Imballaggi al centro della SERR 2016: riflettori accesi sull'acciaio
In occasione di Ecomondo 2016, Eco dalle Città ha fatto il punto sulla filiera degli imballaggi in acciaio con Roccandrea Iascone, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne Ricrea (Consorzio Nazionale Acciaio)
14 November, 2016
Gli imballaggi sono al centro della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti 2016. In che modo l’acciaio contribuisce alla riduzione degli impatti ambientali degli imballaggi?
Gli imballaggi in acciaio sono una soluzione integra e sicura per diversi prodotti alimentari. Il grande vantaggio per la gestione di questi imballaggi è che si tratta di prodotti che vengono utilizzati principalmente in cucina. Le latte di pomodoro o le scatole di tonno difficilmente vengono abbandonate, perché vengono consumate principalmente in ambito domestico dove è più facile fare raccolta differenziata. Tuttavia, una volta utilizzati, è importante che questi imballaggi vadano a finire nel contenitore giusto in modo che l’acciaio possa intraprendere il percorso del riciclo. La SERR è per noi un’opportunità per ricordare quanto sia importante evitare di disperdere questi “giacimenti urbani”. Ben venga inoltre che quest’anno si focalizzi l’attenzione sulla necessità di imballaggi senza sovrapproduzione che nel caso dell’acciaio non vedeno la necessità di overpackaging o protezioni ulteriori del prodotto.
Quali sono le altre peculiarità di questo materiale?
L’acciaio è un materiale unico nel suo genere. Si tratta di una materia prima permanente che può essere riciclata infinite volte senza che questo ne comprometta la qualità. Inoltre, data la sua natura intrinseca, basta una calamita per selezionarlo. Per questo motivo, può essere raccolto sia con la plastica che con il vetro. Tuttavia, vale la pena ricordare che la determinazione della tipologia di raccolta spetta ai Comuni che spesso orientano la scelta a seconda di quale piattaforma abbia a disposizione il magnete per la selezione dell’acciaio.
A livello comunicativo quali sono gli elementi da evidenziare per una corretta separazione degli imballaggi in acciaio?
Resta ancora da colmare un gap conoscitivo presso la cittadinanza. Quando parliamo di “imballaggi in acciaio”, non sempre i consumatori hanno piena consapevolezza che una scatoletta di tonno o un barattolo di pomodoro siano fatto di questo materiale. In genere quando si parla di acciaio si fa riferimento ad altri prodotti “più pesanti”, dalle auto, ai treni. Ciò è forse dovuto dalla diversità di termini utilizzati: si va dal generico “metalli” presente sui cassonetti al più tecnico “banda stagnata”. Dobbiamo quindi far prendere coscienza ai cittadini che anche alcuni imballaggi sono fatti d’acciaio. Inoltre, dobbiamo far capire che una volta raccolto, l’acciaio fa parte di un ciclo completo e chiuso di economia circolare. Attraverso questo racconto il cittadino viene invogliato a fare la raccolta differenziata e diventa consapevole del ruolo fondamentale che svolge all’interno della filiera.
Il convegno “Imballaggi in acciaio ed economia circolare” che si è svolto nell’ambito di Ecomondo 2016 ha messo in luce un esempio virtuoso di filiera chiusa che arriva dalla Sicilia. Può raccontarci di cosa si tratta?
Quello siciliano è un ottimo esempio di modello ideale di economia circolare con protagonista l’acciaio. In Sicilia, grazie all’impegno di aziende ed enti locali, il ciclo virtuoso degli imballaggi in acciaio si completa all’interno dei confini regionali, dalla produzione alla raccolta differenziata, fino al ritorno a nuova vita attraverso il riciclo. Barattoli per vegetali, scatolette per tonno e latte per olio, vengono prodotti e riempiti, e - una volta utilizzati - differenziati e raccolti. Una volta trattato, il rottame d’acciaio ottenuto viene inviato ad Acciaierie di Sicilia, unica acciaieria presente sull’isola. Qui viene fuso nel forno elettrico per tornare nuova materia prima e cioè acciaio, sotto forma come barre di tondo per cemento armato. Perché riciclare gli imballaggi in acciaio costa meno, sia in termini ambientali che economici, che produrne di nuovi.
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