RAEE, in Europa il 65% dei rifiuti è esportato in modo non corretto o gettato nell'indifferenziato
Con il progetto Countering WEEE Illegal Trade è emerso che nel 2012 in Europa solo il 35% di RAEE sono avviati a raccolta o riciclo correttamente. Il restante 65% è esportato in modo ambientalmente scorretto
01 September, 2015
In Europa, la gestione non corretta dei rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) riguarda una quantità 10 volte superiore a quella spedita verso Paesi stranieri senza regolari documenti di esportazione: questo è quanto emerge da una ricerca sistematica – durata circa 2 anni – sul funzionamento del mercato delle apparecchiature elettriche ed elettroniche usate e dismesse.
Il
progetto Countering WEEE Illegal Trade (CWIT), finanziato dalla
Comunità Europea, è stato realizzato da INTERPOL, United Nations
University (UNU), gli istituti United Nations Interregional Crime and
Justice Research e Compliance
& Risks,
il WEEE Forum, l’associazione Cross-Border
Research e la società Zanasi
& Partners.
Il
progetto ha evidenziato che nel 2012 in Europa solo il 35 % (pari a
3,3
milioni di tonnellate, sui 9,5 milioni totali) di RAEE (Rifiuti di
Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche – in alcuni casi ancora
funzionanti) dismessi da aziende o da privati sono stati intercettati
dai sistemi ufficiali di raccolta e riciclo.
L’altro
65% dei RAEE – pari a 6,2 milioni di tonnellate – è stato
esportato oppure riciclato in modo ambientalmente scorretto oppure
semplicemente gettato tra i rifiuti indifferenziati.
Lo
studio ha stimato che 1,3 milioni di tonnellate di apparecchiature
elettriche ed elettroniche sono state spedite al di fuori dell’Europa
senza adeguati documenti di esportazione: di queste, circa il 30 %
(400.000 tonnellate) erano RAEE, il restante 70 % AEE ancora
funzionanti.
Ma
una quantità 10 volte superiore a quella dei RAEE esportati – cioè
circa 4,7 milioni di tonnellate – è invece stata gestita in modo
ambientalmente non corretto o commercializzata in modo illegale
all’interno dell’Europa. Lo studio sottolinea inoltre come
sistemi efficaci di monitoraggio delle performance di rimozione delle
sostanze inquinanti e adeguati standard di trattamento dei RAEE non
siano pienamente utilizzati neppure negli Stati Europei più avanzati
dal punto di vista del controllo ambientale.
La
diffusa sottrazione dai RAEE di componenti che hanno un significativo
valore economico – come le schede elettroniche o i metalli più
preziosi – si traduce in una seria perdita per l’industria legale
del riciclo in Europa, stimata tra 800 e 1.700 milioni di euro
all’anno.
Per contro, i minori costi derivanti dal mancato rispetto delle regole comunitarie (in particolare per quanto riguarda l’eliminazione delle sostanze inquinanti) oscillano tra 150 e 600 milioni di euro all’anno.
Afferma
Pascal Leroy, Segretario Generale del WEEE Forum (l’associazione
europea della quale fanno parte i principali sistemi collettivi che
si occupano di RAEE): “I RAEE sono la tipologia di rifiuti con il
più alto tasso di crescita in tutto il mondo. Il peso dei RAEE che
ogni anno in Europa sono gestiti in modo ambientalmente non corretto
è pari a quello di un muro di mattoni alto 10 metri che va da Oslo
fino in fondo all’Italia. E’ indispensabile estrarre dai RAEE e
riciclare nel modo più intenso possibile tutti i metalli e tutti i
componenti economicamente interessanti, tra cui le materie prime
critiche (come ad esempio le terre rare)”.
Uno
studio di United Nations University effettuato lo scorso anno ha
evidenziato che nei 41,8 milioni di tonnellate di RAEE che vengono
buttati ogni anno nel mondo ci sono sostanze tossiche come piombo
(circa 2,2 milioni di tonnellate), batterie (300.000 tonnellate),
mercurio, cadmio, cromo e gas ozono-lesivi (CFC, circa 4.400
tonnellate). I potenziali problemi per la salute umana collegati a
queste sostanze tossiche vanno dallo sviluppo mentale, al cancro, ai
danni epatici e renali.
Armonizzare
le definizioni, le norme, le sanzioni
Ricerche
nazionali effettuate da INTERPOL
mostrano che in media ogni anno solo 2.000 tonnellate (0.5%) dei RAEE
esportati al di fuori dall’Europa sono stati intercettati e
bloccati nel corso di operazioni di polizia che hanno poi portato a
qualche forma di sanzione amministrativa o penale.
Lo
studio rivela inoltre che il 30% degli Stati Membri non ha
implementato le stringenti norme previste dall’ultima Direttive
Comunitaria sui RAEE e che spesso le sanzioni previste a livello
nazionale non sono abbastanza elevate da avere un effetto deterrente.
Il
report CWIT chiede migliori linee guida e più accurate definizioni
formali, per aiutare le autorità a distinguere tra Apparecchiature
Elettriche ed Elettroniche usate e RAEE.
Gli
esperti suggeriscono inoltre di armonizzare le sanzioni per
semplificarne l’applicazione nei casi trans-frontalieri e per
evitare che le organizzazioni criminali trasferiscano le loro
attività in Paesi a rischio più basso dentro la Comunità: allo
stato attuale, le sanzioni penali e civili per il commercio illegale
dei RAEE sono molto diverse da Stato a Stato.
Oltre
alla gestione ambientalmente non corretta dei RAEE, il progetto CWIT
ha rivelato casi di frode, evasione fiscale e riciclaggio di denaro,
dimostrando il collegamento tra reati ambientali e finanziari.
Attività
criminali
L’analisi
dei casi di attività illegale ha rivelato vulnerabilità lungo tutta
la catena di gestione delle AEE usate e dei RAEE: raccolta,
consolidamento, intermediazione, trasporto e trattamento. I reati
comprendono il trattamento inadeguato, la violazione delle norme
comunitarie, i furti, la mancanza delle licenze o dei permessi
richiesti, il contrabbando e le false dichiarazioni sui carichi
trasportati.
I
ricercatori sono propensi a credere che in alcuni Paesi il crimine
organizzato sia coinvolto nella gestione dei flussi illegali di RAEE,
ma questo sospetto non è al momento provato dalle informazioni
raccolte. “Una più intensa attività di raccolta e scambio di dati
porterà a una più completa comprensione di questo aspetto del
problema”, hanno sottolineato gli autori della ricerca, aggiungendo
che nelle osservazioni sin qui condotte i soggetti autori di crimini
legati ai RAEE sono perlopiù singoli traders o singole società, che
cooperano in network sommariamente organizzati per commettere
specifici reati.
Sostiene
David
Higgins, capo del Environmental Security Sub-Directorate di INTERPOL
e coordinatore del progetto: "Visto che può generare profitti e
che oggi viene difficilmente scoperta, questa forma di commercio
illegale rischia di essere molto sfruttata: i Governi nazionali
dovrebbero prevenire questo rischio adottando un mix bilanciato di
sanzioni amministrative e penali, che riflettano l’entità sia dei
profitti illeciti sia dei danni ambientali e sociali provocati. I
soggetti chiamati ad applicare la legge devono essere più proattivi,
con attività investigative sui flussi illegali di RAEE a cui
facciano seguito la formulazione dei capi di accusa e i processi”.
Raccomandazioni
Il
progetto CWIT raccomanda un approccio “multi-stakeholder” e offre
una roadmap a breve, a medio e a lungo termine per ridurre il
fenomeno del commercio illegale dei RAEE.
Nello specifico, il progetto ipotizza due nuovi sistemi per potenziare sia la cooperazione tra le agenzie e tra gli Stati sia lo scambio e l’analisi delle informazioni:
- Un “Operational Intelligence Management System” in grado di promuovere e supportare la capacità di agire sulla base delle informazioni, di accrescere la conoscenza comune sui crimini collegati al commercio e al trattamento illegale dei RAEE, di identificare i rischi connessi alla criminalità organizzata (sia su base nazionale che internazionale) e di suggerire azioni specifiche;
- Una “National Environmental Security Task Force (NEST)”, formata da diverse autorità e partners e guidata da un team di esperti specializzati, per attivare un’applicazione della legge che sia cooperativa, collaborativa e coordinata a livello nazionale e internazionale. NEST potrà consentire di far fronte a una debolezza attualmente esistente nella condivisione delle informazioni, di identificare significative minacce e linee di sviluppo delle attività criminali e di coordinare sia attività investigative di alto profilo sia operazioni a livello nazionale. NEST potrà anche servire quale elemento di collegamento tra i singoli Paesi e la più ampia strategia globale di sicurezza ambientale.
Il
report raccomanda inoltre uno specifico training per i Giudici e per
i Pubblici Ministeri. Molti dei partner di CWIT continueranno il
proprio lavoro nell’ambito di un progetto – finanziato dalla
Comunità Europea – denominato “DOT.COM
Waste”,
mettendo a frutto l’esperienza acquisita con CWIT nel training dei
soggetti incaricati di far applicare la legge e dei Pubblici
Ministeri su tutte le tipologie di rifiuti.
Tra
le altre raccomandazioni del progetto CWIT ricordiamo:
- Divieto su scala europea dell’impiego dei contanti nelle transazioni relative al commercio di rottami metallici;
- Obbligo di trattare i RAEE in accordo ad approvati standard di qualità, con uno specifico sistema di certificazione; l’obbligo di trasmettere i risultati del trattamento alla Comunità Europea (includendo in particolare un monitoraggio chiaro e univoco sulla rimozione delle sostanze inquinanti – ad esempio il mercurio dagli schermi o il CFC dai frigoriferi);
- Pieno recepimento e tempestiva implementazione dell’ultima Direttiva sui RAEE, e linee guida armonizzate per distinguere AEE e RAEE;
- Attività investigative più precise e lungo tutta la filiera, sistemi nazionali di verifica e monitoraggio;
- Aumento del coinvolgimento e della consapevolezza dei consumatori, anello iniziale della catena dei RAEE.
Jaco
Huisman di United Nations University, coordinatore scientifico del
progetto CWIT, conclude: "Definire le normative ed applicarle
con successo è un processo difficile, soprattutto quando mancano
dati statistici e comprensione del mercato. Il grande valore del
progetto CWIT è quello di fornire sia i dati che l’analisi del
mercato, così come un dettagliato esame del contesto legislativo e
della catena di applicazione della legge. La roadmap messa a punto
per aumentare la raccolta e il trattamento dei RAEE in Europa sarà
un altro significativo risultato per tutti i soggetti coinvolti”.