Italia del Riciclo 2015: crescono import ed export dei rifiuti
Cresce import dei rifiuti per lo sviluppo della circular economy, aumenta anche export per deficit impiantistico. 450.000 tonnellate di rifiuti importati sarebbero sostituibili con risorse interne.
14 December, 2015
Nel 2014 i rifiuti di origine urbana e industriale movimentati attraverso i confini italiani hanno raggiunto quasi quota 10 milioni di tonnellate, 5,9 dei quali importati e 3,8 esportati. L’import riguarda quasi esclusivamente imprese ed enti del Nord-Italia, che ricevono circa il 96% della quantità in entrata dall’estero, mentre l’export è un fenomeno che interessa anche il Centro-Sud, da dove parte quasi il 40% dei rifiuti. I Paesi europei risultano predominanti in entrambi i tipi di scambio, ma per l’import sono responsabili del 99% dei rifiuti in arrivo in Italia, mentre per l’export si fermano al 77% del totale in uscita.
Sono alcuni dati emersi nel corso della presentazione dello studio annuale “L’Italia del Riciclo”, il Rapporto promosso e realizzato da FISE Unire (l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, tenutasi questa mattina - 15 dicembre - nel corso di un convegno a Roma.
Il 77% dei rifiuti importati è costituito da metalli, in larga parte di tipo ferroso, ai quali fa seguito il legno (11% sul totale importato). Per quanto riguarda invece l’export, il 24% del totale in uscita è formato da plastica e carta, ma la maggior parte dei rifiuti spediti all’estero, intorno al 60%, non rientra in nessuna delle tradizionali filiere merceologiche e si caratterizza per un’alta incidenza di pericolosi. I rifiuti importati vengono avviati a recupero di materia pressoché nella totalità dei casi, mentre quelli spediti all’estero risultano destinati a operazioni di recupero per il 70%. Tra il 2009 e il 2014, si è registrata una crescita del 60% dei rifiuti importati, mentre quelli esportati sono aumentati del 10%.
A importare i rifiuti sono esclusivamente imprese che svolgono, a diverso titolo, attività di gestione dei rifiuti, mentre gli operatori che esportano all’estero sono, anche se con minore incidenza, i produttori iniziali: nel 2014, infatti, la quantità spedita oltreconfine deriva in prevalenza da gestione (68% del totale esportato) e, più nel dettaglio, da attività di trattamento intermedio dei rifiuti. L’export dall’Italia è quindi attribuibile, per la maggior parte, a pochi operatori specializzati del settore della gestione che, a loro volta, raccolgono i rifiuti da un bacino nazionale molto più ampio. Nel 2014 le UL (Unità Locali) italiane che ricevono rifiuti dall’estero, risultano in aumento del 45% rispetto al 2009.
"Il graduale aumento delle esportazioni, dovute soprattutto ad attività di trattamento di rifiuti e processi termici, riflette la mancanza di interventi a favore dell’efficientamento della gestione dei rifiuti prodotti in Italia, che mostrano peraltro una sostanziale stabilità negli ultimi anni", ha spiegato Marco Botteri di Ecocerved.
Dal raffronto tra import ed export, emerge inoltre come 450.000 tonnellate di rifiuti importati (circa l’8% di quelli trasportati nel nostro Paese per essere trattati) equivalgono, per volume e tipologia, a rifiuti italiani spediti all’estero, con costi per l'Italia spesso esorbitanti.