Francia, il divieto dei sacchetti di plastica funziona
La legge francese ha bandito dal 1à gennaio la vendita e la produzione di tutti i tipi di sacchetti monouso di spessore inferiore ai 50 micron e dal 2020 tocca alle stoviglie. Quella francese è soprattutto una battaglia contro il monouso
25 January, 2017
Dal 1° gennaio 2017 in Francia è entrata in vigore a tutti gli effetti la “Legge sulla transizione energetica per la crescita verde” che punta alla decarbonizzazione di tutto il sistema produttivo francese. La legge approvata il 17 agosto del 2015 e fortemente voluta dal Ministro dell'Ambiente Ségolène Royal, ha un obiettivo ambizioso: ridurre entro il 2050 il 75% delle emissioni di gas serra (con uno step del 40% al 2030, nda).
La
legge francese sui sacchetti
Un obiettivo ambizioso che fa della Francia il quinto paese dopo Stati Uniti, Canada, Messico e Germania a dotarsi di una strategia a lungo termine per la riduzione dei gas climalteranti. All'interno della strategia voluta da Ségolène entra a pieno titolo il divieto di vendita e produzione sacchetti in plastica monouso di spessore inferiore ai 50 micron. Si noti bene: qualsiasi tipo di materiale plastico, compreso quello compostabile, mentre tutti quelli di spessore superiore dovranno essere sostituiti da polimeri compostabili. Il divieto riguarda tutti, dalla grande distribuzione fino agli ambulanti. Inoltre la legge vieta anche l'uso delle tradizionali pellicole in plastica utilizzate per la distribuzione di giornali e riviste. Quest'ultimi dovranno essere sostituiti con film o pellicole prodotte con materiali compostabili. Inoltre dal 2020 in Francia verranno messe al bando anche le stoviglie monouso in plastica e saranno ammesse solo tazze, bicchieri e piatti usa e getta fatti di con materiali compostabili.
La Francia mette al bando il concetto di monouso
La Francia in pratica mette al bando definitivamente il concetto stesso monouso, e per quanto riguarda i sacchetti prevede anche un cronoprogramma per la quantità di materiale compostabile con il quale è prodotto il sacchetto e le pellicole. Infatti fino al 1° gennaio 2018 saranno considerati illegali i sacchetti che presentano una quantità di materiale di origine vegetale inferiore al 40%. Nel 2020 la percentuale sale fino al 50%, mentre dal 2025 saranno illegali tutti sacchetti e le pellicole che avranno un contenuto biobased inferiore al 60%. Inoltre obbliga i produttori di sacchetti riutilizzabili ad apporre un simbolo e una dicitura per permetterne il riconoscimento.
Sanzioni pesantissime ma non tutti si sono adeguati
Se a Parigi, come scrive La Stampa, la sindaca Anne Hidalgo alla vigilia dell'entrata in vigore del divieto ha distribuito ai commercianti circa 3 milioni di sacchetti compostabili in Mater-Bi, il resto del paese(compresi i territori extra europei come la Guyana francese in Sud America, nda) si è adeguato fin da subito alla nuova legge ma alcune resistenze restano. È il caso del mercato del Prado di Marsiglia dove il sacchetto compostabile non è visto di buon occhio e viene “boicottato” a causa del costo. Infatti come mostra il reportage di Sidonie Canetto e Laurent Esnault per Franceinfo gli ambulanti sono riluttanti a “spendere di più per inquinare meno”.“I sacchetti biodegradabili – secondo un ambulante intervistato - costano 1,20 per un pacchetto da cinquanta contro l'euro per un pacchetto da cento sacchetti di plastica, è una grande differenza!”.
Ovviamente le sanzioni per chi non si adegua sono davvero severe e cospicue, al pari della legislazione italiana. Infatti le violazioni previste dal Codice Ambientale sono sia amministrative che penali e possono arrivare fino a due anni di reclusione e una multa di 100 mila euro.
Le differenza tra Italia e Francia
Tra la nuova legislazione francese sui sacchetti e quella italiana le differenze ci sono, e per certi aspetti sono addirittura sostanziali. La differenza più tangibile (e che la dice lunga sull'approccio legislativo per raggiungere degli obiettivi a lungo termine per una reale riduzione dell'uso della plastica e petrolio, nda) è il fatto che la Francia ha vietato la produzione di qualsiasi tipo di sacchetto - in plastica, compostabile e oxo degradabile - di spessore inferiore ai 50 micron. Mentre in Italia i sacchetti usa e getta di plastica biocompostabile si possono sia produrre che utilizzare, per quelli di plastica è vietata esclusivamente la commercializzazione, lasciando libere le aziende di produrre per l'esportazione (o per il mercato nero) sacchetti in plastica di tutti gli spessori, in sostanza chiudendo gli occhi sui danni ambientali prodotti dai sacchetti fuori dai confini nazionali.
Inoltre, e non è un fattore da sottovalutare, la legge francese impone ai sacchetti riutilizzabili di farsi riconoscere attraverso un simbolo e una dicitura. Altro aspetto importante è che la Francia ha previsto un cronoprogramma per il progressivo aumento della quantità di materiale di origine vegetale con il quale saranno prodotti i sacchetti, mentre in Italia la legislazione ha deciso di orientarsi verso una distinzione per uso e spessore con le inevitabili e fantasiose truffe all'italiana.