Smog, ecco il nuovo sistema di previsione oraria dell'inquinamento atmosferico di Enea
Il nuovo sistema consente di individuare in anticipo l’insorgere e la durata di fenomeni di inquinamento acuto potenzialmente pericolosi per supportare le politiche e le azioni dei Ministeri dell’Ambiente, della Salute e delle amministrazioni locali
03 May, 2017
Un nuovo sistema di previsione oraria dell’inquinamento atmosferico a 3-5 giorni su aree grandi come un piccolo comune italiano, un livello di dettaglio mai raggiunto prima su scala nazionale. Lo ha messo a punto l’ENEA per supportare le politiche e le azioni in materia di qualità dell’aria dei Ministeri dell’Ambiente e della Salute e delle amministrazioni locali.
“Questo strumento - spiega Gabriele Zanini, responsabile della divisione ENEA Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali - permette di elaborare previsioni dell’inquinamento a breve termine con un dettaglio territoriale di 4x4 km. In questo modo, anche il piccolo comune può conoscere la qualità della sua aria e affrontare in modo efficace e tempestivo l’emergenza smog. In particolare, il sistema consente di individuare in anticipo l’insorgere e la durata di fenomeni di inquinamento acuto potenzialmente pericolosi soprattutto per le fasce vulnerabili della popolazione, come bambini, anziani e persone affette da malattie cardiache e respiratorie”.
La previsione dell’inquinamento avviene attraverso una sofisticata catena di modelli matematici che simulano le condizioni atmosferiche e le trasformazioni chimiche degli inquinanti, fino a calcolare le concentrazioni su base oraria. Le equazioni matematiche necessarie vengono elaborate dal supercomputer ‘CRESCO4’, la più potente infrastruttura di calcolo dell’ENEA.
Inoltre, l’Agenzia ha realizzato una mappa degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute, ossia la prima banca dati italiana in grado di fornire informazioni sulla mortalità per età, sesso e patologia anche a livello di singolo comune. Un vero e proprio ‘motore di ricerca’, che opportunatamente interrogato, permette di analizzare il territorio italiano in base alla mortalità e di pianificare azioni di prevenzione e interventi strategici anti-inquinamento. “In termini di mesi di vita persi – spiega Carmela Marino, responsabile della divisione ENEA Tecnologie e metodologie per la salvaguardia della salute dell'uomo - i nostri studi hanno rilevato che l’inquinamento accorcia la vita di ciascun italiano di 10 mesi in media: 14 per chi vive al nord, 6,6 al centro e 5,7 al sud e nelle isole. Ma i valori di mortalità più elevati al settentrione vanno letti alla luce della maggiore disponibilità di dati rispetto al resto d’Italia”.
La stretta relazione tra inquinamento atmosferico e rischi per la salute risulta evidente anche in un primo studio epidemiologico condotto da ENEA, ISPRA e Istituto Superiore di Sanità, che ha dimostrato l’associazione tra l’esposizione cronica al PM10 e PM2,5 (classificati come cancerogeni dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) e la mortalità per tumore del polmone nelle donne, un ambito finora ancora poco studiato. “I risultati – aggiunge Marino - mostrano che la percentuale di decessi attribuibili all’esposizione a PM10 per livelli superiori alla linea guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (20μg/m3) si assesta al 13,2%. Mantenendo quindi i livelli delle polveri sottili al di sotto di questa soglia, su una popolazione di oltre 8 milioni di donne residenti nei 64 comuni studiati, è stata calcolata una riduzione complessiva di quasi 300 decessi l’anno per tumore polmonare”.
L’inquinamento atmosferico è il fattore ambientale di maggiore rischio per la salute umana, responsabile di circa 7 milioni di decessi nel mondo, il 12% del totale delle morti premature (fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità). Nel nostro Paese l’inquinamento dell’aria provoca ogni anno circa 85mila morti premature, il numero più alto di decessi in Europa, con un danno economico complessivo di 97 miliardi di dollari, pari a una perdita di ricchezza nazionale del 4,7% di PIL (fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità).
Fonte: Enea