Cop21, Fabius: "C'è una bozza di accordo ma restano ancora opzioni aperte"
Il ministro degli esteri francese e presidente della Cop21 Laurent Fabius ha dichiarato che alla Conferenza sul clima di Parigi è stata stilata una nuova versione del progetto di accordo che comunque non è quella finale
10 December, 2015
(ansa ambiente)
Alla Conferenza Onu sul Clima è stata stilata "una nuova versione del progetto di accordo che abbiamo convenuto di approvare venerdì". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri francese e presidente della Cop 21, Laurent Fabius,
davanti alla plenaria, parlando di "opzioni che restano aperte nel
testo", di "29 pagine" (versione più corte rispetto alle 48 pagine della
bozza di sabato scorso), che "non è la versione finale dell'accordo".
Nella versione odiera della bozza ci sono almeno un centinaio di punti
ancora in attesa di decisione.
"Ora dobbiamo continuare la
discussione su questa base, per raggiungere un compromesso che ci
permetta di arrivare all'accordo", ha detto Fabius, sottolineando che le
parti tra parentesi, ovvero non consensuali, sono "molto diminuite" ma
restano "troppe". I tre punti più critici, ha aggiunto, sono "la
differenziazione, il finanziamento, e il tema dell'ambizione", ovvero
degli obiettivi a lungo termine su limitazione del riscaldamento e
azzeramento delle emissioni, cosa che "non sorprenderà nessuno". "Su
questi temi vi chiedo di intensificare gli sforzi", ha detto Fabius,
auspicando che le consultazioni riprendano "immediatamente dopo" la
chiusura della sessione della plenaria.
"La proposta è un passo
in avanti: ora finalmente abbiamo un testo su cui discutere. Ci sono
temi aperti, ma mi sembra che ci sia una forte volontà da parte di tutti
i Paesi di arrivare all'accordo che tutto il mondo si aspetta" commenta
il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti.
Fra
le questioni ancora non definite c'è quella economica. La bozza non
affronta la questione di eventuali responsabilità dei paesi ricchi, che
sono grandi inquinatori, nei confronti dei paesi poveri per danni futuri
causati dai cambiamenti climatici. Tant'è che il paragrafo dedicato a
'perdite e danni' è lo stesso contenuto nella versione di sabato. Il
documento non risolve la questione dell'obiettivo a lungo termine, cioè
se eliminare del tutto dall'economia le emissioni di gas a effetto
serra o semplicemente ridurle. Non è neanche indicato se l'obiettivo dei
governi deve essere bloccare l'aumento medio della temperatura entro
1,5 gradi rispetto all'era preindustriale o piuttosto vicino a 2 gradi.
Il nuovo testo, secondo il capo dell'agenzia Onu sul clima Christiana Figueres,
"sicuramente mostra progressi sia in termini di concisione del testo,
sia in termini di cristallizzazione dei punti politici, che tuttavia
hanno ancora bisogno di molto lavoro". Fra i punti da approfondire ce ne
sono tre più importanti, ha indicato Figueres defininendoli "le tre più
grandi questioni politiche che sappiamo", cioè come pagare per
l'adattamento ai cambiamenti climatici, quanto ambizioso deve essere
l'accordo e come definire gli obblighi dei paesi nelle diverse fasi di
sviluppo nella lotta al cambiamento climatico.
"Purtroppo, per
ora si prevede che nella migliore delle ipotesi sia il 2023" l'anno per
la revisione degli impegni, "cosa che rischia di cristallizzare la
traiettoria di riscaldamento verso i 3 gradi", commenta il direttore dell'ufficio europeo di Legambiente, Mauro Albrizio,
auspicando che "la questione sia rimessa sul tavolo, perché non
possiamo aspettare altri 8 anni. Serve una revisione prima dell'entrata
in vigore del trattato, in modo che quando questo sarà operativo gli
impegni siano già stati incrementati"
Dopo aver letto la bozza di
accordo sul clima presentata oggi, "si capisce come le decisioni più
rilevanti non siano ancora state prese. Quello che preoccupa il Wwf sono
proprio i dettagli, soprattutto negli scambi tra un'opzione e l'altra,
tra una parentesi e l'altra" afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima&Energia del Wwf Italia,
che sta seguendo in negoziati insieme al team del Wwf Internazionale.
"Restano solo due giorni - rileva Midulla - e per questo il Wwf chiede
con forza che il testo finale preveda che prima del 2020 si faccia una
revisione degli impegni assunti in modo volontario dai Paesi, con un
adeguamento alla necessità di stare sotto 1,5-2 gradi centigradi. Più si
allungano i tempi dell'adeguamento degli impegni e più incombe il
pericolo di un riscaldamento globale dai danni incalcolabili". Secondo
il Wwf "è bene mettere nel testo come orizzonte il limite più sicuro,
quello di 1,5 gradi centigradi, ma poi vanno dettate le tappe necessarie
per perseguirlo. Senza revisione, si rischia di superare i 3 gradi di
aumento medio della temperatura globale. Gli ingredienti per un buon
risultato della COP21 di Parigi ci sono ancora tutti ma occorrerà
lavorare giorno e notte per scongiurare il rischio di un accordo di
facciata".