Dieselgate, 45 mila anni di vita persi e altri 72 mila potrebbero esser persi in futuro
Arriva dai Paesi Bassi il primo studio sull’impatto delle emissioni di NOx causate dal dieselgate. Per i 9 milioni di veicoli coinvolti i danni sanitari sono enormi. Volkswagen dovrebbe risarcire 30 miliardi, ma ne ha accantonati 7
09 February, 2016
Alcuni scienziati ambientali della Radboud Universiteit di Nijmegen nei Paesi Bassi hanno calcolato l’impatto sulla salute pubblica del cosiddetto dieselgate, lo scandalo sulle emissioni dei motori diesel Volkswagen che il Parlamento Europeo ha appena “condonato”, ubbidendo alle pressioni delle lobby automobilistiche.
I numeri sono impressionanti: 45mila anni di vita persi a causa di problemi di salute o di morte precoce tra Europa e Stati Uniti, di cui 44mila solo nel Vecchio Continente, dovuti all’inalazione di polveri sottili derivanti dagli ossidi d’azoto (NOx) che per anni hanno sforato i limiti di legge in assoluta tranquillità. E se Volkswagen non ritirerà tutte le auto manomesse, secondo i ricercatori saranno persi altri 72mila anni di vita sana. (Leggi l'abstract dello studio).
La casa automobilistica tedesca, tra il 2009 e il 2015, ha venduto complessivamente tra Europa e Stati Uniti 9 milioni di veicoli, attraverso l’utilizzo del software contraffatto che consentiva di truccare le emissioni. Queste vetture hanno emesso complessivamente 526 mila tonnellate di ossidi di azoto (NOx) oltre i limiti di legge. L’impatto ambientale della frode è stato molto più pesante in Europa che negli Usa, sia per la maggiore quantità di veicoli venduti che per la maggiore densità di popolazione.
“Quando abbiamo sentito parlare di questo scandalo – ha spiegato Rik Oldenkamp, autore dello studio insieme a Rosalie van Zelm e Mark Huijbregts, specializzati in modelli che permettono di calcolare l’impatto ambientale di industrie e modelli di consumo – abbiamo deciso di calcolare accuratamente l’impatto. Anche se alcune stime sono state diffuse, questo è, per quanto ne sappiamo, il primo articolo scientifico che mostra gli effetti sulla salute europea”.
Per stimare i danni sanitari prodotti dal dieselgate, gli scienziati hanno usato anche la metodologia del “value of statistical life” (VSL), il “valore statistico della vita”. In pratica si stima il valore che le varie società sono disposte a pagare per evitare morti e malattie. Secondo i ricercatori di Nijmegen, senza l’inquinamento dei motori diesel almeno 39 miliardi di dollari tra Ue e USA sarebbero stati spesi diversamente e invece sono finiti in cure. Una cifra nettamente superiore ai 7,3 miliardi di dollari che il gruppo Volkswagen ha messo da parte per coprire i costi dello scandalo. Utilizzando questa metodologia di calcolo, afferma lo studio, se il colosso tedesco non richiamerà le sue auto truccate, dovrebbe risarcire i cittadini con altri 62 miliardi di dollari.
Per capire il peso del dieselgate sulla salute pubblica basta rileggere i dati pubblicati ad aprile 2015 dall'OMS, in collaborazione con l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), che stimavano i costi sanitari dell'inquinamento atmosferico, sia indoor che outdoor, nella regione europea. Dal calcolo emergeva che nei 53 Paesi considerati l'inquinamento atmosferico (ai valori registrati al 2010) causa circa 600mila morti premature l'anno che, sommate alle malattie, si traducono in un danno economico di circa 1.600 miliardi di dollari.
In Italia l'inquinamento atmosferico causa più di 32mila morti premature all'anno e danni per 97 miliardi di dollari all'anno (circa 88,5 miliardi di euro). Si mangia cioè quasi 5 punti di Pil. Bisognerebbe tenere conto anche di questi dati, diffusi oggi dall'Organizzazione mondiale della Sanità, quando si parla di politiche ambientali ed energetiche - sostegno a rinnovabili ed efficienza energetica in primis - e dei loro costi e benefici.
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