Il Consorzio Italiano Compostatori festeggia i 25 anni. Il punto su un comparto in crescita
Il Consorzio Italiano Compostatori ha celebrato il suo 25° anniversario a Roma. Il comparto rappresenta il 43% dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata e del CIC fanno parte oltre 130 imprese che gestiscono 308 impianti di compostaggio distribuiti lungo l’intero territorio nazionale
23 May, 2017
di Lorenzo Fanoli
Il Consorzio Italiano Compostatori ha celebrato il suo 25° anniversario a Roma con un convegno dal titolo “Venticinque anni di impegno nel ciclo virtuoso del recupero rifiuti”. In Italia nel 2017 sono state raccolte oltre 66 milioni di tonnellate di rifiuti organici che si sono trasformate in 25,3 milioni di tonnellate di compost. Secondo stime prodotte dalla società Althesis il settore del biowaste in Italia genera un fatturato di circa 1,7 miliardi di euro e da impiego a 9.000 presone. Il comparto rappresenta il 43% dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata e fanno parte del consorzio CIC oltre 130 imprese che gestiscono 308 impianti di compostaggio distribuiti lungo l’intero territorio nazionale.
Sono stai diversi gli interventi al convegno romano animato da Patrizio Roversi. Il primo quello del direttore del CIC, Massimo Cementero, che ha ripercorso le tappe dei 25 di attività del Consorzio. Centemero ha segnalato che il tasso di crescita annuo del settore è stato in questi anni superiore al 5% e ha indicato le prossime sfide che lo aspettano per raggiungere l'obiettivo di raccolta di rifiuti organici di 9 milioni di tonnellate anno e quasi 1500 addetti occupati entro il 2025. Edo Ronchi, ex ministro dell'ambiente e presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, ha presentato invece lo scenario della filiera industriale del compostaggio, sottolineando che nonostante i grandi sforzi degli operatori del settore e di molte amministrazioni locali virtuose ancora la metà circa della frazione organica complessivamente raccolta finisce in discarica. Ronchi ha inoltre puntato l’indice contro gli impianti TMB che conferiscono in discarica il 58% dei rifiuti trattati. Lucrezia Caon, Technical Expert Global Soil Partnership della FAO, si è soffermata sul ruolo del carbonio nei suoli e sull’importanza delle misure e azioni per la sua preservazione per contrastare il processo di desertificazione dei suoli e gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.
Si è poi tenuta una tavola rotonda sui futuri passi necessari per lo sviluppo della filiera Biowaste con la partecipazione del Prof. Valerio Rossi Albertini, Fisico del C.N.R. e professore all’Università Tor Vergata di Roma, dell’ On. Simona Bonafè, della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, dell' On. Alessandro Bratti Presidente della commissione di inchiesta sulle ecomafie della Camera dei Deputati, del dott. Stefano Ciafani Direttore Generale di Lega Ambiente e del dott. Alessandro Canovai Presidente del Consorzio.
Il Ministro Gianluca Galletti, impossibilitato all’ultimo momento a partecipare, ha inviato un messaggio di saluto sottolineando l’importanza sociale, economica e ambientale della filiera e ha confermato l’impegno del Ministero dell’Ambiente nel sostenerne la crescita.
Prima che iniziasse il convegno abbiamo raccolto le dichiarazioni dei presenti, come quelle dei rappresentanti di alcune aziende di gestione di impianti di compostaggio nella zona a cavallo tra la provincia di Varese e quella di Novara, che hanno confermato il processo di crescita del settore anche sul loro territorio, grazie al forte orientamento delle amministrazioni locali verso il sistema porta a porta di raccolta dei rifiuti che secondo loro è quello che garantisce la migliore qualità in termini di percentuale di purezza dei rifiuti conferiti.
Pr quanto riguarda invece i costi che le amministrazioni e i cittadini devono sostenere per lo smaltimento e il riciclo del materiale organico, gli operatori hanno segnalato che la questione è fortemente correlata alla qualità dei rifiuti che vengono conferiti. I gestori degli impianti, che si aggiudicano il servizio di smaltimento partecipando a gare e bandi delle Amministrazioni Comunali, affermano che quando sono in condizione di sapere anticipatamente se un certo comune è in grado di conferire un rifiuto con buone percentuali di purezza - per esperienza pregressa perchè conoscono il sistema di raccolta dei rifiuti adottato - sono in grado di modulare le proprie tariffe. Quindi la prima e più importante misura per abbattere costi di smaltimento e di produzione di compost è quella di fare una buona raccolta differenziata.
Su questo fronte Claudio Galli, ex Amministratore delegato di Hera ambiente, sostiene che il problema principale è la sensibilizzazione dei cittadini perché facciano un attenta differenziata. "Quando c’è la sensibilità" secondo Galli "si possono ottenere buoni risultati anche con sistemi di raccolta diversi dal porta a porta quali cassonetti in strada con apertura a chiave o anche più liberi. Per l'ex ad di Hera "il processo di trattamento più efficiente della frazione organica purificata prevede una prima fase di digestione anaerobica per la produzione di Biometano che ha un’ottima resa e una buona percentuale di purezza dalla Co2. Successivamente il residuo viene sottoposto a una fase di digestione aerobica per la produzione di compost. In questo modo il business risulta efficiente e decisamente remunerativo". Riguardo al tema costi e tariffe anche Galli ci ha segnalato che, almeno nel Nord-Italia, ci possono essere tariffe differenziate sula base della purezza del rifiuto che sono in grado di conferire agli impianti. Per il futuro ha sottolineato che "il compostaggio e la raccolta differenziata dell’umido deve per forza di cose crescere e ha indicato che un tasso di crescita annua del 5% è un obiettivo alla portata del settore".
Infine abbiamo parlato con Alberto Confalonieri, coordinatore del comitato tecnico del CIC, che ha ricordato che nel 2015 è stata raggiunta e superata la soglia psicologica di 100kg per abitante di rifiuto organico raccolto in Italia e che il settore rappresenta il 43% del volume di Rifiuti Solidi Urbani raccolti in maniera differenziata nel paese. Il costo di trattamento invece per Confalonieri è dipendente dalla qualità del rifiuto in ingresso e per questo è fondamentale il monitoraggio della qualità. Il consorzio realizza per i propri associati tra gli 800-1000 controlli merceologici e tale attività sta diventando sempre più importante e diffusa. Attualmente la media italiana di impurità dei rifiuti organici conferiti è attorno al 5% ma varia notevolmente tra zona e zona: nel Centro-Sud la media è superiore al 6% e nel Nord inferiore al 3,5%. Oltre a dover tener conto che per “depurare” questo 5% vengono scartati altri rifiuti organici e che quindi si perde tra il 10%-15% di materiale riciclabile e compostabile che viene conferito in discarica con ulteriori costi di smaltimento, bisogna calcolare i costi per il processo di ripulitura. "Nel complesso" - ha affermato Confalonieri - "circa un terzo delle tariffe che i comuni pagano per lo smaltimento dell’organico è determinato dagli scarti e dalla loro ripulitura”.
Naturalmente ci sono anche tecnologie più o meno efficienti per la gestione del processo di depurazione, ma fatto 100 il costo complessivo della ripulitura comprensivo della perdita di materiale dei costi di smaltimento in discarica e del processo produttivo, l’incidenza della tecnologia utilizzata può arrivare al massimo al 20%. Un aspetto molto importante e fondamentale è rappresentato dal fatto che gran parte degli scarti e delle impurità sono costituite da plastiche non biocompostabili e questo dipende in massima parte dalla insufficiente diffusione dei sacchetti adatti alla raccolta dell’umido e dalla presenza ancora massiccia sul mercato (attorno al 40-50% secondo le stime di Plastic Consult) di sacchetti fuori norma.
Quindi torniamo al punto di partenza che per ottenere una buona efficienza economica del riciclo della materia organica è fondamentale fare bene la differenziata e, secondo Confalonieri, il sistema porta a porta nella realtà dei fatti dà risultati in termini di qualità del rifiuto conferito quattro volte migliori rispetto a tutte le altre modalità.
Insomma il principio fondamentale è quello di mettere nelle mani dei cittadini la responsabilità e l’onere dei costi di pulizia e separazione che, se fatta bene alla fonte, può rappresentare un piccolo sacrificio individuale per ognuno di noi in cambio di un risparmio sostanzioso di costi industriali e ambientali che altrimenti sarebbero notevolmente più elevati per l’intera collettività. Per concludere abbiamo quindi chiesto una breve opinione sul tema dell’impurità degli scarti organici determinata dalla presenza di plastiche non biocompostabili, a Marco Versari presidente di Assobioplastiche. Il video a questo link.