Diversificazione contributiva degli imballaggi in plastica: intervista a Giorgio Quagliuolo, presidente Corepla
“Un provvedimento che nasce dal buon senso. Dopo aver raggiunto la maturità del sistema, era corretto immaginare che un imballaggio con un impatto ambientale ed economico più elevato, paghi un contributo maggiore"
29 February, 2016
Com’è maturata questa decisione? Ha qualche relazione con l’indagine conoscitiva dell’Antitrust? No, questo provvedimento nasce da lontano. Già nel mio primo mandato come presidente Corepla, tra il 2008-2009, mi sono battuto per indirizzarci verso la diversificazione contributiva degli imballaggi in plastica. Il gruppo di lavoro Conai su questo argomento è operativo da circa due anni, per cui non è una decisione che deriva dall’indagine conoscitiva. E’ un provvedimento che nasce dal buon senso. Dopo aver raggiunto la maturità del sistema, era corretto immaginare che un imballaggio con un impatto ambientale ed economico più elevato, paghi un contributo maggiore. Occorre tener conto, inoltre, che questo è un provvedimento richiesto a gran voce da più parti: l’Anci, in occasione del rinnovo dell’Accordo quadro, aveva richiesto questo impegno a Conai. Anche dalla politica sono arrivate richieste di questo tipo. Era quindi doveroso metterci mano. Così facendo, posso sottolineare, con una piccola dose d’orgoglio, che siamo stati “visionari”: essendo già avanti nel lavoro, potremo implementare questo nuovo meccanismo prima di altri Paesi europei. Di quanto potrà aumentare il contributo ambientale per gli imballaggi più difficili da riciclare? E’ ancora prematuro. Per ora sono state analizzate circa 60 tipologie di imballaggi in plastica, classificate poi in base a tre criteri: facilità di selezione, effettiva riciclabilità e circuito di destinazione. In parallelo, sono poi state fatte delle semplificazioni come il raggruppamento delle plastiche per tipologia prevalente. Volevamo evitare di complicare la vita alle aziende: più è articolato il sistema, più ci possono essere difficoltà nell’applicarlo. Quali scenari possono aprirsi con l’introduzione di questa diversificazione? Un’altra delle cose su cui abbiamo improntato la nostra scelta, è stata quella di evitare una partenza “traumatica”: abbiamo previsto un’applicazione graduale della riforma che prevede all’inizio gradini molto bassi. Gli introiti complessivi non saranno superiori al gettito dell’attuale sistema. Almeno inizialmente, questa diversificazione non comporterà modificazioni dello scenario attuale. Per intravedere eventuali variazioni bisognerà quindi attendere. In chiusura, vorrei chiedere il suo giudizio sull’attuale Ddl “concorrenza” in discussione in Parlamento e, in particolare, sulla possibilità di nuovi consorzi autonomi per la gestione degli imballaggi: lei cosa ne pensa? Pur essendo la concorrenza un “dogma” per un imprenditore, dobbiamo stare molto attenti agli ambiti di attuazione: non tutto ha un valore tale che richiede un’applicazione della concorrenza, come nel caso dei rifiuti. La plastica, in particolare, non è del tutto valorizzabile: si tratta di un materiale che ha un “deficiti” di catena. Ogni tonnellata che viene trattata dal Consorzio, comporta per questo una perdita economica. Corepla è un consorzio senza fini di lucro. L’operatore privato opera invece con logica di profitto. Bisogna quindi evitare di fare un’operazione, cosiddetta, di cherry picking: si andrebbero a selezionare quelle frazioni economicamente convenienti, lasciando a Corepla esclusivamente le frazioni meno preziose. Verrebbero così sottratte risorse al Consorzio che si troverebbe nella condizione di dover aumentare il suo contributo. Chiudo, sottolineando, che questo discorso vale per il materiale plastico. Altri materiali, hanno dinamiche completamente diverse.