Wwf: "Non solo illegalità, Italia paradiso fiscale per le aziende petrolifere"
"Le servitù estrattive mettono a rischio economia, ambiente e salute". L'intervento di Dante Caserta, vicepresidente del Wwf Italia al convegno "Oltre le trivelle, un mare di risorse" al tempio di Adriano a Roma
01 April, 2016
Caserta aggiunge: “In Italia non esiste una tassazione specifica sulle imprese petrolifere ma solo l’imposta IRES al 27,5% come per tutte le altre aziende. Il sistema delle franchigie, delle esenzioni esistente nel nostro Paese (sino a 50mila tonnellate di petrolio e 80 milioni di smc estratte in mare) porta, come il WWF hadocumentato, al bel risultato che le royalty vengano pagate solo per 18 (il 21%) delle 69 concessioni in mare e per 22 delle 133 concessioni attive a terra. Solo 8 aziende su 53 pagano le royalty. I canoni annui per le attività di trivellazione in terra e in mare vanno da 3,59 euro per Kmq del permesso di prospezione, ai 57,47 euro per Kmq per la concessione (che diventano 86,2 euro solo in caso di proroga). Poi ci sono una serie di sussidi; si dà un incentivo pubblico del 40% per le attività di rilevamento geofisico; si incentivano i giacimenti marginali, meno produttivi; si incentiva la conversione a stoccaggio di gas naturale degli impianti in fase avanzata di coltivazione. Si potrebbe dire: il rischio di impresa è contenuto, solo l’ambiente è ad alto rischio”.