Consorzi riciclo imballaggi, Ferrante: "Si può liberalizzare ma non con interventi estemporanei"
Francesco Ferrante: "Passare dal consorzio obbligatorio unico a quello di libertà di concorrenza può anche essere interessante, ma se la fai in maniera improvvisata rischi di fare più guai che risultati positivi"
17 December, 2015
Uno degli articoli aggiuntivi approvati dall'Aula modifica il codice dell’ambiente relativamente ai sistemi autonomi, quelli non appartenenti al consorzio nazionale Conai. La norma dice che laddove i produttori di imballaggi abbiano scelto di aderire ad un consorzio autonomo per la gestione del packaging post consumo, il pagamento del contributo ambientale dev’essere sospeso già a partire dal riconoscimento del progetto e non, come prevedeva il codice dell’ambiente, dall’intervenuto accertamento del funzionamento del sistema autonomo. L’Anci ha lanciato subito l'allarme: “Le norme contenute nel Ddl concorrenza – ha detto il delegato all’Energia e ai Rifiuti, Filippo Bernocchi – se non uniformate al contesto generale disciplinato dal Codice ambientale, porteranno a gravi perdite per i Comuni, stimabili in alcune centinaia di milioni a solo vantaggio di alcuni produttori che così potranno evitare di pagare il contributo ambientale”. Lo stesso Bernocchi ha poi auspicato un intervento del Governo per affrontare in maniera organica una riforma del sistema dei consorzi.
Dopo quello di Roberto Cavallo, abbiamo raccolto un altro autorevole parere sulla faccenda, quello di Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, già Senatore del Partito Democratico, componente della Commissione Ambiente e cofondatore di Green Italia. Ecco cosa ci ha detto: “La cosa è piuttosto semplice. Ritengo che il Conai debba fare uno sforzo di autoriforma, essere più efficace nelle iniziative e quant'altro, ma non sono affatto convinto che questa maniera un po' improvvisata di procedere con emendamenti sparpagliati come di fatto è il ddl concorrenza sia un buon modo di affrontare il problema. Anzi mi sembra fonte di confusione e rischia di mettere a repentaglio un sistema che, pur con vari difetti, ha comunque funzionato.
Per altro le esperienze più liberalizzanti, come quelle che riguardano i Raee o le pile, non è che siano state esperienza brillanti dal punto di vista della raccolta, no? E quindi passare dallo schema consorzio obbligatorio unico a quello di libertà di concorrenza in teoria può anche essere una cosa interessante, ma se la fai in maniera improvvisata rischi di fare più guai che risultati positivi. A mio avviso non si deve difendere a priori del sistema così com'è, ma neppure mettere in atto un intervento estemporaneo. Bisogna capire come si può migliorare. Credo che i margini ci siano ci siano tutti per fare ancora le cose per bene, in questo paese le norme cambiano ogni 5 minuti”.