Clima-energia 2030, Ue lancia riforma del mercato della CO2
Il primo fattore che cambia è quello lineare di riduzione delle quote a disposizione, che dall'attuale 1,74% del periodo 2013-2020, che taglia circa 38 milioni di permessi ogni anno, passa al 2,2% a partire dal 2021
15 July, 2015
(ansa ambiente)
É la riforma del mercato europeo
della CO2 (Ets) post 2020 la proposta legislativa chiave messa
sul tavolo oggi (mercoledì 15 luglio, ndr) dalla Commissione europea per centrare i target
sul fronte "clima-energia" per il 2030. Se l'Unione europea
intende centrare gli obiettivi del 40% di riduzione di CO2
rispetto al 1990, del 27% di energia da rinnovabili e di aumento
del 27% di efficienza energetica, deve infatti rivedere il
mercato della CO2, caratterizzato finora da un eccesso di quote
disponibili e da un prezzo considerato troppo basso del
carbonio, per promuovere una riduzione delle emissioni
inquinanti.
Dopo il via libera Ue al cosiddetto "meccanismo della riserva
di stabilità", ecco allora un set di nuovi criteri per il post
2020. Il primo fattore che cambia è quello lineare di riduzione
delle quote a disposizione, che dall'attuale 1,74% del periodo
2013-2020 (che taglia circa 38 milioni di permessi ogni anno)
passa al 2,2% a partire dal 2021, con un taglio annuale di circa
48 milioni di quote. La fetta di permessi che andrà all'asta
rimarrà la stessa (57%) e il resto sarà costituito da quelli
gratuiti, che saranno distribuiti favorendo i settori
dell'industria più energivori e ad alto rischio
delocalizzazione. "Saranno coperti ad esempio alluminio,
sementi, vetro, carta, fertilizzanti" riferiscono fonti Ue.
L'ammontare dei permessi gratuiti a disposizione sarà
differenziato a seconda del rischio di delocalizzazione (fino al
100% per una categoria e fino ad un massimo del 30% per un'altra
categoria) e sarà basato sulla migliore performance tecnologica
del periodo 2014-2017.