Food policy: consenso bipartisan in Consiglio, ma con qualche distinguo
Marco Cappato si batte contro l'inglesizzazione dilagante (“perché non Politica sul Cibo?"). Per Matteo Forte, sulla lotta agli sprechi, Milano poteva fare di più e ci sono ancora molte contraddizioni
05 October, 2015
di Stefano D'Adda
“Food Policy” internazionale e milanese hanno avuto un’approvazione bipartisan dal Consiglio Comunale di Milano, con il voto favorevole di 24 Consiglieri, 6 astenuti e nessun contrario di lunedì 5 ottobre a Palazzo Marino. I principi sottesi all’impegno proposto da Milano al mondo e per il proprio sistema alimentare locale sono stati condivisi da tutti. La Vicesindaca Francesca Balzani, nella sua presentazione del provvedimento, ha evidenziato come oggi sia talvolta più facile trovare alleanze tra le grandi città, piuttosto che tra le nazioni, essendo maggiore la collaborazione e il sentire comune nel risolvere i problemi delle grandi metropoli. "Una rete delle città che sentono di avere gli stessi problemi e volere promuovere insieme soluzioni ed obbiettivi".
Durante la discussione, l’intervento più critico è arrivato però da Matteo Forte, consigliere del centro-destra, che ha definito i documenti sulle due food policy al voto un po’ “pomposi”, anche se naturalmente contenenti principi nobili e condivisibili. Forte ha espresso le perplessità di chi credeva che, grazie ad EXPO, Milano avrebbe fatto di più sul tema concreto del diritto al cibo e soprattutto della lotta agli sprechi.
“Nonostante Siticibo (il servizio di Banco Alimentare dedicato al recupero delle eccedenze alimentari) a Milano si buttano ancora via 2mila tonnellate di cibo nelle mense scolastiche, sono i dati di Milano Ristorazione diffusi durante i lavori in Commissione – ha detto Forte - perché si recupera solo il pane e la frutta, ma tutto il resto si butta”. Secondo Forte altre città hanno fatto dei tentativi concreti su questo tema che Milano non ha intrapreso, come Torino “che ha fatto una sperimentazione, utilizzando i contenitori isotermici, per conservare in modo idoneo i cibi distribuiti al mattino ma poi non consumati”. Forte ha collegato poi il problema dello spreco del cibo alla gestione dei rifiuti, riferendosi alla possibilità di rendere la TARI una tariffazione puntuale. “Avevamo affrontato il problema di calcolare la quantità dei rifiuti prodotti per famiglia o condominio, così che la tassa si potesse applicare sulla reale quantità di rifiuti. I sistemi ci sono, come i sacchetti coi microchip. Però nulla è stato poi concretamente fatto, anche se questo spingerebbe naturalmente a ridurre lo spreco di cibo: il buttare via meno alimenti, per pagare di meno". Temi che – ha continuato Forte - spesso si sono trattati nei lavori di Commissione, qualche volta in aula, ma che meritavano maggiore riflessione. “Bisognava riflettere di più, speriamo di farlo nei prossimi mesi”, ha concluso Forte (qui il suo intervento su youtube), che ha comunque dato voto favorevole.
Da Marco Cappato, dei Radicali, è arrivata poi una critica più ampia sulle promesse non mantenute da EXPO sul dibattito attinente le grandi questioni agro-alimentari. “Expo ha eluso la causa principale della scarsità di cibo nel mondo, ossia l’incontrollata crescita demografica. Una questione che non si è affrontata perché troppo divisiva, che cozzava con la religione”. Così come sarebbe rimasto fuori da EXPO un vero dibattito sugli alimenti OGM, tant’è che Cappato ha proposto un emendamento sulla “promozione senza discriminazioni della ricerca sugli OGM”, che però è stato respinto. Riguardo le azioni contro lo spreco, secondo Cappato, Milano non ha coinvolto altre realtà importanti, oltre Milano Ristorazione, come l’Ortomercato generale e tutti i mercati di Milano, che "avrebbero potuto essere utilizzati come volano dell'indirizzo contro lo spreco".
Poi Cappato si è battuto contro l’inglesizzazione dilagante della lingua italiana, che impone anche ad un organismo come il Comune di Milano, di parlare per “food policy”, “pact”, ecc., quando si poteva usare “Politica del Cibo”. Un argomento condiviso anche dal Consigliere Roberto Biscardini: “il documento riguarda Milano, usiamo l'italiano”. Ma la ViceSindaca e poi il Consiglio hanno respinto: per le policy internazionali ci vuole l’inglese...
"Certo si poteva fare molto di più, ma non dimentichiamo che con la Food Policy internazionale siamo partiti con la firma di 40 città e ora siamo arrivati ad 85, un successo. E sono sicuro che l'Esposizione ci stia lasciando l'eredità positiva di una nuova generazione, una generazione EXPO, di cui raccoglieremo i frutti tra 5 anni”, ha concluso Ruggero Gabbai, consigliere PD.
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