Shopper compostabili, al via la campagna di denuncia contro camorra e sacchetti illegali
Legambiente lancia la campagna #UnSaccoGiusto con Fortunato Cerlino, boss in "Gomorra", e denuncia la mano della camorra su shopper compostabili: 40.000 ton di plastica illegale per 160 mln di euro
09 June, 2016
Cosa si nasconde dietro un semplice sacchetto di plastica per la spesa, uno di quelli che in Italia per legge dovrebbe essere biodegradabile? È possibile immaginare che la mano della camorra sia arrivata a compromettere anche questo settore? E che per difendere questo giro d’affari illegale sono state anche uccise due persone? Ebbene sì, dietro a una busta della spesa potrebbe nascondersi la criminalità organizzata che in Italia controlla gran parte del mercato dei sacchetti di plastica bio, non soltanto al Sud, e impone ai commercianti l’acquisto e la distribuzione di prodotti illegali non compostabili. Un giro di affari che ruba fatturato all’economia sana, sottrae risorse all’erario e danneggia l’ambiente e i cittadini. Si considera che circa la metà dei sacchetti in circolazione siano illegali, un volume pari a circa 40 mila tonnellate di plastica, una perdita per la filiera legale dei veri shopper bio pari a 160 milioni di euro, 30 solo per evasione fiscale. Una filiera nera che danneggia chi produce correttamente bioplastiche compostabili e disincentiva gli investimenti nel settore. Il tutto senza considerare i gravi danni all’ambiente e al mare, oltre all’aggravio dei costi di smaltimento dei rifiuti quantificato in 50 milioni di euro.
A denunciarlo è la campagna di Legambiente #UnSaccoGiusto, lanciata oggi a Roma presso la Casa del Cinema con testimonial d’eccezione Fortunato Cerlino - alias Pietro Savastano, il superboss della serie Tv Gomorra, che ha prestato la sua immagine per un corto di denuncia su questo nuovo business della criminalità organizzata. Il corto da oggi e per tutto il mese di giugno sarà diffuso sul web e, grazie al supporto di Sky, sui canali della piattaforma satellitare, oltre che in più di 250 sale cinematografiche in tutta Italia grazie alla collaborazione di Movie Media. Realizzato e prodotto da Kfield e Dont’Movie, il video della durata di 3 minuti interpretato da Fortunato Cerlino con un singolare espediente creativo invita lo spettatore a guardare dietro le cose, a stare attenti anche a quello che può esserci dietro un sacchetto.
“#UnSaccoGiusto è una campagna per dire no alle buste in plastica e soprattutto alla criminalità organizzata", ha spiegato Rossella Muroni, presidente di Legambiente, durante la conferenza stampa di lancio. "La legge italiana sulle buste di plastiche è innovativa e straordinaria, diventata esempio in Europa. Purtroppo proprio perché incide su un comparto produttivo molto importante è diventata terreno d’azione delle ecomafie che inquinano il mercato legale e impongono i loro prodotti soprattutto negli esercizi commerciali al dettaglio o nei mercati rionali. Del resto produrre fuori legge costa la metà: un chilogrammo di bioplastica costa circa 4 euro, mentre un chilogrammo di materiale in polietilene ne costa due. Sul mercato però vengono venduti allo stesso prezzo, rendendo alla filiera illegale grandi guadagni. Proprio ieri il Ministro Galletti insieme alla Guardia di Finanza ha denunciato alcuni sequestri nel sud d’Italia, dimostrando che l’azione di contrasto delle Forze dell’Ordine è la strada maestra per fermare questi odiosi crimini che bloccano il futuro del nostro paese”.
La campagna intende inoltre chiamare all’azione anche i singoli cittadini che sul sito www.legambiente.it/unsaccogiusto potranno segnalare le illegalità e gli esercizi dove vengono usati shopper taroccati.
Il corto e la campagna sono inoltre dedicati alla storia della CoopVentuno, una piccola start up che produce prodotti compostabili e che promuove la legalità in questo settore proprio a Castel Volturno. Una bella realtà di riscatto nata nel cuore della Terra dei fuochi dall’idea di Gennaro Del Prete e Massimo Noviello, due uomini accomunati dalla morte dei rispettivi padri uccisi dalla camorra perché volevano un’Italia libera dalle illegalità e perché avevano cercato di fermare il racket delle buste di plastica.“Le morti tragiche dei nostri padri non sono state vane perché il loro coraggio e la voglia di una società civile fondata sulla legalità e sul lavoro onesto continuano oggi a vivere nella cooperativa sociale che abbiamo fondato”, spiegano Massimiliano Noviello e Gennaro del Prete durante la conferenza. “Liberare il mercato dagli shopper illegali significa aprirlo a una parte dei produttori di bioplastiche compostabili, che oggi non possono vendere, con un aumento degli investimenti nel settore che garantirebbero una prospettiva diversa a chi produce i sacchetti legalmente”.