Puglia, Movimento Rifiuti Zero: “L’Agenzia unica per i rifiuti? In Emilia Romagna è stata un fallimento”
Audizione del Movimento Rifiuti Zero sulla nuova legge regionale dei rifiuti che sta prendendo corpo in Commissione Ambiente. “L’Agenzia unica regionale, così come prospettata, presenta criticità tipiche del gigantismo organizzativo"
19 July, 2016
Ringrazio il presidente della
Commissione Caracciolo e la consigliera regionale Rosa Barone per l’invito, un
saluto a tutti i presenti quest’oggi all’audizione sul Disegno di legge
regionale n° 128 del 14.07.2016, per la modifica alla legge regionale 24/2012.
Come sappiamo, il disegno di legge prevede l’istituzione di un’Agenzia unica regionale con lo scopo di accelerare gli affidamenti per la realizzazione e gestione degli impianti di riciclo, nonché del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani, una specie di General contractor che per conto dell’Ente regionale, con personalità giuridica e potere di spesa, indirizza enormi flussi monetari.
Per inciso, voglio evidenziare che le migliori esperienze italiane nella corretta gestione dei rifiuti, che sono il Veneto, il Trentino A. A. e il Friuli Venezia Giulia, con le migliori performance in termini di percentuali di raccolta differenziata e di costi/abitante/anno, non hanno il modello di governance che propone oggi la regione Puglia. Questo modello lo troviamo in Italia nella sola Emilia Romagna, dove l’Agenzia è stata costituita con legge regionale n° 23/2011 e non ha mai prodotto un affidamento di gara, nonostante la maggior parte degli affidamenti dei servizi siano scaduti dal 31 dicembre 2011 e da allora semplicemente prorogati.
Ricordo a me stesso che la Direttiva 2008/98/CE della Comunità europea stabilisce un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti, per proteggere l’ambiente e la salute umana, sottolineando l’importanza di adeguate tecniche di gestione, riutilizzo e riciclaggio, volte a ridurre le pressioni sulle risorse e a migliorare il loro uso. In più stabilisce una gerarchia dei rifiuti e pone al primo posto la Prevenzione.
L’Emilia Romagna, che la Puglia vorrebbe eleggere a modello di riferimento per la governance, per vari motivi, secondo il rapporto ISPRA 2015 (pag. 45, figura 2.13) è la regione italiana con il peggiore indice di Kg./pro-capite/annuo di rifiuti, il 40% maggiore di Veneto, Trentino A.A. e Friuli V.G. citate sopra come esempi virtuosi, seconda solo alla Lombardia per numero di inceneritori (Ispra 2015, pag. 103, fig. 3.3.1).
Tornando all’Agenzia unica regionale, è auspicabile che il livello decisionale e di spesa sia il più vicino possibile al corpo elettorale, potendo esso premiare o sanzionare il risultato ottenuto, oltre che mettere in competizione positiva i territori. Al contrario, con decisioni prese al livello più alto - il coinvolgimento dei Comuni in questa struttura è poco più che formale -, gli amministratori locali e gli stessi cittadini vengono deresponsabilizzati, con evidenti ricadute negative.
Sarebbe quindi auspicabile che l’Agenzia pianificasse e realizzasse gli impianti e la regolazione tariffaria delle concessioni, concordandola e condividendola con gli Enti locali in base alle esigenze dei singoli raggruppamenti territoriali funzionali (gli attuali ARO), in un quadro complessivo e una cornice territoriale tale da ottenere economie di scala, ma senza eccedere nei dimensionamenti. L’affidamento del servizio di spazzamento, raccolta, e trasporto dei rifiuti solidi urbani andrebbe lasciato agli attuali Ambiti di raccolta ottimali.
L’Agenzia unica regionale, così come prospettata, presenta criticità tipiche del gigantismo organizzativo, mettendo in campo enti con grandi capacità di spesa e imprese di grandi dimensioni che fanno da collettori di importanti commesse, inevitabilmente parcellizzate in sub-appalti, con tutti gli aspetti negativi che questa pratica porta con sé, non ultimo il restringimento dei diritti e delle condizioni contrattuali dei lavoratori.
Il disegno di legge oggetto di questa discussione prevede in sede di prima attuazione la conferma della perimetrazione degli ARO, che potranno essere oggetto di verifica e di accorpamento in “Aree Omogenee”, lasciando in questo modo carta bianca sulla futura composizione di queste aggregazioni, un aspetto di fondamentale importanza che può determinare ricadute importanti sull’intero sistema.
Sarebbe, infatti, deleterio l’affidamento di appalti di servizio su base provinciale, in base alla suddivisione dei Bacini predisposta nel disegno di legge, il cui numero di residenti è il seguente: Brindisi e Bat circa 400.000 abitanti, Taranto e Foggia circa 600.000, Lecce 800.000, Bari città metropolitana 1.260.000.
Come sappiamo, il decreto legislativo n° 50 del 19 aprile 2016, il cosiddetto Codice degli Appalti pubblici, cambia le regole per l’affidamento dei servizi: non più gare per poche grandi imprese, ma lotti ristretti. L’art. 51 indica la direzione da seguire per le stazioni appaltanti: suddividere i lotti al fine di favorire l’accesso alle microimprese, alle piccole e medie imprese.
A questo proposito è utile ricordare che a Rutigliano, comune pluripremiato da Legambiente come il più riciclone di Puglia, il servizio viene gestito da una piccola azienda.
Il codice per gli appalti non indica in maniera esplicita quale debba essere il lotto ottimale per l’affidamento del servizio, per cui occorre rivolgersi ai documenti dell’autorità per la concorrenza, che nel libro bianco appena pubblicato indica quali grandezze ottimali per il servizio di raccolta dei rifiuti, aree con popolazione servita compresa in un range fra 30.000 e 100.000 abitanti (punto 19) e comunque con un massimo assoluto di 100.000 utenti (corrispondenti a circa 200.000 abitanti)(punto 461). Lo stesso documento dell’Autorità indica che nel caso di raccolta di tipo domiciliare, le grandezze indicate per i Bacini ottimali risultano minori, per cui le attuali dimensioni degli Aro tendono già a superare il limite massimo indicato, sconsigliando qualsiasi ulteriore aggregazione.
Nella relazione tecnica esplicativa che accompagna lo schema di disegno di legge, si attribuisce una carenza impiantistica da recuperare relativa alla provincia Bat, con riferimento all’assenza di impianto di trattamento meccanico biologico.
Il rapporto ISPRA 2015 segnala invece la regione Puglia come esempio positivo, la più virtuosa a livello nazionale: solo l’1% di rifiuti smaltiti in discarica sono senza pretrattamento, a testimonianza dell’assenza di deficit impiantistico di questo tipo (Ispra 2015, fig. 3.4.2).
A questo proposito è bene precisare che il pretrattamento dei rifiuti, da una parte serve a migliorarne la stabilità biologica, riducendo l’umidità e il volume prima dello smaltimento in discarica, dall’altra a incrementare il loro potere calorifico per rendere più efficiente il processo di combustione, forma di gestione che evidentemente andrebbe fortemente ridimensionata, se non addirittura eliminata, secondo le recenti raccomandazioni europee in materia di economia circolare.
Questi impianti andrebbero riconvertiti da produttori di CSS a impianti di selezione (cosiddette fabbriche dei materiali), per essere utilizzati per il recupero di materia, sia del rifiuto residuale, a valle di una raccolta differenziata spinta, che delle frazioni differenziate, riuscendo a recuperare gran parte del rifiuto residuo, dando così elasticità all’intero sistema, secondo indirizzi adottati da un numero crescente di territori, allo scopo di assicurare coerenza con scenari a crescente raccolta differenziata.
Su questa strada si inserisce il poco funzionale sistema ReMat, studio commissionato dalla Regione Puglia al Politecnico di Bari (delibera Giunta regionale n° 952 del 20/05/2014), al quale sembra riferirsi l’art. 9, comma 3, punto “e” del disegno di legge 128 in discussione, che a fronte del 20% di recupero di materia lascia all’incenerimento un eccessivo 52% di residuo CSS.
Ci sono invece sul mercato esperienze molto più performanti, con residuo di CSS molto più basso, come quella della Sesa S.p.A. di Este (PD), che utilizzano il materiale derivante dal recupero di plastiche eterogenee estruse in sostituzione dell’asfalto.
L’azione che andrebbe fatta in maniera prioritaria per evitare spreco di risorse economiche, sarebbe quello di un efficace Piano regionale per la riduzione dei rifiuti, sulla cui consapevolezza lascia qualche dubbio il titolo di testa della pagina “Gestione rifiuti e bonifica” sul sito istituzionale della regione Puglia, il quale cita testualmente: “In materia di rifiuti la Regione prevede differenti azioni finalizzate alla loro riduzione in termini di quantità e pericolosità, tramite l’incremento della raccolta differenziata e il recupero”.
La riduzione dei rifiuti andrebbe fatta a monte diminuendone la produzione tout-court.
Da parte del Movimento Legge rifiuti zero, ribadiamo tutta la nostra disponibilità, così come richiesta dallo stesso Presidente Emiliano lo scorso 19 aprile alla nostra Assemblea nazionale qui a Bari, per una approfondita collaborazione, mettendo a disposizione le nostre migliori esperienze, i nostri studi, le personalità che in questi anni stanno diffondendo le buone pratiche di gestione dei rifiuti non solo in Italia ma in molti paesi europei.
Grazie per l’ascolto.
Movimento Nazionale Legge Rifiuti Zero
Bari, 19 luglio 2016