Inquinamento dell'aria. Ecco che cosa provoca alle arterie
La cattiva condizione dell'aria indurisce i vasi sanguigni e rende il sangue più denso, causando problemi cardiovascolari. Lo studio dell'Università di Washinghton documenta nel dettaglio i danni alla salute
06 June, 2016
Per anni, i disturbi cardiaci sono stati collegati all’inquinamento atmosferico, anche se i passaggi fisiologici di causa ed effetto non sono sempre risultati chiari. Adesso, però, uno studio condotto su un arco temporale piuttosto lungo ha documentato per la prima volta che l’inquinamento dell’aria rende il sangue più denso e indurisce le arterie, causando problemi cardiovascolari come infarti e attacchi cardiaci. “La novità sta nel collegamento tra inquinamento atmosferico e l’evidente progredire dell’arteriosclerosi, una malattia che è alla base della maggior parte degli attacchi cardiaci e degli infarti”, spiega Joel Kaufman, professore all’Università di Washington, autore della ricerca. “Lo studio fornisce nuove importanti informazioni su come l’inquinamento influenzi i principali processi biologici e causi disturbi cardiaci”.
Lo studio, durato una decina di anni, è stato pubblicato da The Lancet. Dimostra che i cittadini americani che vivono nelle aree più inquinate hanno tassi di arteriosclerosi accelerati, spesso il 20 per cento più elevati delle persone che abitano in aree meno inquinate. L’inquinamento dell’aria scatena l’infiammazione delle cellule e colpisce i globuli bianchi che devono proteggere il corpo dalle malattie infettive e dagli agenti esterni e questo può danneggiare le arterie. L’arteriosclerosi causa la formazione di delle placche all’interno delle arterie, i canali che portano il sangue ricco di ossigeno dal cuore e al resto del corpo. La malattia interrompe il flusso di sangue, causando serie complicazioni cardiovascolari. Le placche sono fatte di grasso, colesterolo, calcio e altre sostanze. L’arteriosclerosi è piuttosto comune, colpisce l’80 per cento degli Americani sopra i 30 anni e causa malattie cardiovascolari che possono condurre alla morte.
Per anni, gli scienziati hanno collegato l’inquinamento atmosferico e le emissioni dei veicoli a motore con la mortalità in generale, con la mortalità cardiovascolare e con le malattie cardiovascolari. Sono persino riusciti a calcolare il numero di persone vittime dell’inquinamento dell’aria. Lo scorso febbraio il Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study, (Studio sul carico globale delle lesioni e dei fattori di rischio – N.d.T.) lo sforzo più esaustivo di misurare i trend epidemiologici mondiali, ha calcolato che circa 5,5 milioni di persone sono morte prematuramente nel 2013 a causa dell’inquinamento interno ed esterno.
Gli studi epidemiologici effettuati, per quanto servano a dare al problema un contorno quantitativo, sortiscono risultati che dipendono spesso da dati che sono stati raccolti con scopi differenti. Lo studio attuale è il più approfondito mai condotto sugli effetti dell’esposizione all’inquinamento per esaminare il legame tra inquinamento e salute cardiovascolare. “Seguendo un gruppo di adulti per dieci anni siamo stati capaci di verificare se chi viveva nelle località più inquinate aveva nel tempo ingrossato i vasi sanguigni più velocemente”, ha dichiarato Sara Adar, autore e professore associato di epidemiologia all’Università del Michigan.
Nato da un’iniziativa della Environmental Protection Agency (Agenzia per la Protezione Ambientale – N.d.T.) e dai National Institutes of Health (Istituti Nazionali per la Salute – N.d.T.), lo studio ha coinvolto 6000 persone di sei stati degli USA diversi, che non avevano trascorsi di malattie cardiovascolari. Per avere un quadro esaustiva, i ricercatori hanno assoldato donne e uomini di mezza età di quattro gruppi etnici: bianchi, ispanici, afro-americani, cinesi. Hanno effettuato un esame accurato dei loro organisimi per verificare la loro situazione arteriosa e poi hanno calcolato la loro esposizione al PM 2.5 – un inquinante che proviene principalmente dalla combustione dei carburanti – all’ossido di azoto, al biossido di azoto e al nerofumo.
Alla fine, i ricercatori hanno verificato che coloro che vivevano nelle aree più inquinate come Los Angeles avevano placche di calcio nelle arterie. Le placche calcificate nelle coronarie sono state sempre associate alle malattie cardiovascolari. “Questi risultati sembrano essere comuni a tutte le persone, di ogni razza o etnia e di qualsiasi condizione economica”, ha detto Kaufman, che adesso punta a utilizzare i dati per stabilire quanto l’inquinamento atmosferico influisca sugli attacchi cardiaci.
Un’altra importante scoperta dello studio è che l’inquinamento atmosferico accelera la progressione dell’arteriosclerosi anche quando è inferiore agli standard richiesti. E questo fa sorgere la domanda sulla qualità dell’aria necessaria per evitare danni ambientali, soprattutto in un momento in cui la qualità dell’aria sta generalmente migliorando negli Stati Uniti. “L’esposizione all’inquinamento è molto più bassa di un tempo, ma ancora ne vediamo gli effetti dannosi”, ha sottolineato Kaufman. “La domanda, allora, è: di quanto dobbiamo abbassare i livelli di inquinamento prima di potere registrare un’inversione di tendenza”?
Fonte: thinkprogress.org
Traduzione: Laura Tajoli