Tagliare lo spreco di cibo per avere un clima migliore
La produzione alimentare in futuro è destinata a crescere in parallelo con l’aumento della popolazione mondiale. Cambiare la dieta della popolazione potrebbe aiutare a creare un sistema più sostenibile
10 April, 2016
di Mark Kinver
Le ultime proiezioni ci dicono che la domanda globale di cibo è destinata a raddoppiare entro la metà del secolo, eppure un terzo di quello che viene prodotto viene sprecato Ridurre lo spreco alimentare e cambiare il modo in cui si assumono calorie potrebbe aiutare a creare un sistema alimentare sostenibile a ridurre le emissioni nocive. I ricercatori affermano che ridurre lo spreco sarebbe un modo per produrre cibo per tutti e abbassare il carico climatico che grava sull’agricoltura. È quanto sostiene un team di scienziati che ha pubblicato i risultati dei suoi studi sul Journal of Environmental Scienze & Technology.
Si prevede che la popolazione mondiale entro la metà di questo secolo passerà dagli attuali sette a nove miliardi. L’importanza di ridurre lo spreco alimentare per assicurare cibo a più persone è quindi un’urgenza. Il team di scienziati hanno anche preso in considerazione quali passi effettuare per far sì che la produzione di cibo non aumenti le emissioni nocive di gas. Il professor Jurgen Kropp del Potsdam Institute for Climate Impact Research (Istituto per la ricerca sull’impatto climatico - N.d.T), in Germania, uno degli autori della ricerca, ha affermato che studi precedenti avevano evidenziato che “il ruolo dell’agricoltura nelle emissioni di anidride carbonica è sempre maggiore: in tutto il mondo più una nazione diventa ricca maggiore è il quantitativo di carne consumata e, di conseguenza, si verifica un aumento delle diete ricche di calorie ".
Per ogni caloria di carne occorre utilizzare otto calorie di cereali. Si tratta di una forma di produzione alimentare poco efficiente. “D’altra parte, i paesi ricchi sprecano maggiori quantità di cibo, molto del cibo prodotto non raggiunge neppure i piatti”, ha sottolineato il professor Kropp che ha aggiunto che questo trend è destinato ad avere un considerevole impatto nel bilancio dell’anidride carbonica prodotta entro la metà del ventunesimo secolo. Gli studiosi hanno calcolato che circa il 10 per cento delle emissioni agricole responsabili dell’effetto serra potranno essere originate dallo spreco alimentare. Il gruppo di ricerca ha però esaminato i dati raccolti in passato per delineare scenari futuri e identificare dei percorsi che possano condurre a dei significativi miglioramenti in termini di lotta alla fame e riduzione delle emissioni di CO2.
Gli scienziati hanno osservato che “il fabbisogno globale di cibo è passato da 2300 calorie al giorno per persona a 2400 negli ultimi 50 anni, mentre il surplus di cibo è cresciuto da 310 calorie a testa al giorno a 510”. Nello stesso periodo, le emissioni nocive associate al surplus di cibo sono passate da 130 milioni di tonnellate di CO2 a 530, un aumento di oltre il 300%. Gli scenari futuri non fanno ben sperare. Hanno infatti calcolato che le emissioni associate con lo spreco di cibo potrebbero “aumentare tremendamente, fino a 2,5 giga tonnellate di CO2 all’anno.
Il prof Kropp ha aggiunto che "dal momento che molte economie emergenti come quelle della Cina o dell’india stanno aumentando rapidamente lo spreco alimentare, in conseguenza ai cambiamenti negli stili di vita dei loro cittadini, sempre più orientati verso prodotti di origine animale, questo potrebbe comportare un aumento corrispettivo delle emissioni che causano l’effetto serra e vanificare gli sforzi per la protezione climatica. Evitare lo spreco di cibo aiuterebbe molto a ridurre gli impatti ambientali sull’agricoltura e farebbe risparmiare molte risorse utilizzate per la produzione di cibo”.
Fonte – bbc.com
Traduzione – Laura Tajoli