Ue verso conferenza di Parigi sul clima, diplomazia al lavoro
L'Ue è decisa a portare a casa un trattato obbligatorio, con un obiettivo globale di taglio delle emissioni di gas serra a lungo termine, 50% per il 2050 rispetto al 1990 e decarbonizzazione per la fine del secolo - ansa ambiente
29 September, 2015
di Chiara Spegni
A meno di un mese dall'ultimo round di
negoziati prima della conferenza Onu sul clima di Parigi, le diplomazie
europee sono al lavoro. La bozza di accordo in discussione è ancora
lunga e costellata di troppe parentesi, anche se grazie alla 'sterzata'
ambientalista di Washington e Pechino un'intesa globale ora appare a
portata di mano. "Ormai è chiaro che l'accordo non sarà la soluzione al
problema dei cambiamenti climatici, ma piuttosto segnerà una nuova fase a
livello globale, dopo il trattato di Kyoto" fanno notare fonti
comunitarie vicine ai negoziati, facendo una distinzione fra le
dichiarazioni politiche e la loro traduzione concreta nel testo in
discussione.
Lo stesso segretario esecutivo della convenzione
Onu sul clima, Christiana Figueres, recentemente ha ammesso che "gli
impegni di riduzione presentati non centreranno l'obiettivo di
contenimento del riscaldamento globale entro i due gradi". La battaglia
decisiva allora sarà quella "per non appiattirsi su un accordo dai
contenuti ai minimi termini, promosso da Usa e Cina" riferiscono fonti
diplomatiche, ricordando l'ostilità del Congresso statunitense ad un
trattato vincolante. Se è vero infatti che i due grandi emettitori di
gas serra sembrano intenzionati ad arrivare ad un'intesa, a difendere le
posizioni più ambiziose sono Unione europea, Africa, piccole isole del
Pacifico, parte dell'America Latina e Corea del Sud. L'Ue è decisa a
portare a casa un trattato obbligatorio, con un obiettivo globale di
taglio delle emissioni di gas serra a lungo termine (50% per il 2050
rispetto al 1990 e decarbonizzazione per la fine del secolo) e
soprattutto un meccanismo di controllo ogni cinque anni che faccia il
punto sui progressi fatti dai singoli Paesi, senza dare la possibilità
di fare marcia indietro rispetto agli impegni presi.
Gli europei
insomma non sembrano disposti a cedere sul carattere vincolante e
dall'altra parte "Stati Uniti e Cina per legittimare un accordo a casa
propria devono includere anche l'Unione europea" spiegano le fonti
comunitarie, secondo cui "per questo probabilmente si andrà verso un
accordo 'quadro' obbligatorio per un impegno globale, corredato da una
serie di allegati" non vincolanti, che conterranno gli obiettivi di
riduzione presentati dai singoli Stati. E mentre proseguono i contatti
fra le grandi economie del Pianeta, di pari passo va anche l'assistenza
tecnica di Unione europea e Francia ad almeno una quarantina di Paesi,
perché possano presentare i propri impegni di riduzione di gas serra: da
Egitto e Marocco, fino ad Argentina, Filippine, Indonesia, Tanzania,
Ghana, Samoa e Vanuatu. Dopo l'Assemblea al Palazzo di vetro di New
York, il primo giro di boa in vista di Parigi sarà una conferenza
organizzata dalla Commissione europea il 12 e 13 ottobre in Marocco, il
Paese che assumerà la prossima presidenza dopo la Francia dei negoziati
Onu, per fare il punto della situazione. Tappa finale di avvicinamento
sarà poi l'ultimo round dei negoziati tecnici, fissato dal 19 al 23
ottobre, a Bonn, in Germania.