T12–lab in via Padova. Creatività e formazione-lavoro con gli scarti delle aziende del mobile
Nel quartiere più multiculturale di Milano, T12-lab realizza progetti inclusivi che coinvolgono differenti etnie, territori e competenze. Come la falegnameria per alcuni profughi africani. Intervista a Elisabetta Bianchessi, una delle fondatrici
12 December, 2016
di Tiziana Giacalone
Abbiamo conosciuto l’associazione T12-lab nel contesto del progetto “Quartieri ricicloni” per la zona di via Padova, a Milano. Esattamente in via dei Transiti 12 - da qui il nome T12 - a due passi da via Padova, nel nuovo “distric NoLo”, c’è lo spazio espositivo e di co-working T12-lab che accoglie dibattiti e conferenze, laboratori e corsi di formazione; aperto alle istituzioni pubbliche, ai privati e ai cittadini che condividono le finalità dell’associazione.
T12-lab è anche un’agenzia di ricerca che promuove lo sviluppo del dialogo culturale, partendo dagli "scarti materiali-ecologici-sociali" prodotti dalla società contemporanea.
“Non è un caso che la nostra associazione si trovi proprio in un quartiere periferico, il più multiculturale di Milano, con la volontà di realizzare progetti inclusivi che coinvolgano differenti etnie, territori e competenze”. Ce lo dice subito Elisabetta Bianchessi, architetta e paesaggista, tra i soci fondatoti dell’associazione culturale T12-lab “che è attiva nel settore del mobile e del design con proposte di riuso degli scarti provenienti da aziende che producono mobili di un certo valore. L’associazione può contare su un altro spazio sempre in zona. Si tratta dello “Spazio Beirut” che è un luogo di ispirazione dover poter creare progetti di design manipolando materiali di scarto, resti della produzione industriale.”
Come mai avete dato questo nome allo spazio? Perché Beirut?
“Lo Spazio Beirut si trova sotto la chiesa di San Gabriele Arcangelo in Mater Dei, progettata dai fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1959, in Via Termopili. In realtà è stato il prete della parrocchia, Davide Caldirola, a chiamarlo così lasciandosi ispirare dalla situazione disastrosa in cui si trovava lo spazio. E aveva ragione! Lui ci ha dato la possibilità di usare lo spazio e noi lo abbiamo messo a posto rendendolo sicuro e pronto ad accogliere i ragazzi che lavorano i materiali.”
Quale tipologia di progetti sviluppa T12-lab? E con chi collabora?
“T12-lab sviluppa soprattutto progetti di formazione-lavoro sul tema del riciclo coinvolgendo in particolare alcune categorie svantaggiate, di genere e giovanili, multietniche, nell’ambito del design e nel progetto dello spazio pubblico. Tra i progetti che abbiamo sviluppato c’è Transit design for the city che ha permesso di creare un laboratorio sperimentale permanente di design sociale, attraverso la condivisione di strutture, mezzi materiali, spazi operativi e borse di studio. Collaboriamo con la Fondazione Pio Istituto dei Sordi e siamo riusciti a coinvolgere anche i profughi arrivati a Milano. Soprattutto gli africani sono molto abili nella falegnameria.”Leggi anche: