“Infrastrutture verdi”, l'Agenzia Europea dell'Ambiente pubblica il nuovo rapporto sui rischi legati al climate change
Precipitazioni estreme, valanghe, frane e mareggiate sono tra i più costosi e letali pericoli naturali che affliggono le popolazioni. Il rapporto dell'EEA si concentra sugli eventi estremi amplificati dal cambiamento climatico
29 September, 2015
La
costruzione
e la
gestione
di una rete ben pianificata delle aree naturali potrebbe fornire un
efficace e, in molti casi, la soluzione più economica per far fronte
alle calamità naturali come
alluvioni o frane. Con
queste premesse è stato pubblicato, dall'Agenzia
Europea
dell'Ambiente
(EEA),
un
nuovo rapporto che indaga su come le cosiddette
'infrastrutture
verdi'
possono
aiutare il
Vecchio continente
a limitare
i danni dai
rischi atmosferici e legati
al clima.
Precipitazioni
estreme, inondazioni, valanghe, frane e mareggiate sono tra i
più
costosi
e letali pericoli naturali che
affliggono le popolazioni, non solo in Europa.
Il
nuovo
rapporto dell'EEA
“Exploring
nature-based solutions: the role of green infrastructure in
mitigating the impacts of weather- and climate change-related natural
hazards”
si concentra sugli
eventi estremi e sui
pericoli che rischiano di essere amplificati
dal
cambiamento climatico.
La
Commissione Europea definisce come
“infrastrutture
verdi” una rete pianificata strategicamente di spazi verdi di alta
qualità. In questo studio, l'infrastruttura verde è definita dalla
sua capacità di fornire un rilevante numero di servizi ecosistemici.
Le mappe
presentate in questo studio forniscono una panoramica
che
illustra
dove specifici rischi naturali atmosferici, legati al clima,
potrebbero
verificarsi,
aree
in
cui esistono ben funzionanti servizi ecosistemici che possono
sostenere la
riduzione del rischio di catastrofi,
in modo da ridurre l'impatto dei rischi naturali (ad esempio
inondazioni e frane), e aree
in
cui la fornitura dei servizi ecosistemici può essere migliorata.
Le
infrastrutture
verdi,
che aumentano
la resilienza
alle catastrofi,
sono parte integrante della politica dell'UE in materia di gestione
del rischio nei
disatri naturali.
I cambiamenti climatici e lo sviluppo delle infrastrutture rendono
alcune
zone più vulnerabili
agli eventi climatici estremi, diventando
una minaccia non solo per le popolazioni ma anche per l'economia.
Gli impatti di questi
eventi sulla società umana e sull'ambiente possono essere ridotti
utilizzando e
sviluppando
infrastrutture verdi.
Per affrontare alcune di queste
sfide, la relazione propone una semplice
metodologia pratica
per lo screening di
servizi ecosistemici nelle zone in cui l'infrastruttura verde può
contribuire a ridurre i
rischi naturali legati al clima. La relazione affronta frane,
valanghe, inondazioni, erosione del suolo, mareggiate e
stabilizzazione carbonio da parte degli ecosistemi. Per ciascuna
prestazione coperto, la relazione fornisce una breve revisione della
letteratura, e la valutazione dei risultati, e le serie di dati
utilizzati.
La situazione nella penisola italiana. Per quanto riguarda le frane l'Italia è il paese più a rischio, infatti stando all'International Disaster Database dell'Université catholique de Louvain (Belgio) il bilancio dovuto a frane è di 1.387 vittime con un costo stimato di circa 1,2 miliardi di euro. Le aree più colpite risultano essere la Sicilia, gli Appennini e le Alpi centrali. Inoltre, per quanto riguarda le valanghe, il rischio già è molto alto su tutto l'arco alpino e la tendenza, in virtù degli effetti del climate chage e del disbiscamento, è che aumenti con il passare del tempo.
Altro punto debole della penisola è rappresentato dalle alluvioni e inondazioni, infatti la zona più sensibile è quella della Pianura Padana e dei fondi valle alpini, in particolare nelle zone attraversate dal Po, dove il rischio è alto e diffuso su tutta la lunghezza del fiume.