Quanto inquina un aeroporto? Lo studio di ARPA Lombardia su Orio al Serio
ARPA Lombardia ha monitorato le emissioni inquinanti del terzo aeroporto italiano (per numero passeggeri) con un progetto d’avanguardia. Ecco le conclusioni presentate a Bergamo
di Stefano D'Adda
Anche gli aeroporti e gli aerei inquinano, naturalmente, ma non solo riguardo le importanti
emissioni di CO2 del traffico aereo, considerate una fetta non irrilevante del
contributo mondiale dei trasporti alle emissioni di gas serra e quindi al riscaldamento climatico. Recenti dati
statunitensi in materia, infatti, nel 27% di contributo complessivo dei trasporti
sulla CO2 emessa sul suolo americano, vedono gli aerei incidere per il 9%.
Le emissioni del traffico aereo riguardano tutti gli inquinanti, come PM10 e 2,5, NO2, che di
solito si monitorano per i veicoli su strada. Il progetto di monitoraggio dell'aeroporto di Orio al Serio, concluso da Arpa Lombardia e presentato
a Bergamo il 12 gennaio scorso, è stato definito all'avanguardia nel suo genere, anche per l'Europa. L'oggetto è stato il
traffico aereo dell'aeroporto internazionale "Caravaggio" di Orio al
Serio, appena fuori Bergamo, diventato ormai il terzo aeroporto italiano per
numero di passeggeri, dopo Roma Fiumicino e Milano Malpensa, e seguito al 4° posto
da Linate. Un aeroporto famoso per la notevole crescita avuta con
lo sbarco di RyanAir (2003) e delle altre compagnie low cost.
La fase finale della campagna di monitoraggio (iniziata nel 2003) si è svolta dall'estate 2014 all'inverno 2015, in due momenti: uno estivo, che ha compreso il periodo di chiusura per manutenzione delle piste (13 maggio-2 giugno 2014) e uno invernale. E’ stato commissionato dall’Assessorato all’Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile di Regione Lombardia per monitorare inquinanti e microinquinanti connessi all’attività aeroportuale durante il periodo estivo, durante quello di sospensione dei voli e durante la stagione invernale, quella più interessata ai fenomeni di accumulo degli inquinanti atmosferici.
Punto saliente del progetto è stato anche il confronto tra l’inquinamento "di prossimità" dell’aeroporto, quello in sostanza dei Comuni di Orio al Serio e Grassobbio, e quello del cosiddetto bacino aerografico, ossia il molto più esteso territorio sulla cui qualità dell’aria le emissioni possono incidere. Un’area che si sviluppa per 7 km a nord e 14 a sud nella Provincia di Bergamo.
Le conclusioni del voluminoso rapporto, illustrate dal Presidente Arpa Bruno Simini, dicono che se l’aeroporto di Orio al Serio produce – come qualsiasi altra attività aeroportuale – emissioni in atmosfera importanti, il loro impatto si diluisce però in un’area vasta che va da Torino a Venezia, ovvero nel famoso bacino padano. Seconda conclusione è che le emissioni degli aerei influenzano i livelli di qualità dell’aria a terra solo ad un’altezza limitata; oltre i 100-150 metri - nel periodo di maggior accumulo degli inquinanti - si rimescolano.
Quindi è confermato che un'attività aeroportuale (oltre ai voli degli aerei, traffico per raggiungerlo, navette e veicoli di servizio, gruppi elettrogeni, gestione carburanti, ecc.) impatta non poco sull'inquinamento. “Dati alla mano – ha riassunto Simini - a Orio e Grassobbio il Pm10 prodotto dalle auto è pari al 47 per cento, quello dell’aeroporto al 22, ma solo in parte relativa queste emissioni restano nelle concentrazioni misurate localmente". Molto più forte l’incidenza degli NOX, che nei due Comuni è data per il 46% dalle auto, ma ben per il 49% dall’aeroporto. Nel documento ARPA e nelle slide riassuntive l'inquinamento dato dall'aeroporto è quello che rientra nelle “altre sorgenti mobili e macchinari”.
Tuttavia, la maggiore incidenza dell'inquinamento dell’aeroporto sull’aria dei Comuni di Orio al Serio e Grassobbio, su cui la struttura insiste, sembra più evidente confrontandone le emissioni con quelle del molto più ampio bacino aerografico: per le PM10 si passa dal 2 al 22%, per gli NOX dal 10% al 49% (dati nelle due foto allegate).
ARPA conclude comunque che "tutte le elaborazioni effettuate sull’insieme dei dati raccolti non hanno messo in evidenza aumenti significativi delle concentrazioni degli inquinanti considerati direttamente o indirettamente connessi alle emissioni legate alle attività aeroportuali" e che "la stima della loro media annuale ci permette di affermare che il limite per la
protezione della salute umana non è stato superato nel 2014”.
Qui si può trovare la relazione completa dello studio di ARPA. Oppure consultare i soli dati riassuntivi presentati il 12 gennaio a Bergamo.