Inquinamento in Lombardia, Legambiente scrive ai Sindaci: aderite al Protocollo (volontario) regionale
Polveri sottili fuorilegge da giorni in tutta la pianura, ma solo 12 Comuni (su 134!) aderiscono al Protocollo, nella provincia di Milano. Legambiente: misure deboli e che Regione Lombardia doveva almeno rendere obbligatorie
Nominiamoli subito perché sono da considerarsi Comuni virtuosi. Quel manipolo di Sindaci di Milano e Provincia (ora Città Metropolitana) che, almeno sulla carta, hanno aderito al Protocollo (volontario, non obbligatorio) proposto da Regione Lombardia in ottobre, come strumento per combattere l'inquinamento nei giorni di emergenza. Una Regione che da anni sull'inquinamento fa orecchie da mercante, aspettando che intervenga il Governo a livello nazionale, ma poi non è in grado di prendere delle misure serie, e soprattutto obbligatorie, nel proprio territorio.
Eccoli qui, comunque, i "virtuosi" di Milano e provincia:
Sesto S. Giovanni, Pero, Segrate, Cologno Monzese, Cormano, Rho, Settimo Milanese, Legnano, Bresso, Cinisello Balsamo, Baranzate e Milano.
Il dato è facilmente desumibile dal sito dedicato di Regione Lombardia che mostra purtroppo l'evidente mancanza di adesioni non solo in Provincia di Milano, ma in tutta la Regione. Al momento, solo una cinquantina di Comuni (la Lombardia ne conta 1527, di Comuni).
Tant'è che Legambiente ha scritto ai sindaci lombardi: “Aderite al protocollo regionale. La salute dei cittadini non può aspettare un minuto in più”
"12 giorni consecutivi di aria tossica a Milano: dicembre si conferma anche quest’anno il mese peggiore per i polmoni dei cittadini, complici le condizioni atmosferiche che hanno favorito un ristagno delle polveri sottili", scrive Legambiente. La situazione, però, non è molto migliore nelle altre città lombarde, se si escludono Sondrio e i capoluoghi insubrici.
Dall'inizio dell'anno - secondo i calcoli dell'associazione ambientalista - Milano e Mantova hanno superato i limiti per oltre 60 giorni, quasi il doppio dei giorni previsti nella direttiva europea (35), ma le concentrazioni medie annuali di PM10 sono tra i 30 e i 35 microgrammi per metro cubo. Questo significa che l'aria è malsana per gran parte dell'anno. "Appare, dunque, davvero incredibile che i Comuni non agiscano tempestivamente per applicare misure per arginare un’emergenza che ormai è diventata una costante", commenta Legambiente.
"Non ci spieghiamo come sia possibile che, di fronte all’opportunità di dare una risposta unitaria e immediata a protezione della salute dei cittadini, il Protocollo sia stato sottoscritto da circa 50 Comuni (in tutta la Regione, NdR) – ha dichiarato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Leggiamo in questa scelta una sottovalutazione dei gravi effetti che l’inquinamento da polveri sottili è in grado di causare e che, invece, dovrebbe spingere le istituzioni pubbliche a fare tutto quanto in loro potere per limitare i danni. Ci saremmo aspettati più coraggio da parte di Regione Lombardia per rendere obbligatorio il pacchetto di misure, invece che affidare l’intervento per contrastare l’inquinamento all’adesione volontaria da parte delle amministrazioni locali”.
Secondo Legambiente, il protocollo è uno strumento ancora parziale, se si considera che le azioni scattano solo dopo diversi giorni in cui i cittadini sono esposti alle pericolose esalazioni, ma al momento rappresenta il solo punto di partenza per un’azione condivisa. Per rendere efficaci le misure d’intervento, è però imprescindibile "che il Protocollo sia adottato in maniera capillare e non a macchia di leopardo sul territorio lombardo, come se non ci fosse soluzione di continuità nell’aria tra comune e comune".
L'evidente applicazione del Protocollo "a macchia di leopardo": i Comuni possono aderire o meno, non essendo volontario
Legambiente invita poi i cittadini a mettere in atto comportamenti responsabili, riducendo il più possibile l’uso dell’automobile, abbassando di un grado la temperatura del riscaldamento domestico ed evitando l’accensione di stufe e caminetti non in linea con le disposizioni in essere.
“Non bastano i bandi sull’efficienza energetica degli edifici pubblici e per i filtri antiparticolato messi in campo dalla Regione. L'azione strutturale su cui la Lombardia deve puntare per combattere lo smog è l'offerta di un trasporto pubblico efficiente e confortevole: proprio quello che oggi manca e che spinge migliaia di lavoratori a muoversi con l'auto, responsabile da sola del 50% delle emissioni dovute alla mobilità”, ha concluso Barbara Meggetto.
di Stefano D'Adda
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