Brandalism, a Parigi 600 opere d'arte per criticare gli sponsor della COP21
I lavori realizzati da 80 artisti provenienti da 19 paesi diversi mettono in evidenza i legami tra il consumismo, la dipendenza dai combustibili fossili e il cambiamento climatico
02 December, 2015
Oltre 600 opere d'arte che criticano gli sponsor ufficiali della COP21 sono state installate a Parigi poco prima dell'inizio dei negoziati sul clima. I lavori, tutti in formato poster, sono stati collocati negli spazi pubblicitari di proprietà di JC Decaux, una delle più grandi imprese di pubblicità all'aperto del mondo e sponsor essa stessa dei negoziati. Mettono in evidenza i legami tra il consumismo, la dipendenza dai combustibili fossili e il cambiamento climatico.
"La forza dell'industria pubblicitaria alimenta i nostri desideri per i prodotti creati da combustibili fossili, che sono tra le cause principali del cambiamento climatico – dice uno degli artisti coinvolti - La pubblicità esterna assicura agli sponsor con la maggior quantità di denaro che la propria voce venga ascoltata sopra ogni cosa. Per questo abbiamo deciso di prenderci di nuovo i loro spazi”.
L'iniziativa di Parigi rientra
in Brandalism, la grande campagna anti-advertising inziata nel
giungno 2012 in diverse città inglesi che si “rivolta contro il
controllo del dominio visivo delle corporate”. L'azione nella capitale francese ha coinvolto oltre
80 artisti provenienti da 19 diversi paesi, fra cui
alcuni italiani: BR1,
Fra
Biancoshock, Millo
e Opiemme. I lavori installati
fanno la parodia delle pubblicità dei brand coinvolti, come Air
France, GDF Suez (Engie) e Dow Chemicals, ma ridicolizzano
anche alcuni dei principali di Stato dei paesi partecipanti alla
COP21.
Joe Elan di Brandalism ha detto: "Con la sponsorizzazione dei negoziati sul clima, grandi inquinatori come Air France e GDF-Suez possono promuovere se stessi come parte della soluzione, quando in realtà sono parte del problema". Ancora più netto Bill Posters: "In seguito ai tragici eventi in 13 novembre a Parigi, il governo ha scelto di vietare le grandi mobilitazioni della società civile - ma gli eventi di grandi imprese possono continuare. Le multinazionali responsabili del cambiamento climatico possono mantenere il greenwashing nei propri modelli di business distruttivo, ma le comunità direttamente colpite da loro vengono messe a tacere.”