CO2 degli aerei, gli Usa puntano a tagliare più dell'Ue. Rischio che emissioni globali triplichino entro il 2050
Gli Usa puntano a un taglio del 37,5%, l'Europa solo del 33%. Nel 2013 il traffico aereo mondiale ha prodotto 700 milioni di tonn CO2, quasi come la Germania. Senza interventi, nel 2050 potrebbero triplicare
25 January, 2016
Gli Stati Uniti hanno in programma un taglio delle emissioni generate dagli aerei più ambizioso rispetto a quello dell'Unione europea. Lo scrive il Guardian, che ha preso visione delle proposte in materia inviate da entrambi i Paesi all'Icao, l'agenzia Onu per l'aviazione civile, in vista di un incontro in programma a Montreal, il mese prossimo. I nuovi standard sulle emissioni dei velivoli, scrive il quotidiano britannico, consentirebbero agli Usa di ridurre del 37,5% la CO2 emessa dagli aerei, mentre quelli prescelti dall'Ue porterebbero a un taglio solo del 33%. La differenza corrisponde a 350 milioni di tonnellate CO2, una cifra lievemente superiore alle emissioni annuali di uno Stato come la Spagna.
Il dibattito sui nuovi standard per gli aerei, che dovrebbero entrare in vigore dal 2020, prosegue in seno all'Icao dal 2007. Raggiunto un accordo il mese prossimo, i progetti saranno poi mandati a un comitato dell'Icao per essere approvati l'anno prossimo. Le emissioni dei velivoli non fanno parte dell'accordo di Parigi sul clima siglato a dicembre, sebbene il quantitativo di CO2 emessa dal settore dell'aviazione sia ingente. Stando a uno studio del Parlamento europeo diffuso nel novembre scorso, se non si interviene con misure volte a ridurre l'impatto climatico del settore, la CO2 generata degli aerei arriverà a rappresentare il 22% delle emissioni globali complessive entro il 2050.
Nel 2013 il settore aeronautico ha prodotto 700 milioni di tonnellate di CO2 a livello globale: se fosse uno stato sarebbe ventunesimo al mondo in termini di Pil, ma settimo in termini di emissioni, appena dietro la Germania ma davanti alla Corea del Sud. Secondo uno studio dell'International Council on Clean Transportation (Ictt), l'organizzazione no profit indipendente che ha fatto esplodere il Dieselgate, queste emissioni sono destinate a triplicare da qui al 2050. Nella propria indagine l'Icct ha preso in esame nel dettaglio l'efficienza energetica nel 2014 di venti compagnie aeree che fanno rotte transatlantiche, dall'Europa a Usa e Canada. In media queste rotte generano una tonnellata di CO2 per passeggero, l'equivalente di quanto emette una Toyota Prius in un anno percorrendo 35 km per ogni giorno lavorativo. Esistono però differenze notevoli tra i vari vettori, legate principalmente all'anzianità dei velivoli. L'aviolinea più efficiente è la Norvegian Air Shuttle, rispetto alla quale Alitalia, all'undicesimo posto in classifica, ha il 30% di efficienza in meno. Per ogni passeggero, la Norvegian percorre 40 km con un litro di carburante, con la sua flotta di Boeing 787-8. A confronto Alitalia percorre 31 km, meno della media delle compagnie che è di 32 km. C'è tuttavia chi registra performance nettamente peggiori; n primis British Airways, che con un litro percorre appena 27 km per passeggero e ha il 51% di efficienza in meno rispetto alla Norvegian. "Sorprende vedere differenze così grandi in termini di consumi tra le compagnie aeree", osserva Dan Rutherford, coautore del rapporto. "La scelta della compagnia con cui si vola fa la differenza, se si è preoccupati per il clima".