Rifiuti, acque minerali e riciclatori insieme per dare nuova vita alle bottiglie
Sta facendo il giro degli addetti ai lavori l'articolo di Veronica Ulivieri sulla Stampa che qui riproduciamo e che espone l'avvio del processo di autorizzazione per il ciclo delle bottiglie di plastica - da La Stampa del 19.04.2016
19 April, 2016
di Veronica Ulivieri
L’obiettivo è avere a disposizione più polimeri riciclati adatti alla produzione di bottiglie per l’acqua minerale, spesso oggi importati in Italia dall’estero mentre il 50% degli imballaggi in Pet continua a non essere riutilizzato. Sei grandi nomi del settore acque minerali e soft drink, che insieme rappresentano circa il 31% del mercato (Ferrarelle, Lete, Maniva, Norda e San Pellegrino-gruppo Nestlè Waters, insieme alla Drink Cup, azienda che produce boccioni di acqua da cinque litri), con le tre imprese di riciclo della plastica Aliplast, Dentis e Valplastic, hanno deciso di realizzare un sistema per la raccolta e l’avvio al riciclo delle bottiglie in Pet chiamato Coripet, autonomo e alternativo a Conai, il Consorzio obbligatorio degli imballaggi creato nel 1997 con il decreto Ronchi. La richiesta di autorizzazione ad operare, corredata da un dossier di 350 pagine con numeri e previsioni, è stata presentata al ministero dell’Ambiente, che ora è chiamato a esprimersi entro tre mesi.
PIÙ POLIMERI, PIÙ CONCORRENZA
Oggi tutto il flusso di bottiglie, vaschette e flaconi in plastica provenienti dalla raccolta differenziata urbana è gestito interamente da Corepla, il consorzio di filiera che fa capo a Conai. Esistono solo tre sistemi autonomi, che però trattano gli imballaggi secondari e terziari, quelli cioè che servono a confezionare le merci per il trasporto e lo stoccaggio in magazzino. Quello dei tre riciclatori e delle sei aziende di bevande, cui fanno capo marchi come Acqua Panna, Levissima, Vera, Beltè, Sangemini, sarebbe invece il primo caso di sistema autonomo nell’ambito degli imballaggi con cui i consumatori vengono a contatto tutti i giorni, contribuendo così ad alzare il livello di concorrenza del settore.
Un’esperienza che in realtà non parte da zero, visto che Coripet è nato nel 2008, ed ha operato fino ad ora come consorzio volontario, gestendo una rete di ecocompattatori intelligenti per bottiglie in Pet installati nei supermercati, in grado di riconoscere gli imballaggi introdotti dagli utenti e restituire in cambio sconti e punti fedeltà da utilizzare per la spesa. E le nove aziende contano proprio su queste macchine intelligenti per intercettare imballaggi in Pet adatti a essere riutilizzati per produrre bottiglie per liquidi alimentari: l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare prevede infatti che in una bottiglia possano essere presenti fino al 50% di materia prima seconda, trattata da riciclatori autorizzati.
RACCOLTA SELETTIVA
“Per poter riciclare le bottiglie usate e farne nuove bottiglie, uno dei requisiti necessari è non solo che siano raccolte attraverso una intercettazione selettiva, cioè tramite ecocompattatori, ma che siano anche tracciate, cioè che sia possibile risalire a dove e quando la bottiglia è stata raccolta. Con questa modalità Coripet punta ad installare circa 540 compattatori l’anno, 270 grandi e 270 piccoli, in tutti i punti vendita che ce lo chiederanno, con particolare attenzione al Sud Italia. Oggi in via sperimentale ne abbiamo un centinaio tra grandi e piccoli”, spiega il presidente di Coripet Giancarlo Longhi. “Dopo 5 anni di esercizio”, si legge nel report presentato al ministero dell’Ambiente, “installando 2.700 ecocompattatori, Coripet sarà in grado di intercettare e avviare direttamente a riciclo 40.500 tonnellate annue (…), idonee anche al bottle to bottle”.
IMBALLAGGI DAI COMUNI
Il nuovo sistema punta anche ad avviare al riciclo gli imballaggi provenienti dalla raccolta differenziata urbana. Li acquisterà dai Comuni come oggi fa il consorzio Corepla, in base a un accordo che il nuovo consorzio vorrebbe stringere con l’Associazione dei comuni italiani (Anci). Non provenendo da una raccolta selettiva, non potranno essere riutilizzati per le bottiglie dell’acqua minerale, ma saranno usati per altri prodotti, dalle felpe in pile ai secchi. “Ai sindaci offriremo condizioni più vantaggiose per il servizio di raccolta, pagando 305 euro a tonnellata anziché i circa 280 euro pagati in media da Conai, mentre per produttori e utilizzatori di bottiglie in Pet il contributo ambientale sarà lo stesso richiesto al momento da Conai, pari a 188 euro a tonnellata e resterà fisso per i primi cinque anni di attività del consorzio”, aggiunge Longhi.
IL 50% DEL PET ANCORA NON RICICLATO
Il Testo unico ambientale impone ai sistemi autonomi di rispettare precisi requisiti, tra i quali la raccolta dei propri imballaggi e l’operatività su tutto il territorio nazionale. Regole che, assicurano da Coripet, “il consorzio è già pronto a rispettare”. Dopo cinque anni di esercizio, si legge nel report depositato al ministero dell’Ambiente, Coripet prevede di garantire “l’intercettazione e il recupero di circa l’80% degli imballaggi immessi al consumo” dai consorziati. Sarebbero oltre 110 mila tonnellate su 141 mila, “di cui circa 69.000 tonnellate recuperate grazie alla raccolta differenziata in convenzione con i Comuni e 40.500 tonnellate recuperate grazie agli ecocompattatori”. Previsioni che, se rispettate, contribuirebbero a migliorare il quadro attuale, dove, spiegano dall’associazione dei riciclatori e rigeneratori delle materie plastiche Assorimap, nel 2015 “per il solo segmento del Pet le tonnellate immesse a consumo, cioè tutte le bottiglie ed i flaconi di plastica, sono state circa 400 mila di cui il 50% è stato raccolto ed avviato a riciclo. Manca all’appello l’altro 50%, circa 200 mila tonnellate che hanno destini diversi: dalla discarica al termovalorizzatore o dispersi nell’ambiente”.
Al momento si attende quindi l’autorizzazione provvisoria ad operare da parte del ministero dell’Ambiente, cui poi dovrà seguire il via libera definitivo. Se nel frattempo il ddl concorrenza in discussione in Senato diventerà legge, per la prima volta il parere tecnico in questo tipo di procedimenti dovrebbe essere espresso dall’Ispra, in qualità di soggetto terzo, anziché dallo stesso Conai, come prevede tutt’ora la legge. “Il nostro progetto”, riflette Longhi, “non mette in pericolo il sistema Conai dal punto di vista economico, rappresenta un’applicazione del principio comunitario della ‘responsabilità estesa del produttore’ e si inserisce nell’ambito del processo di liberalizzazione già auspicato dall’Antitrust, e iniziato di recente con l’autorizzazione concessa al consorzio dei pallet in plastica Conip”.