EXPO 2015: un giro per i padiglioni, tra sostenibilità e obiettivi mancati
53 padiglioni da visitare lungo il decumano, ma non tutti in grado di comunicare efficacemente il messaggio universale proposto dall'esposizione universale
03 September, 2015
di Giorgia Fanari e Matteo Nardi
Dal 1 maggio, giorno della sua apertura, Expo Milano 2015 è stato sicuramente un punto di incontro internazionale per presentare al mondo intero idee, innovazioni e progetti soprattutto nel campo della nutrizione e della sostenibilità ambientale, offrendo spunti e proponendo soluzioni interessanti. È stata anche l’occasione per i tanti visitatori di fare il giro del mondo in poche ore percorrendo il decumano lungo il quale si dispongono 53 padiglioni, costituiti da altrettante nazioni.
Tuttavia, non tutti gli Stati all’interno dei loro padiglioni sono in grado di comunicare in maniera efficace il messaggio, semplice quanto importante, che dovrebbe essere, appunto, al centro dell’esposizione universale: le risorse della Terra vanno gestite in maniera consapevole per far sì che tutti possano beneficiarne nel completo rispetto della Natura. Tutti i padiglioni invece sanno fare bella mostra dei propri strumenti tecnologici, a volte non accompagnati da un altrettanto efficace contenuto, e nascondere sotto il tappeto i propri problemi.
Ma fortunatamente a Expo c’è anche spazio per imparare e riflettere.
SVIZZERA: QUANTO NE RIMANE?
Per capire ad esempio l’importanza della condivisione e della responsabilità personale, è bene fare un giro sulle torri del padiglione svizzero, progettato dalla società di giovani architetti Netwerch. Le quattro torri riempite di prodotti alimentari (caffè solubile, mele essiccate, sale e acqua) che costituiscono la parte più visibile del padiglione, stanno a rappresentare le risorse del pianeta. Sono proprio i visitatori che decidono come devono essere gestite: entrando nelle torri possono infatti servirsi liberamente dei prodotti, che si trovano in delle scatole. Le torri, costituite da quattro piani, si sono man mano svuotate dei beni e hanno cambiato la propria struttura: mentre i visitatori di maggio accedevano al quarto piano delle torri, adesso l’accesso è al primo piano. Ben 2 piani dunque sono stati completamente svuotati dei prodotti da quando Expo ha aperto i battenti e non di rado è accaduto che gruppi di visitatori si siano ritrovati in una delle torri senza avere però possibilità di approvvigionarsi: probabilmente, i gruppi precedenti avevano “abusato” delle risorse a disposizione. Il 2 settembre ad esempio sono terminati i bicchieri nella torre dell'acqua e, nel complesso, il 75% delle risorse di mela e acqua sono finite. Rimane ancora un ultimo piano che dovrà durare fino alla fine di Expo. Per questo motivo, all’interno del padiglione sono esposti messaggi che invitano alla condivisione dei beni. Alla fine di Expo, le torri della Svizzera saranno riutilizzate nelle città svizzere come serre urbane. Il 75 per cento del materiale utilizzato nel Padiglione svizzero e nelle sue infrastrutture potrà essere recuperato alla fine dell’evento.
AUSTRIA: LA TUA IDEA PER SALVARE L’ARIA?
In Austria la riflessione è sull’aria: “Breathe.Austria” è infatti il motto del padiglione che intende mostrare un vero e proprio polmone verde. Anche per questo i 560 mq del padiglione austriaco sono coperti da vegetazione autoctona, muschi e alti alberi che costituiscono una tipica foresta alpina che ogni ora produce ossigeno per 1800 persone, senza che il padiglione usi filtri o impianti condizionatori aggiuntivi. La passeggiata in Austria, tra alberi e scritte nascoste nel verde, risulta così non soltanto piacevole ma anche istruttiva: il padiglione si offre come possibile intervento urbano di “rimboschimento” in aree altamente cementificate. Idea sicuramente interessante che lascia riflettere allo stesso tempo sull’importanza dell’uso responsabile delle risorse e sui problemi legati allo smog e all’inquinamento in tante metropoli.
ORTI VERTICALI: AGRICOLTURA IN CITTÀ
Una delle soluzioni più gettonate per parlare sia di ambiente che di nutrizione è quella degli orti verticali, che permettono di utilizzare e sfruttare anche le pareti delle strutture e degli edifici per coltivare verdure e erbe aromatiche. Un’idea che già in tante città si sta facendo sempre più largo e che ad Expo ha trovato spazio sui padiglioni di numerosi Stati. Ad esempio, gli USA hanno sviluppato su uno dei lati del padiglione un orto verticale da cui si ottiene il raccolto tutti i giorni: si tratta di una grande parete divisa in pannelli motorizzati per rivolgersi sempre verso il sole. Il sistema consente di alimentare, attraverso un metodo idroponico e di recupero dell’acqua, oltre 40 varietà di verdure, ortaggi, cereali ed erbe aromatiche. Anche all’interno, sono allestiti vasi sospesi dotati di un sistema di luci in grado di stimolare la crescita delle piante. Anche Israele ha scelto come elemento caratterizzante del proprio padiglione un “giardino verticale”: una parete lunga 70 metri e alta 12 interamente adorna di colture agroalimentari come riso e grano che cambiano con il passare delle stagioni. Il Principato di Monaco ha scelto invece dei giardini verticali, con un sistema di raccolta dell’acqua piovana, che consentono la coltivazione di un orto di colture mediterranee.