Precauzioni sui Wifi a scuola? Ennio Cadum (Arpa Piemonte) su mozione Consiglio Regionale
"Emissioni inferiori a quelle dei telefonini o degli apparecchi Tv". Il commento scritto di Ennio Cadum per Eco dalle Città sulla mozione Consiglio Regionale del Piemonte
22 July, 2016
Abbiamo chiesto a Ennio Cadum di Arpa Piemonte attualmente dirigente nel Centro Regionale per
l'epidemiologia e la salute ambientale di fare un po' di chiarezza sui rischi relativi alle onde elettromegnetiche prodotte dal wi-fi. Ecco la sua risposta.
Cerco di riassumere
il mio pensiero, allegando alcuni studi e revisioni recenti.
La mozione si basa sull'esistenza di una sindrome, che viene citata all'inizio del testo, definita ipersensibilità elettromagnetica, i cui pazienti lamentano disturbi se, dicono, posti in vicinanza ad un campo elettromagnetico, e sulle precauzioni che si possono prendere, per lo più in ambiente scolastico.
Ora, sull'esistenza dell'ipersensibilità elettromagnetica vi sono pareri ampiamente discordi (vedi 2 articoli allegati). Che vi siano persone che si lamentino è assodato. Che la causa sia il campo elettromagnetico in cui sono immersi invece non solo non è supportato da prove, ma quelle disponibili in campo clinico sono negative. Non considero quanto riportato in vari siti web (tipo http://www.noelettrosmogroma.org/n/ http://retenoelettrosmog.blogspot.it/ http://www.noelettrosmog-piemonte.org/ ).
Riporto le conclusioni della più completa review sull'argomento (allegata):
An extensive literature search identified 15 new experiments. Including studies reported in our earlier review, 46 blind or double-blind provocation studies in all, involving 1175 IEI-EMF volunteers, have tested whether exposure to electromagnetic fields is responsible for triggering symptoms in IEI-EMF. No robust evidence could be found to support this theory. However, the studies included in the review did support the role of the nocebo effect in triggering acute symptoms in IEI-EMF sufferers. Despite the conviction of IEI-EMF sufferers that their symptoms are triggered by exposure to electromagnetic fields, repeated experiments have been unable to replicate this phenomenon under controlled conditions.
(Rubin GJ(1), Hillert L, Nieto-Hernandez R, van Rongen E, Oftedal G. Do people with idiopathic environmental intolerance attributed to electromagnetic fields display physiological effects when exposed to electromagnetic fields? A systematic review of provocation studies. Bioelectromagnetics. 2011 Dec;32(8):593-609.)
inoltre uno studio del 2013 aveva messo in correlazione l'insorgenza di disturbi da ipersensibilità con campagne mediatiche contemporanee, evidenziando un effetto nocebo, che, al pari del placebo, determina alterazioni dello stato di salute dei soggetti pur in assenza di esposizioni verificabili:
Media
reports about the adverse effects of supposedly hazardous
substances can increase the likelihood of experiencing symptoms
following sham exposure and developing an apparent sensitivity
to it. Greater engagement between journalists and scientists is
required to counter these negative effects.
(Witthöft M,
Rubin GJ. Are media warnings about the adverse health effects of
modern life self-fulfilling? An experimental study on idiopathic
environmental intolerance attributed to electromagnetic fields
(IEI-EMF). J Psychosom Res. 2013 Mar;74(3):206-12.)
Nonostante la scarsità di evidenze cliniche ed epidemiologiche sui rischi specifici dei wifi vari comuni in Italia e all'estero hanno deciso per precauzione di sostituire i wifi nelle scuole con reti cablate, sulla base di varie informazioni che si stanno diffondendo nei Paesi Occidentali di segnalazioni di stati di malessere tra studenti ed insegnanti dopo l'introduzione del wifi in alcune scuole, e sulla base di siti di informazione che riportano casistiche voluminose , ma che ad una verifica non sono risultate sorrette da indagini condotte secondo criteri accreditati (ved ad esempio il sito http://www.powerwatch.org.uk/ )
Per quanto riguarda studi specifici considerando solo il router wifi come sorgente di esposizione, una ricerca condotta recentemente da noi non ha individuato nessun studio. Considerando che il campo di frequenze e l'intensità dei wifi è simile (ma non uguale) a quella dei telefoni cellulari e dei loro ripetitori, sono citati spesso gli effetti dei telefoni cellulari, che presentano intensità di campo decisamente superiori. È l'uso di PC portatili collegati al wifi che determina un campo più intenso, e al quale si possono riferire eventualmente suggerimenti di .
Le categorie a rischio citate nella mozione (bambini, donne incinte, anziani) non sono coerenti con le conoscenze di letteratura. Vi È una minoranza di studi positivi sui bambini, nessuno studio positivo in gravidanza, mentre gli anziani non sono una categoria a rischio, anzi presentano una protezione maggiore rispetto ad eta' inferiori.
In Belgio è stata fatta nel 2014 una valutazione dell'esposizione a campi elettromagnetici (CEM) a radiofrequenza anche nelle scuole. I risultati davano nelle scuole un CEM compreso nel 94% dei casi sotto 1 Volt/metro e un valore medio di 0,2 Volt/metro con un unico picco massimo misurato in una sede di 3,2 Volt/metro. Si tratta di valori bassi. La media delle abitazioni si aggira sui 0,5 Volt/metro. Ecco una tabella generica di comparazione delle intensità di campo in varie situazioni (riportata sul sito powerwatch inglese, credo in questo caso attendibile):Telefono cellulare
tenuto vicino alla testa 10
÷ 150 V/m*
Telefono Cordless DECT tenuto vicino alla testa
10 ÷ 80
V/m
Forno a micronde a 1 metro
1 ÷ 6 V/m
Computer portatile Wi-Fi
tenuto in grembo
1 ÷ 5 V/m
Router Wi-Fi a 50 cm
1 ÷ 2 V/m
Torre del telefono cellulare a 150 metri
0,5 ÷ 2 V/m
Unità base DECT a 50 cm
0,5 ÷ 2 V/m
Monitor digitale per bambini a 1 metro
dal bambino 0,3 ÷ 0,7 V/m
Apparecchio
Bluetooth a 50 cm
0,3 ÷ 0,7 V/m
Unità base DECT a 3 metri
0,2 ÷ 0,4 V/m
Router Wi-Fi a 5 metri
0,1
÷ 0,2 V/m
Ricordo che negli studi epidemiologici la soglia per i non esposti (o esposizione trascurabile) in questo campo di studi è stata in genere posta tra 0,3 e 0,5 V/m
Allego l'abstract del lavoro in Belgio:
Characterization
of exposure from emerging radio frequency (RF) technologies in areas
where children are present is important. Exposure to RF
electromagnetic fields (EMF) was assessed in three "sensitive"
microenvironments; namely, schools, homes, and public places located
in urban environments and compared to exposure in offices. In situ
assessment was conducted by performing spatial broadband and accurate
narrowband measurements, providing 6-min averaged electric-field
strengths. A distinction between internal (transmitters that are
located indoors) and external (outdoor sources from broadcasting and
telecommunication) sources was made. Ninety-four percent of the
broadband measurements were below 1 V m(-1). The average and
maximal total electric-field values in schools, homes, and public
places were 0.2 and 3.2 V m(-1) (WiFi), 0.1 and 1.1 V m(-1)
(telecommunication), and 0.6 and 2.4 V m(-1) (telecommunication),
respectively, while for offices, average and maximal exposure were
0.9 and 3.3 V m(-1) (telecommunication), satisfying the ICNIRP
reference levels. In the schools considered, the highest maximal and
average field values were due to internal signals (WiFi). In the
homes, public places, and offices considered, the highest
maximal and average field values originated from telecommunication
signals.
Lowest exposures were obtained in homes.
Internal sources contributed on average more indoors (31.2%)
than outdoors (2.3%), while the average contributions of external
sources (broadcast and telecommunication sources) were higher
outdoors (97.7%) than at indoor positions (68.8%). FM, GSM, and UMTS
dominate the total downlink exposure in the outdoor measurements. In
indoor measurements, FM, GSM, and WiFi dominate the total exposure.
The average contribution of the emerging technology LTE was only
0.6%.
(Verloock L, Joseph W, Goeminne F, Martens L, Verlaek
M, Constandt K. Assessment of radio frequency exposures in schools,
homes, and public places in Belgium. Health Phys. 2014
Dec;107(6):503-13.)
Sui rischi wifi in gravidanza, citati nella mozione, gli studi clinici e tossicologici fatti e pubblicati finora sono tutti negativi. Il principio di precauzione anche sul wifi comunque è invocato da alcuni autori, e la mozione del nostro consiglio regionale è in buona compagnia.
Ad es. un docente americano, Carpenter, invocando l'applicazione del principio di precauzione, scriveva già nel 2008: “Inaction is not compatible with the Precautionary Principle, as enunciated by the Rio Declaration. Because of ubiquitous exposure, the rapidly expanding development of new EMF technologies and the long latency for the development of such serious diseases as brain cancers, the failure to take immediate action risks epidemics of potentially fatal diseases in the future”.
(Carpenter DO, Sage C. Setting prudent public health policy for electromagnetic field exposures. Rev Environ Health. 2008 Apr-Jun;23(2):91-117.
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, con sede a Lione in Francia ed è l'organismo internazionale più importante nel settore. Secondo la IARC i telefoni cellulari sono classificati 2B (possibile cancerogeno), classificazione decisa a seguito dello studio Interphone (uno studio caso-controllo internazionale per lo più negativo, tranne un lieve aumento di un tipo particolare di tumori cerebrali (gliomi) del lobo temporale.
Concludendo, non vi sono rischi accertati per il wifi basati su studi clinici ed epidemiologici sufficientemente completi; sulla base di paragoni con le evidenze riguardanti gli studi sui telefoni cellulari (classificati in classe 2B dalla IARC, possibile cancerogeno) è invocato il principio di precauzione. La correttezza di questa misura ha più a che fare con questioni etiche e politiche che con la scienza.