"Affamati di spreco", il documentario di Maite Carpio sul cibo sabato 4 luglio su Rai Storia
Il nuovo lavoro della regista spagnola racconta le nostre abitudini alimentari attraverso un viaggio in Italia, dai campi alle nostre tavole per seguire il percorso che fa il cibo e fotografare il problema dello spreco alimentare
30 June, 2015
C'è chi di cibo abusa e chi ne ha troppo poco. L'Italia e il Ciad, lo spreco e la fame, due faccia della stessa medaglia.
"Affamati di spreco" è il nuovo documentario della regista madrilena Maite Carpio, che
racconta le nostre abitudini alimentari attraverso un viaggio in Italia,
dai campi alle nostre tavole per seguire il percorso che fa il cibo e
fotografare il problema dello spreco, partendo dalla nostra vita
quotidiana.
Il documentario andrà in onda sabato 4 luglio alle 21.30 su Rai Storia. Prodotto da Anthos in collaborazione con Oxfam per Rai cultura, il lavoro è stato presentato oggi (ieri, lunedì 29 giugno, ndr) a Expo, nel corso di un evento al quale hanno partecipato Anna Maria Tarantola, presidente Rai, e Luigi Gubitosi, direttore generale di viale Mazzini.
Tre storie di donne in Italia si intrecciano alla vita di due giovani donne in Ciad, nel cuore del Sahel, a Sud del Sahara. Mondi e abitudini diverse, ma tutte hanno in comune uno stesso compito: occuparsi della loro famiglia e gestire la dispensa alimentare. Dalla provincia di Treviso, dove viene raccolto il pregiato radicchio tardivo fino ad arrivare a Latina, dove vengono prodotti molti degli ortaggi che finiscono sulle nostre tavole, lo spreco inizia direttamente nei campi, dove la dittatura del mercato impone standard estetici che costringono a scartare e buttare via prodotti alimentari che potrebbero essere mangiati. Per le norme europee, infatti, le carote con meno di 1 cm di diametro non possono essere vendute, e le mele con meno di 70 gr di peso non arrivano nei negozi.Si calcola che ogni famiglia occidentale compri circa un 25% in più del cibo che riesce a consumare mentre nei paesi in via di sviluppo, secondo la FAO, quasi 5 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno per cause legate alla malnutrizione. 250 kcal extra al giorno sarebbero sufficienti per prevenire la così detta “profondità della fame”.
In Ciad, in un villaggio di case di fango e paglia, le protagoniste del documentario sono alle prese con la difficoltà di mettere insieme almeno due pasti al giorno, mentre la carne è un miraggio, e l'accesso all'acqua è reso difficile dalla scarsità delle risorse. Si calcola che l’87% della popolazione rurale di questo paese, viva al di sotto della soglia di povertà.
Oxfam, partner nella realizzazione del documentario, lavora nel paese
dal 1966 soprattutto al fianco delle comunità rurali, nel costante
sforzo di emanciparle dall’ingiustizia della povertà, migliorando le
loro produzioni e intervenendo nelle emergenze umanitarie provocate da
conflitti e siccità.
A spiegarci nel dettaglio il fenomeno dello spreco alimentare globale e la complessità di del problema ci pensa Tristram Stuart, esperto inglese che da anni si alimenta con il cibo ancora commestibile scartato dai supermercati, ed è il principale promotore del freeganismo in Europa, un movimento sempre più diffuso nel mondo occidentale, che recupera cibo ancora commestibile scartato dalla grande distribuzione, per ridistribuirlo e combattere lo spreco. Infatti, il 33% del cibo sprecato in Occidente basterebbe per coprire l'intero fabbisogno alimentare di 3 miliardi di persone. Oggi, Tristram Stuart gira il mondo tenendo conferenze sul tema dello spreco e dei suoi effetti sulla fame nel mondo, sensibilizzando l'opinione pubblica. Un documentario per capire cosa ci ha reso consumatori ad alto spreco, e scoprire come impegnarsi per recuperare quel cibo che altrimenti destinato alla distruzione, può sfamare persone in difficoltà.