Online il primo rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia
Il documento, previsto dal “Collegato Ambientale” e redatto dal Comitato per il Capitale Naturale (nove ministeri, cinque istituzioni di ricerca pubbliche, Regioni, Comuni e nove esperti scientifici) affronta il legame tra lo stato dell’ecosistema, il benessere sociale e le prospettive economiche
14 May, 2017
Pubblicato sul sito del ministero dell’Ambiente il primo
rapporto sullo Stato del Capitale Naturale, consegnato a febbraio
al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e al Ministro
dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il documento, previsto dal
“Collegato Ambientale”, affronta il legame tra lo stato
dell’ecosistema, il benessere sociale e le prospettive
economiche.
“Questo Rapporto – spiega il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti - non è solo il risultato di un grande impegno scientifico per ‘misurare’ il nostro Capitale più prezioso, ma è anche un grande salto di qualità culturale che viene chiesto al Paese: associare all’ambiente italiano non solo la parola ‘conservazione’ ma anche l’idea che un vero sviluppo si può determinare solo con una corretta gestione delle nostre risorse naturali. L’introduzione degli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES) nell’ultimo Documento di Economia e Finanza rafforzano ancora di più la visione di un Paese che sa di poter crescere puntando sul suo patrimonio unico di biodiversità, risorse naturali ed ecosistemi”.
Frutto del lavoro del Comitato per il Capitale Naturale, cui
hanno partecipato nove ministeri, cinque istituzioni di ricerca
pubbliche, Regioni, Comuni e nove esperti scientifici, ReplicaTime.net
il Rapporto
raccoglie le informazioni rilevabili sullo stato di conservazione di
acqua, suolo, aria, biodiversità ed ecosistemi, avviando un modello
di valutazione del Capitale Naturale. Questo viene inquadrato
all'interno di cinque Ecoregioni terrestri (Alpina,
Padana, Appenninica, Mediterranea Tirrenica e Mediterranea Adriatica)
e le Ecoregioni marine
del Mediterraneo che interessano l’Italia (Mare Adriatico, Mare
Ionio e Mediterraneo Occidentale). Dall’analisi emerge che l’Italia
è uno dei paesi più ricchi di biodiversità, con 6.700 specie di
flora vascolare e oltre 58.000 faunistiche, ma che sono molti i
fattori di pressione antropica: tra questi i cambiamenti climatici,
l’inquinamento, i rifiuti, il consumo di suolo e l’abusivismo
edilizio, gli incendi dei boschi e la perdita di biodiversità
marina, l’invasione delle specie aliene, lo spreco di acqua, la
copertura artificiale del suolo che determina distruzione del
paesaggio.
Ciò determina che diciannove ecosistemi
siano considerati ad alto stato di conservazione, diciotto a medio e
trentasei a basso stato: tra questi ultimi, che riguardano il 14%
della superficie nazionale, gli ecosistemi a struttura forestale
della Pianura Padana, quelli delle fasce costiere e sub costiere, gli
ecosistemi legati agli ambienti d’acqua dolce e quelli forestali in
territorio di pianura e collinare. L’approccio alla contabilità e
alla valutazione economica del Capitale Naturale contenuto nel
Rapporto punta a fornire un primo inquadramento sulle metodologie di
stima ed attribuzione di un valore monetario al Capitale Naturale;
inoltre, il riferimento ad alcuni casi studio permette di avere
un'idea, seppur parziale, dell'importanza che lo stock di Capitale
Naturale ha per le attività economiche ed il nostro benessere. Non
si tratta di "mercificare" la natura, ma di riconoscerle un
valore che consenta di affiancare al Capitale Investito, al Capitale
Umano e al Capitale Sociale, anche il quarto capitale, quello troppo
spesso trascurato nel passato: il Capitale Naturale.
Il
Comitato individua infine una serie di raccomandazioni, con obiettivi
da perseguire nel breve e medio periodo: adottare un piano d’azione
per il Capitale Naturale, renderlo centrale per la predisposizione
delle misure del DEF (Documento di Economia e Finanza) e del PNR
(Piano Nazionale di Riforma), in coerenza con gli obiettivi
dell’Agenda 2030 e della Strategia di Sviluppo Sostenibile,
integrarlo nella contabilità pubblica e nella contabilità privata,
rafforzare il sistema delle aree protette di terra e mare, attuare
le disposizioni riguardanti i cosiddetti “appalti verdi”,
includendo nelle valutazioni i costi per la collettività derivanti
dal consumo di risorse naturali e dall’inquinamento.
Hanno
partecipato al Comitato:
- Ministro dell’ambiente e della
tutela del territorio e del mare (Presidente)
- Ministro
dell’economia e delle finanze
- Ministro dello sviluppo
economico
- Ministro del lavoro e delle politiche sociali
-
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
- Ministro delle
politiche agricole alimentari e forestali
- Ministro per gli
affari regionali e le autonomie
- Ministro per la
semplificazione e la pubblica amministrazione
- Ministro dei
beni e delle attività culturali e del turismo
- Rappresentante
della Conferenza delle Regioni e Province autonome
-
Rappresentante dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani
-
Governatore Banca d’Italia
- Presidente ISTAT
-
Presidente CNR
- Presidente ENEA
- Presidente ISPRA
e
integrato da esperti nominati dal Ministro dell’Ambiente:
-
Catia Bastioli: A.D. Novamont - Presidente Terna - Kyotoclub
-
Massimo Bergami: Università di Bologna
- Carlo
Blasi: Università La Sapienza, già Presidente Società Botanica
Italiana
- Gianfranco Bologna: Direttore Scientifico WWF,
Segretario Generale Fondazione Aurelio Peccei
- Carlo
Carraro: Università di Venezia, FEEM, EAERE, IPCC, CMCC
-
Enrico Giovannini: Università di Roma Tor Vergata, Asvis, già
Ministro del Lavoro
- Edo Ronchi: Presidente Fondazione
Sviluppo Sostenibile, già Ministro dell’Ambiente
- Giovanni
Fulvio Russo: Università di Napoli, Presidente Società Italiana
di Biologia Marina
- Giuseppe Scarascia Mugnozza:
Università della Tuscia, già Presidente Società Italiana di
Selvicoltura ed Ecologia Forestale
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Primo
Rapporto sullo stato del Capitale Naturale in Italia (pdf)
Sintesi
e Raccomandazioni (pdf)
Synthesis
and Recommendations (pdf)