Quali sarebbero gli effetti della Brexit sull'ambiente?
La fuoriuscita della Gran Bretagna dalla UE avrebbe delle precise ricadute sull'ambiente. Un rapporto stilato dall’Institute for European Environmental Policy fa il punto sulla questione
21 June, 2016
di Jan Johnston
Che cosa ha fatto l’Europa per proteggere l’ambiente nel Regno Unito?
Sulle questioni ambientali l’Unione Europa ha sviluppato una legislazione all’avanguardia su tutta una serie di punti, che hanno contribuito a fermare l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, protetto le specie in pericolo e imposto salde barriere sull’utilizzo di coltivazioni geneticamente modificate e fertilizzanti chimici.
Molti di coloro che hanno nuotato nei mari di alcune delle spiagge più popolari della Gran Bretagna negli anni Settanta possono raccontare storie terribili riguardo alle condizioni ambientali di questi siti. Invece, oggi, soltanto il 4,9 per cento delle stazioni balneari del Regno Unito possiedono una “scarsa” qualità dell’acqua, anche se, in generale, in questo ambito il paese si colloca in fondo alla classifica europea.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente evidenziato come la qualità dell’aria in molte città inglesi sia al di sotto degli standard richiesti. Pochi, però mettono in dubbio che la situazione sarebbe sostanzialmente peggiore se i regolamenti europei non avessero continuamente pungolato i governi britannici, biasimandoli per non avere compiuto progressi significativi in questo settore. Nonostante le ricerche dimostrino che ovunque un numero di persone compreso tra i 30 e i 60 mila muore prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico, la Corte Suprema britannica ha dovuto intervenire per costringere il governo a stilare un piano di azione per andare incontro agli standard europei.
La Direttiva Europea sull’Energia Rinnovabile, che impone che almeno il 20 per cento dell’energia venga prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020, ha contribuito alla rapida crescita industriale degli ultimi anni. Il regolamento europeo che ha reso effettiva la Convenzione sul Commercio Internazionale per le specie animali e vegetali in via di estinzione (CITES), aiuta a impedire la vendita di avorio, corna di rinoceronte e pinne di squalo è davvero “stringente”, stando a quanto espresso in un rapporto sugli effetti ambientali della Brexit stilato dall’Institute for European Environmental Policy (IEEP – Istituto Europea per le Politiche Ambientali – N.d.T.).
La UE ha fatto danni?
La Common Fisheries Policy (CFP – Politica Comune per la Pesca) è stata ideata per la conservazione delle specie ma è stata oggetto di critiche per anni, soprattutto per il fatto di permettere che i pesci vengano catturati e poi rigettati in mare morti per impedire che si superi il limite di pesca di alcune specie. La UE ha cercato tardivamente di porre rimedio con un divieto entrato in vigore nel gennaio 2016. Alcuni pensano che i controlli siano troppo severi e il Ministro del Gabinetto, il pro-Brexit Michael Glove, ha sostenuto che l’impresa di pesce di suo padre a Aberdeen era fallita a causa delle normative di Bruxelles. Nonostante i suoi limiti, comunque, la CFP ha permesso che pesci come il merluzzo potessero di nuovo crescere in numero, e il governo ha affermato che un simile sistema dovrebbe restare anche nella Gran Bretagna post-Brexit. La Marine Conservation Society ha affermato che anche se la CFP era stata “universalmente considerata un fallimento”, la sua nuova versione “riformata radicalmente” potrebbe “portare benefici all’ambiente e all’industria del pesce”. Il parlamentare conservatore Damian Green ha dichiarato, in maniera più tiepida che “la CFP è migliore di quanto fosse un tempo”.
La Common Agricultural Policy (Politica Agricola Comune - CAP – N.d.T.) è stata accusata di favorire le grandi aziende agricole e di massimizzare la produzione di cibo a scapito dell’ambiente, anche se l’eredità del periodo post-bellico negli anni recenti ha lasciato il posto a schemi più ambientalisti. Il rapporto dell’Institute for European Environmental Policy, comunque, conclude che la CAP è “ancora lontana dall’essere una politica ambientale ben concepita e messa in pratica”, mentre Greenpeace ha sostenuto che la CAP “incentiva i contadini a tenere la terra a maggese, impedendole di tornare incolta, così resta improduttiva e con una scarsa bio-diversità”.
Alcuni sostengono che gli standard europei per l’ambiente sono troppo severi. Il “principio precauzionale” inserito nei trattati della UE rallenta l’Europa rispetto al resto del mondo nell’adottare nuove tecnologie che possono danneggiare la natura. La linea europea sulle coltivazioni geneticamente modificate, per esempio, è stata contestata da alcuni scienziati che credono che impedisca l’utilizzo di piante che non sono per niente dannose e che, invece, potrebbero portare grande beneficio all’ambiente, riducendo l’uso di pesticidi. Chi si oppone agli OGM difende le sue posizioni citando il principio precauzionale. La National Farmers Union (NFU - Unione Nazionale degli agricoltori – N.d.T.) ha recentemente espresso la sua “esasperazione” nei confronti della UE per la mancata re-introduzione di una licenza per l’utilizzo dell’erbicida glifosato in seguito a una disputa sul suo essere o meno cancerogeno. La NFU sostiene che questa sostanza, le cui tracce possono essere riscontrate anche nel latte materno e nell’urina, sia sicura.
I provvedimenti UE saranno ancora validi dopo la Brexit?
Qualsiasi legge inserita nella legislazione inglese e scozzese resta valida anche nel caso in cui il Regno Unito dovesse lasciare la UE, ma poi il parlamento avrebbe il potere di apportare tutte le modifiche che vuole. I parlamentari, tuttavia, dovrebbero prestare attenzione a non danneggiare le esportazioni verso la UE, cambiando le regole. Questa situazione dovrebbe cambiare a seconda che il Regno Unito lasci o meno la UE ma mantenga la sua posizione nel mercato interno, restando un membro della Area Economica Europea (EEA), con uno status simile a quello della Norvegia o dell’Islanda. Restare nella EEA manterrebbe in vigore molte delle leggi ambientali ma per esempio la Bathing Water Directive (Direttiva sulle acque di balneazione – N.d.T.) che ha contribuito a rendere le spiagge molto più gradevoli, cesserebbe di essere in uso.
I parlamentari pro-Brexit sostengono che fuori dalla UE il Parlamento sarebbe in grado di fare leggi specifiche per la Gran Bretagna. George Eustice, ministro per l’Ambiente, il Cibo e gli Affari Rurali ha recentemente affermato che la UE è affetta da “inerzia, inconsistenza e indecisione”, mentre un Regno Unito pro-Brexit sarebbe “più agile” e avrebbe la capacità di “agire, decidere e fare delle cose”. Inoltre, ha predetto che senza UE ci saranno più soldi per aiutare l’ambiente e gli agricoltori. “Il governo inglese continuerà a dare agli agricoltori e all’ambiente il suo sostegno, proprio come adesso e anche di più”, ha affermato Eustice. “Il Primo Ministro è stato chiaro su questo punto. I soldi spesi per la nostra campagna e la nostra natura è piccola cosa paragonata a quello speso da altri dipartimenti. Però, se ne avessimo il controllo, potremo spendere i nostri soldi pin modo più efficace. “Per sostenere gli habitat naturali e la qualità della vita degli animali selvatici utilizzeremo gli stessi sistemi di adesso, ma tutto sarebbe più semplice”.
I sostenitori della Brexit affermano spesso che lasciare la UE permetterebbe alla Gran Bretagna di proteggere le sue specie marine in modo più efficace perché potrebbe decidere come e quanto permettere alle flotte di pescatori di accedere alle acque, così come accade in Spagna. I pesci, per, tendono a non rispettare i confini nazionali. “Se abbandoniamo la UE non avremo il controllo automatico delle acque dove peschiamo”, ha dichiarato la Defra in un volantino. Greenpeace ha detto che è “possibile in teoria” che il Regno Unito conservi la legislazione europea sull’ambiente. in ogni caso, Greenpeace ha affermato che “è molto più probabile che tutti i provvedimenti positivi vengano scartati, e vengano mantenuti i peggiori”. Così, per esempio, probabilmente si continuerebbe a dare sussidi ai ricchi proprietari terrieri per tenere la loro terra improduttiva. Greenpeace ha descritto il governo inglese come uno dei più “retrogradi in Europa sulle questioni ambientali”. L’ambiente, in caso di Brexit, probabilmente soffrirebbe molto. È difficile prevedere la complessa catena delle conseguenze, ma la Brexit sarebbe sicuramente dannosa per l’ambiente del Regno Unito e, probabilmente, del mondo”.
L’Europa sentirebbe la mancanza del Regno Unito per le questioni ambientali?
Secondo il rapporto IEEP, probabilmente sì. “Durante gli ultimi quattro decenni, il Regno Unito ha aiutato molto lo sviluppo della legislazione della UE, con suggerimenti e politiche mirate riguardo alla qualità ambientale”.
In generale, lasciare l’Unione Europea avrebbe unimpatto positivo o negativo per il mondo della natura?
Secondo il rapporto IEEP, l’Unione Europea ha probabilmente sviluppato il più completo e influente sistema legislativo sull’ambiente di tutto il mondo. “La UE è riuscita a stabilire un approccio comune e condiviso su tutta una serie di questioni ambientali. Questo ha permesso di innalzare gli standard ambientali in tutta Europa”, recita il rapporto dello IEEP e aggiunge che questo ha avuto una ricaduta anche sul resto del mondo, soprattutto nei paesi che esportano verso l’Unione Europea.
Fonte – indipendent.co.uk
Traduzione – Laura Tajoli