Tunisia, il contrasto ai sacchetti di plastica comincia dalla grande distribuzione
Il divieto è entrato in vigore il 1° marzo e riguarda solo i sacchetti monouso presenti nei supermercati, intanto il Ministero dell'Ambiente sta pensando di “vietare l'importazione, produzione e distribuzione di sacchetti di plastica non biodegradabili”
15 March, 2017
Dal 1° marzo anche in Tunisia è entrata in vigore una legge che mira a contrastare l’uso dei sacchetti in plastica monouso. Una misura, quella del governo tunisino, nata grazie all’accordo con l’organizzazione che raccoglie i principali attori della grande distribuzione. Infatti il divieto di commercializzazione e cessione dei sacchetti di plastica monouso riguarda solo i le grandi catene di supermercati (fatta eccezione dei reparti di ortofrutta, nda), mentre i piccoli commerciati e gli ambulanti non sono interessati dalla nuova normativa.
Per il ministro dell’Ambiente Riadh Mouakher il provvedimento è un passo fondamentale per “proteggere la biodiversità e l’inquinamento visivo”, infatti per il ministro “dopo la rivoluzione del 2011 i rifiuti sono ovunque” e, secondo la stampa locale che si è occupata dell’argomento in questi giorni, è sempre più frequente incontrare campi e alberi ricoperti da sacchetti di plastica.
In Tunisia, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Ambiente, ogni anno vengono immessi in commercio più di un miliardo di sacchetti in plastica monouso, di cui 315 milioni immessi dalla sola grande distribuzione pari a 10 mila tonnellate.
Se da un lato i cittadini tunisini sembrano soddisfatti di questa nuova legge, anzi leggendo la cronaca locale in molti vorrebbero che il nuovo regolamento riguardasse non solo la grande distribuzione “come avviene in Francia e in Italia”, dall’altro il dibattito si sta concentrando sulle ripercussioni sull’occupazione. Secondo il quotidiano arabo Assabah in un articolo pubblicato giovedì 2 marzo (il giorno dopo l’entrata in vigore del provvedimento), “in tutta la Tunisia 30 impianti per la produzione di sacchetti in plastica hanno sospeso la produzione”.
Per Hédi Baccour, presidente dell’organizzazione che raggruppa i marchi della grande distribuzione, la nuova norma non deve essere vista come un passo indietro o come un freno all’industria tunisina ma “è come la perdita del telefono fisso rispetto al portatile. Il mondo sta cambiando, i produttori devono evolversi e possono trovare altre alternative per (...) il loro business".
Altro argomento che sta tenendo banco è relativo alla volontà del Ministero dell’Ambiente di "vietare l'importazione, produzione e distribuzione di sacchetti di plastica non biodegradabili”, un’accelerazione del ministero che sta mettendo in allarme gli industriali. Infatti secondo Faycel Bradaii (vice presidente dell’associazione che riunisce i trasformatori di materie plastiche) circa l’80% dei sacchetti che circolano in Tunisia vengono importati dall’Algeria e se il Ministero dell’Ambiente tramuterà davvero in legge questa idea “si rischia di creare e far fiorire un nuovo mercato nero”.