Accordo ANCI CONAI, l'Associazione Comuni Virtuosi chiede conto a Fassino sui progressi
L'Associazione chiede conto al presidente di Anci Piero Fassino circa le dichiarazioni apparse sui media in relazione al ddl concorrenza da parte di Anci e in merito allo stato dell'arte di alcune misure previste dall'Accordo Quadro Anci Conai
26 October, 2015
L'Associazione Comuni Virtuosi ACV si rivolge nuovamente al Presidente dell'Anci Fassino con alcune domande sullo stato dell'arte dell'accordo Anci Conai, dopo la pubblicazione di una lettera aperta apparsa recentemente sul sito dell'associazione che chiedeva conto di alcune sorprendenti dichiarazioni di Filippo Bernocchi -delegato ANCI all’Energia e ai Rifiuti.
Bernocchi ha espresso preoccupazione e dissenso su alcune norme contenute nel disegno di legge AC 3012 “Legge annuale per il mercato e la concorrenza”, di iniziativa governativa, licenziato dalla camera e approdato recentemente al Senato. Trattasi dell'art. 37 (ex 22 ter), che affida all’ISPRA, ente pubblico dalle solide competenze, invece che al CONAI, la decisione riguardo all’approvazione o meno di nuovi consorzi, e sospende l’obbligo di corrispondere il contributo ambientale al Conai (CAC) nel periodo di valutazione del consorzio stesso.
L'ACV dopo aver già espresso la propria sorpresa di fronte all’opposizione di ANCI a questa norma, che supera il conflitto di interesse di CONAI, attualmente chiamato dalla normativa ad esprimersi sull’ingresso di altri operatori nel mercato in cui il Conai stesso opera di fatto da monopolista, chiede al Presidente Fassino:
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gli studi di ANCI a supporto delle dichiarazioni di Bernocchi che dimostrino come il mancato incasso del CAC da parte del Conai nel periodo di prova del nuovo consorzio possa: causare perdite per i comuni pari ad alcune centinaia di milioni, mettere in discussione l’effettivo riciclo delle filiere dei materiali interessate, fare entrare in crisi tutto il sistema di raccolta differenziata e contribuire a causare una procedura di infrazione ai Comuni (soprattutto del Sud) per il mancato raggiungimento del 50% di avvio a riciclo nel 2020, previsto dalla direttiva europea;
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lo stato di avanzamento della proposta di modulazione del contributo ambientale in base al grado di riciclabilità dell'imballaggio ( più alto per gli imballaggi non o difficilmente riciclabili) che il Conai si è impegnato a valutare dal gennaio 2015 all'interno dell'accordo quadro (AQ);
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se non sia arrivato il momento di affidare ad una società indipendente uno studio che definisca il valore dei “maggiori oneri” della raccolta differenziata che, seppur non definiti da alcun studio terzo, determinano l'entità dei corrispettivi che il Conai ritiene di dover corrispondere ai Comuni per la raccolta degli imballaggi. Tale studio è necessario per arrivare alla scadenza del prossimo anno quando le parti, Anci e Conai, hanno la facoltà di rivedere l'entità dei corrispettivi, qualora intervenissero significative variazioni su tali “maggiori oneri”( Cap. 6 AQ) ;
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lo stato di avanzamento nella redazione del sub allegato 4 all’Allegato Tecnico plastica art. 6.1.5 "Qualifica delle società di analisi, degli auditor di seconda parte e degli ispettori”, di cui era prevista a ottobre 2014 la nomina della commissione che avrebbe redatto il documento. Le analisi merceologiche determinano l'entità dei corrispettivi che i Comuni ricevono, quindi è necessario che siano svolte da un soggetto distinto dalle parti, autonomo e competente. Sebbene il tema della terzietà di tali analisi riguardi tutte le filiere, un sub-allegato specifico è stato previsto solo per la plastica, che contribuisce per 200 milioni di euro, ai 420 milioni complessivi che Conai stima di corrispondere ai Comuni per il 2015 .
A
rigor di logica, secondo l'ACV, l'Anci dovrebbe esprimere
preoccupazione ogni qualvolta che il contributo ambientale viene
ribassato per qualche filiera di materiali-, come avviene dal
2010 ad
oggi. Prendendo come esempio la più
recente riduzione del contributo
per gli utilizzatori di imballaggi di vetro del consorzio Coreve
è
giustificabile desumere che la riduzione del CAC (da 20,80 a
19,30
Euro/ton) sia potuta avvenire anche grazie al fatto che l'Anci
non
abbia spuntato nel 2014 un aumento dei corrispettivi, se non per
fasce qualitative di purezza del materiale difficilmente
raggiungibili per i Comuni.
Pertanto
quando ci si preoccupa dell'entità delle entrate economiche del
Conai andrebbe preso in considerazione il quadro completo, e
cioè quale percentuale di queste entrate viene devoluta ai
Comuni per
sostenere i costi della RD degli imballaggi, e a quali costi
l'attuale sistema dei consorzi arriva a recuperare “otto
imballaggi
su dieci” dell'immesso al consumo.
Ci sono tuttavia anche altre criticità dell'accordo Anci Conai che mettono a rischio o non facilitano il raggiungimento degli obiettivi di riciclo al 2020, che l'ACV denuncia dal 2013. L’Accordo regola, per il quinquennio 1/4/14 – 31/3/19, il rapporto tra Comuni convenzionati e Consorzi per le modalità di conferimento e l’entità dei corrispettivi per i “maggiori oneri” della raccolta differenziata degli imballaggi di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro.
L'Associazione ne cita solamente due : la bassa entità dei corrispettivi che vanno ai Comuni- che coprono all'incirca un terzo di quanto essi spendono per la raccolta-, e la mancanza di misure efficaci che prevengano la produzione di imballaggi incompatibili con il riciclo , e che ne riducano complessivamente le quantità. Infine, l’Associazione pone l'accento sul fatto che è sulla prevenzione, e sulla progettazione secondo i criteri dell'eco design, che vanno triplicati gli sforzi da parte di tutti i soggetti che hanno interesse nella creazione di valore per la filiera degli imballaggi. Trattandosi dell'unica misura realmente efficace, che non solo non è a carico delle comunità, ma che apporta ai territori vantaggi economici come occupazione nell'indotto del riciclo e una riduzione dei costi di gestione degli imballaggi, l'Anci dovrebbe essere in prima linea nel pretendere da decisori politici e aziendali un salto di qualità in tal senso. Ultimo ma non meno importante dettaglio: è la fase della progettazione che condiziona l'efficacia e l'efficienza dei processi industriali di riciclo. Uno studio americano ha calcolato che solamente nel settore del riciclo del PET la crescente complessità degli imballaggi ha causato in 10 anni un raddoppio dei costi necessari per produrre granulo riciclato per il mercato.
«Anche autorevoli economisti, esperti di sostenibilità del packaging, hanno rimarcato l'urgenza di mettere in campo politiche ex ante: politiche in grado di apportare vantaggi economici e ambientali generati da una drastica diminuzione nel consumo di risorse e delle emissioni di CO2 – ha spiegato Bengasi Battisti, presidente dell'ACV – Come si può infatti pensare di tagliare le emissioni per scongiurare un aumento delle temperature superiore ai 2 °C (dagli effetti catastrofici), se non si affrontano alla radice le cause delle emergenze ambientali che risiedono nell'attuale modello economico lineare? Com’è possibile raggiungere quest’obiettivo se si persevera nel rincorrere con azioni ex post il continuo aumento nella produzione dei rifiuti, siano essi urbani o industriali? L'economia circolare che viene sempre più spesso evocata, anche in contesti inopportuni – chiosa Battisti – non produce scarti e non si riduce al mero concetto di riciclare, prima o poi, in qualche impianto europeo, quando va bene, una parte di quanto viene raccolto in modo differenziato, a spese delle comunità».