Beba Birra e il vuoto a rendere: un caso virtuoso da Terra Madre – Salone del Gusto
Enrico Borio: “Va là! Comunque mi sono fermato per l’intervista solo perché mi hai chiesto del vuoto a rendere. Abbiamo un pianeta solo”.
25 September, 2016
di Albana Muco
Nell’area espositiva del Piemonte a Terra Madre – Salone del Gusto 2016, allo stand D100, Beba Birra Integrale ha attirato l’attenzione di una Sentinella dei Rifiuti soprattutto per la dicitura sull’etichetta delle bottiglie di vetro: vuoto rendibile, vale 10 centesimi.
Mi segnala il caso virtuoso. Mi reco perciò allo stand per capire di più e, ovviamente, fare un’intervista. Incontro Enrico che, insieme a suo fratello Alessandro Borio, ha fondato il birrificio.
Vado subito al dunque.
Perché avete deciso di adottare il vuoto a rendere?
Il motivo della nostra scelta è prettamente ecologico, perché di economico non c’è nessun vantaggio. La gestione è molto complicata, servono macchine certificate. È un lavoro altamente qualificato e il lavaggio delle bottiglie non lo facciamo noi. Dobbiamo portarle a lavare e riportarle poi in birrificio. E questo ovviamente ha un costo. Non lo facciamo per risparmiare, ma perché gli studi hanno dimostrato la grande differenza d’impatto tra la produzione e il lavaggio: ad esempio, se il lavaggio ha un impatto ambientale uno, la produzione ha un impatto sette.
State utilizzando il vuoto a rendere anche in fiera?
Qui in fiera vendiamo i nostri prodotti usando i bicchieri biodegradabili, perché la bottiglia fondamentalmente è usata soprattutto per l’asporto. Te la porti a casa e bevi lì la birra.
Qual è la percentuale del vuoto a rendere?
Siamo intorno al 40 %. Abbiamo iniziato nel 2006. Ci piacerebbe arrivare all’80%, ma ci vorrebbe una maggiore collaborazione e volontà da parte del cliente distributore, come ad esempio il ristorante, la birreria, ect. Il cliente privato a consumo proprio è quello più attento, perché ha un'altra coscienza. Il gestore di una amministrazione qualsivoglia è anche un imprenditore, o ha una coscienza ecologica e allora può fare uno sforzo o non si occupa di restituire le bottiglie. Questa pratica è vista come lavoro in più. In realtà non è vero, perché piuttosto di portare la bottiglia alla campana del vetro la metti in cassetta. Se si tratta di un privato gliele portiamo le bottiglie e gliele ritiriamo, per quanto riguarda le pizzerie e ristoranti nel momento in cui portiamo il rifornimento o le cassette piene e ritiriamo quelle vuote. Devo dire che abbiamo una cultura contadina e seguiamo il “non si butta via niente”. E quindi il rispetto per la terra è al primo posto, non siamo qui solamente a prendere dalla terra perché è a nostra disposizione.
Come funziona esattamente?
Il vuoto a rendere ha un valore di 10 centesimi. Si contano i movimenti e o si danno indietro soldi del valore delle bottiglie restituite o si consegna birra.
Credo che queste siano le motivazioni che vi hanno spinto a vendere anche il tè alla spina…
Abbiamo applicato al tè la stessa filosofia della birra. A parte usare materie prime di qualità ed evitare qualsiasi trattamento chimico-termico per allungare la conservazione del prodotto, stiamo studiando la possibilità di servirlo in fusto e di distribuirlo anche ai locali, ai bar, alle birrerie in bag in box, che forse è la soluzione più ecocompatibile tra quelle in circolazione, altrimenti si adotterà la bottiglia di vetro. Il tè è ancora nella fase di prototipo. Lo somministriamo qui in fiera in tre varietà per vedere un po’ la reazione della gente. Comunque sia, nel nostro pub a Villar Perosa è possibile trovarlo sempre.
Può spiegare la scelta del bag in box? Perché non distribuire il tè in Tetra Pak?
Bag in box, possiamo tradurrlo “sacca in scatola”. Il contenitore è simile al Tetra Pak, se vogliamo. In realtà è una scatola di cartone che ha all’interno un sacchetto in plastica o mater-bi dotato di un rubinettino. La bag in box si può perfettamente riciclare. Noi in azienda non abbiamo attrezzature necessarie per gestire il Tetra Pak. I processi industriali sono caratterizzati dall’utilizzo di macchine molto complesse e molto costose. I macchinari che si possono permettere gli artigiani come noi sono troppo piccoli.
Ringrazio Enrico del tempo che mi ha dedicato e mi risponde dicendo “Va là! Comunque mi sono fermato per l’intervista solo perché mi hai chiesto del vuoto a rendere. Abbiamo un pianeta solo”.
Visitando il sito internet del birrificio Beba, vi accorgerete piacevolmente che parole e fatti concreti vanno di pari passo: nella pagina virtuale intitolata “Beba e l’ambiente” vengono elencate le azioni o scelte aziendali ambientaliste.