A Genova si accende il dibattito sulle mense scolastiche. E c'è il medico che suggerisce di tornare alle cucine interne
Intervista a Sabina Calogero della Rete nazionale Commissioni Mensa che sui costi, nonostante la riduzione delle cucine interne, "il conto presentato dalle sette ditte che operano nelle dieci circoscrizioni ha dato per tutte lo stesso prezzo, con solo cinque centesimi di differenza"
12 September, 2016
Lo scorso luglio la Rete nazionale Commissioni Mensa ha pubblicato un documento dove i genitori chiedono al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di “condividere e applicare il decalogo dei principi fondamentali della mensa scolastica”. Nel comunicato stampa la Rete CM nazionale sottolineava che “dalle indagini a tappeto dei Nas nelle mense scolastiche di tutta Italia emerge il dato allarmante che un controllo su quattro rileva una non conformità”. Il decalogo affronta anche il tema delle cucine e chiede lo “stop all’accentramento dei centri cucina”. “La chiusura progressiva delle cucine nelle scuole - si legge al punto 8 del documento - il conseguente accentramento della produzione dei piatti in grandi centri cucina secondo un modello industriale, vincolano alla scelta di alcuni piatti e l’eliminazione di altri (es. meno uova e più polpette) e producono ovunque decadimento del gusto, menù meno sani e grande disaffezione al servizio. E’ fondamentale mantenere le cucine all’interno delle scuole e riaprirne di nuove per ridurre i pasti veicolati e promuovere quelli prodotti in loco. E’ necessario valorizzare il legame fresco-caldo con preparazione e cottura dei cibi nella stessa giornata del consumo e riduzione massima del tempo che intercorre fra lo scodellamento e la fine delle operazioni di preparazione”. Su questo argomento abbiamo intervistato Sabina Calogero della Rete nazionale Commissioni Mensa cercando di paragonare i due sistemi (cucina interna/centri cottura), in particolare sui costi del pasto. “La tendenza in Italia è quella di accorpare e chiudere le cucine interne. Ci sono grandi città dove questo è stato fatto: c’è l’esempio di Bologna, che 15 anni fa chiuse le cucine all’interno delle mense. Oggi tutta la città è veicolata. Le cucine interne si conservano di più nei piccoli paesi. Ma ci sono anche i casi a metà, come Genova. Nel capoluogo ligure la metà delle scuole ha la cucina interna, l’altra metà esternalizzata”. “Ma anche a Genova, il Comune, laddove emerge l’esigenza di intervenire su una scuola, coglie la palla al balzo per abbandonare il modello della mensa interna. È il caso emblematico della Garaventa, scuola nuovissima del centro, costruita pochi anni fa. Nella nuova struttura non c’è la cucina interna. Nell’edificio precedente sì”. “Chi ci guadagna? La ditta di ristorazione. Questo lo diciamo - ha spiegato Sabina Calogero - perché siamo riusciti, facendo richiesta di accesso agli atti, ad avere la comparazione dei costi fra il pasto nella cucina interna e il pasto di quella veicolata. I costi dovrebbero cambiare anche in base al numero dei bambini. Un conto è cucinare per 25, un conto per 500. C’è l’abbattimento dovuto dalla scala e in generale il pasto veicolato dovrebbe costare meno. Però, a Genova cosa è successo? Hanno smembrato in metà città le cucine interne dicendo che si faceva per ridurre la spesa ma il conto presentato dalle sette ditte che operano nelle dieci circoscrizioni ha dato per tutte lo stesso prezzo, con solo cinque centesimi di differenza. Come detto prima, invece, la differenza è sostanziale, contando i costi di servizio. Per gli utenti, quindi, i costi non si sono abbassati per niente”.
“Abbiamo riportato su un grafico (pubblicato qui a fianco NdR) le cifre presenti sui documenti comunali richiesti da un consigliere di Genova. Si confrontano i costi ripartiti fra cucine interne e veicolate. Sembra proprio che le voci siano gonfiate ad arte per arrivare a un costo complessivo, per le veicolate, uguale (solo 5 cent di differenza) a quello delle cucine interne. Non si può sostenere (ma il Comune pare non essersene accorto e ha pagato sempre senza fiatare...) che il trasporto o altri servizi costino 5 volte di più da una circoscrizione all'altra” ha sottolineato ancora la referente della Rete nazionale CM.
Per pagare la stessa cifra, a questo punto, meglio tornare alla cucine interne? Potremmo dire sì, se ascoltiamo un altro parere autorevole, segnalato da Sabina Calogero, che arriva sempre dal capoluogo ligure. Il responsabile del reparto di dietologia e nutrizione dell’ospedale pediatrico Gaslini, Paolo Fiore, che un'intervista al quotidiano La Repubblica sulla questione pasto da casa, alla domanda “cosa consiglia per uscire nel migliore dei modi da questa situazione?” risponde: “Non è certo questo il campo dove opero di solito, occupandomi di nutrizione e non di educazione scolastica. Però penso che tornare alle vecchie abitudini non faccia mai male. Installare di nuovo le cucine interne nelle scuole porterebbe dei vantaggi enormi. I cibi cotti in loco acquisterebbero altro sapore e l’odore diffuso in tutta la sala invoglierebbe i bambini a mangiare quanto cucinato senza troppe storie”.
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