per migliorare e efficientare la gestione e la raccolta nella regione. In totale in
Puglia sono stati creati 38 Aro,
8 in provincia di Bari, 8 in quella di Foggia, 11 per Lecce, 3 per
Brindisi e la Bat provincia e 5 per Taranto. In realtà di questi 38
solo pochissimi, a più di due anni dalla loro creazione, sono
funzionanti; pochi altri hanno indetto le gare d'appalto per
l'assegnazione del servizio di gestione, raccolta e trasporto dei
rifiuti, e molti sono stati commissariati dalla stessa Regione perché
troppo indietro sulla tabella di marcia.
Questa
situazione di apparente
immobilismo organizzativo
non ha mandato in crisi il sistema della gestione dei rifiuti, in
quanto i comuni hanno continuato a tener in vita i contratti con le
aziende che prestavano i servizi di raccolta e smaltimento, e
nell'attesa che gli Aro inizino a funzionare su di loro pesa la Spada
di Damocle
dell'Ecotassa.
Infatti la maggioranza delle amministrazioni comunali ha trascurato la raccolta
differenziata, nel senso che ha smesso di studiare e attuare
soluzioni per il suo miglioramento e quindi i cittadini,
già nel 2014, hanno visto aumentare la tassa rifiuti.
L'Ecotassa
è un tributo istituito dallo stato nel 1995 e introdotto dalla
Regione Puglia solo nel 2011, che in pratica istituisce un costo
massimo di 25,82 €
(solo per i comuni con una percentuale di RD al di sotto del 40%) per
ogni tonnellata di rifiuti indifferenziati conferita in discarica. Il criterio è il seguente: se un comune, in un determinato arco di
tempo, non migliora del 5% la sua raccolta differenziata, viene
applicato per ogni tonnellata di rifiuti indifferenziati conferita in
discarica il costo massimo. Questo meccanismo dovrebbe incentivare le
amministrazioni a migliorarsi, infatti l'Ecotassa permette di far leva, in maniera
continuativa nel tempo, sui cittadini attraverso l'aumento
della Tari
(Tassa Rifiuti) e sugli amministratori perché direttamente
responsabili dell'aumento della Tari. Il concetto è molto semplice,
e il 30 giugno c'è l'ultimo step dell'Ecotassa, ovvero a tutti quei
comuni che da novembre 2014 non hanno incrementato del 5% la propria
percentuale di raccolta differenziata scatterà l'aumento. Ovviamente
esistono delle premialità per chi fa bene e incrementa la
percentuale di raccolta differenziata, fino ad arrivare al paradosso
e alla beffa per chi, come li comune di Rutigliano,
ha attualmente il 76,3% di raccolta differenziata.
Quelle
appena raccontate sono le stranezze della raccolta differenziata in
Puglia, ma le realtà virtuose e le best
practices
esistono anche a levante. Nell'ultimo rapporto
di Legambiente sui Comuni Ricicloni pugliesi,
si legge che “sono 12
i Comuni che
ricevono il riconoscimento di Legambiente per aver avviato un modello
di gestione dei rifiuti orientato al recupero, con oltre
il 65% di raccolta differenziata imposto
dalla legge nazionale e raggiunto nel 2013. Anche quest’anno svetta
al primo
posto della
classifica generale il Comune barese di Rutigliano.
Nel 2013 il Comune con 18.157 abitanti ha raggiunto una percentuale
media di differenziata del 79,8%.
Seguono poi il Comune di Cellamare
e di Monteparano,
entrambi con il 72,4%,
Casalvecchio Di Puglia (72,1%), Canosa di Puglia (69,7%), Casalnuovo
Monterotaro (69,6%), Torre Santa Susanna (68%), San Pancrazio
Salentino (67,5%), Andria (67,2%),Troia (66,4%), Erchie (66,1%) e
Roccaforzata (65,7%).
Sono invece 8 i Comuni pugliesi a cui va il Premio di Seconda Categoria, per aver raggiunto nei primi dieci mesi del 2014 un media percentuale pari o superiore al 65%. Ricevono il riconoscimento Crispiano (70,3%), Fasano (70%), Chieuti (69,4%), Sava (68,7%), Laterza (68,3%), San Michele Salentino (67,1%), San Vito dei Normanni (67,1%) e Latiano (66%).
10 Comuni invece ricevono la Menzione Speciale Start Up per aver avviato sistemi di raccolta differenziata innovativi, riuscendo ad ottenere, in almeno uno degli ultimi quattro mesi del 2014, una percentuale pari o superiore al 65% di RD. Ricevono la Menzione: Faggiano (76,6%), Volturino (75,3%), Barletta (74,4%), Adelfia (72,7%), San Giorgio Jonico (71,8%), Massafra (69,9%), Monteiasi (69,4%), Serracapriola (68,8%), Anzano di Puglia (67,9%) e San Ferdinando di Puglia (66,3%).
Poco soddisfacenti, anche per questa edizione, continuano ad essere i risultati conseguiti dai Capoluoghi di Provincia ad eccezione di Andria (67,2%) che continua a confermarsi l’unico Capoluogo di Provincia Riciclone e di Barletta che ha avviato, negli ultimi mesi del 2014, il servizio porta a porta raggiungendo così il74,4%. Per il resto, il Comune di Brindisi raggiunge solo il 30,3%, peggiorando addirittura dell’1,4% rispetto allo scorso anno. Bari, terzo in classifica, come nella precedente edizione, registra solo il 24,8%, seguito da Trani (16,2%), Lecce (13,9%) e Taranto (11,5%). Pessime le condizioni della raccolta differenziata a Foggia dove si è fermi al 4%.
Nell’edizione 2014 di Comuni Ricicloni Puglia, per la prima volta, sono stati individuati i Comuni soprannominati “Gli indifferenti” ovvero coloro che nei primi dieci mesi del 2014 non hanno raggiunto il 10% di RD. 30 le amministrazioni pugliesi che rientrano in questa categoria: Accadia, Alberona, Celenza Valfortore, Celle di San Vito, Fragagnano, Leporano, Lesina, San Cassiano, Sant’Agata di Puglia,Zapponeta, Isole Tremiti, Torremaggiore, Deliceto, Foggia, Carosino, Torricella, Gravina di Puglia,Martina Franca, Avetrana, Faeto, Cerignola, Stornara, Sammichele di Bari, Volturara Appula,Palagianello, Noicattaro, Salice Salentino, Castelluccio dei Sauri, San Donaci e Valenzano.”
Il Rapporto Comuni Ricicloni di Legambiente ci mostra una Puglia a due velocità, dove nelle piccole realtà si differenzia e si ottengono ottimi risultati mentre nelle grandi città, come Foggia (al 9,3% nel 2015), la raccolta differenziata stenta a radicarsi sia nelle agende delle amministrazioni e sia nella cultura dei cittadini. Il sistema di smaltimento nella regione è incentrato sulle discariche, durante il governo Vendola la Regione è risuscita a bloccare la costruzione di nuovi inceneritori (attualmente esistono 2 termovalorizzatori e alcuni cementifici autorizzati a bruciare cdr, nda), incentrando le sue politiche sulla raccolta differenziata, ma nonostante lo sforzo regionale poche realtà sono riuscite a sfruttare i vari incentivi (non solo economici) messi in campo dai bandi regionali per sostenere e migliorare la raccolta differenziata e, se non verrà incrementato in maniera significativa le quantità di materiali riciclati, la gestione diventerà sempre più critica. Come già detto lo smaltimento della quasi totalità dei rifiuti indifferenziati avviene nelle discariche, e queste ultime sono piene anzi strapiene, come ci mostrano le vicende delle discariche di Trani, Cerignola e Grottaglie solo per citare alcuni esempi. In Puglia solo nel 2014 sono state prodotte 1.916.107 tonnellate di rifiuti (di cui 1.394.485t di rifiuti indifferenziati e 517.856t di differenziata), circa la stessa quantità dei rifiuti prodotti dalla Città di Roma nello stesso anno, e se a questi ritmi di produzione ci aggiungiamo una percentuale di RD pari al 26,98% (dato 2014), in pochi anni le discariche saranno sature. L'unica possibilità per sfuggire ad una emergenza rifiuti preannunciata è quella che gli Aro inizino a funzionare e bene, risolvendo in breve termine le diatribe clientelari che ne bloccano l'attività e che vedono negli interessi politici dei singoli comuni il freno ad una visone integrata ed efficiente dei rifiuti per il benessere dei cittadini.
(Foto di Giuseppe Palumbo, Ambienteeambienti.it, Luigi Vendola)