Pubblicità comparativa scorretta tra stoviglie monouso in plastica e bioplastica. Le motivazioni del Giuri
Depositata la pronuncia del 4 dicembre con cui il Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria di Milano ha ritenuto ingannevole la pubblicità "I soliti sospetti", dopo il ricorso di Assobioplastiche
18 December, 2015
E' stata redatta la pronuncia - richiedibile in integrale all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - della vertenza sulla pubblicità diffusa da Federazione Gomma Plastica e Unionplast e contestata da Assobioplastiche. Pubblicità che, nell'udienza del 4 dicembre scorso, era stata ritenuta non conforme all'articolo 2 del Codice di Autodisciplina, quello sull'ingannevolezza, e della quale si era ordinata la cessazione.
Il Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria, che si pronuncia innanzitutto sugli aspetti comunicazionali dei messaggi, non è in realtà entrato nel merito dello studio scientifico di Pro.mo, il gruppo dei produttori di stoviglie monouso in plastica, costituito all'interno di Unionplast, studio alla base delle affermazioni pubblicitarie contestate. In sostanza, non è stata data una risposta assoluta in termini di "vero o falso", sull'asserito minore impatto ambientale delle stoviglie monouso in plastica, rispetto a quelle biodegradabili e compostabili, che la pubblicità trasmetteva.
Il Giurì ha invece contestato le modalità in cui lo studio scientifico alla base del confronto della pubblicità comparativa sono state comunicate.
“La pubblicità non chiarisce che il bilancio del diverso impatto ambientale dei vari prodotti esaminati è stato effettuato tenendo conto dell’intero ciclo vita dei diversi materiali, e non solo del loro tratto terminale (c.d. fine vita)”. “Senza tale precisazione – si legge nella decisione – il messaggio è da ritenersi ingannevole perché il pubblico lo intende come riferito al solo fine vita e non all’intero ciclo e quindi è esso destinatario di una “comunicazione parziale” e “inveritiera" nelle sue premesse metodologiche”.
Una motivazione che potrà sorprendere, perché rischia di lasciare intendere che - se davvero si considera l’intero ciclo di vita del prodotto (dal consumo di risorse per la materia prima, all’energia e conseguenti emissioni di CO2 necessarie alla produzione e ai trasporti), e non solo il “fine vita” - il monouso in plastica tradizionale possa affermare di "non avere un maggiore impatto ambientale", rispetto alle stoviglie biodegradabili e compostabili.
Inoltre, il Giurì ha contestato "i termini eccessivamente perentori" rispetto a quello che "è un dibattito scientifico ancora oggi non ben definito". Dibattito che, così come riportato dai produttori di plastica, avrebbe anche "l'ambiguità di procedere ad un'analisi tecnica condotta solo su alcuni materiali e non su altri".
Resta il fatto che, con la pronuncia n. 95 del 2015, il Giurì ha proibito l'ulteriore diffusione della campagna pubblicitaria, così com'era congegnata, su tutti i mezzi.