Rifiuti, qualità dell'aria, transizione energetica. Città metropolitane firmano la Carta di Bologna
Il protocollo è stato firmato alla presenza, tra gli altri, del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti a pochi giorni del G7 Ambiente, è strutturato intorno ad 8 punti ed identifica gli obiettivi da raggiungere nei prossimi anni, in linea con l'agenda Onu 2030
09 June, 2017
Città metropolitane insieme nella Carta di Bologna
Rifiuti, qualità dell'aria e delle acque, transizione energetica e mobilità sostenibile. Sono solo alcuni dei macro obiettivi della Carta di Bologna per l'Ambiente, che è stata sottoscritta oggi alla Rocchetta Mattei sull'Appennino bolognese dalle città metropolitane di Bologna, Milano, Torino, Firenze, Bari, Roma, Catania - presenti - insieme a Cagliari, Napoli, Reggio Calabria, Genova e Palermo che hanno inviato la propria adesione formale. Il protocollo - firmato alla presenza, tra gli altri, del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, del presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e dei sindaci di tutti i comuni della città metropolitana bolognese a pochi giorni del G7 Ambiente - è strutturato intorno ad 8 punti ed identifica gli obiettivi da raggiungere nei prossimi anni, in linea con l'agenda Onu 2030. Si tratta del primo passo delle città metropolitane sul fronte della sostenibilità ambientale ed è il primo documento di questo tipo a livello nazionale in ambito ambientale. "Noi sindaci - ha detto il padrone di casa, il primo cittadino metropolitano bolognese, Virginio Merola - riteniamo che le città e le comunità locali possano davvero essere il motore fondamentale della transizione ecologica, che avrà importanti ricadute anche sullo sviluppo economico del Paese". Merola si è poi augurato che "il Governo elabori un'agenda urbana nazionale, garantendo alle città le risorse economiche e lo scenario normativo adeguato a tradurre i propositi in azioni concrete".
Ecco gli otto macro obiettivi individuati dalla Carta di Bologna per l’Ambiente da inserire nelle agende metropolitane per lo sviluppo sostenibile
1) RICICLO DEI RIFIUTI
L’economia circolare, in particolare, può consentire alle Città metropolitane di slegare lo sviluppo dal consumo delle risorse naturali esauribili ed evitare la distruzione di valore insita nel modello economico attuale. E proprio da qui parte la Carta di Bologna per l’Ambiente: le città metropolitane si impegnano infatti a raggiungere gli obiettivi europei più ambiziosi: riciclo 70% e discarica max 5% dei rifiuti al 2030, riducendo la produzione dei rifiuti al di sotto della media europea e portando la raccolta differenziata ad almeno il 70% nel 2025 e all’80% nel 2030 (47,5% nel 2015 a livello nazionale).
2) DIFESA DEL SUOLO
In relazione alla tutela del territorio, le città si impegnano a ridurre del 20% il proprio consumo netto di suolo al 2020 (dai 2 attuali a 1,6 mq/ab l’anno di media nazionale) e centrare le politiche urbanistiche sulla rigenerazione urbana, prevedendo sviluppo urbanistico solo in presenza di trasporto pubblico sostenibile e dei principali servizi al cittadino sia pubblici che privati.
L’obiettivo europeo è l’azzeramento del consumo netto di suolo al 2050 e l’Agenda Onu richiede lo sforzo di anticiparlo al 2030.
3) PREVENZIONE DISASTRI
I sindaci si impegnano inoltre ad aggiornare il Nuovo Patto dei Sindaci per il Clima e l’energia (siglato nel 2015) per prevenire il rischio di disastri generati dai cambiamenti climatici. Obiettivo è la redazione di piani integrati con gli strumenti di pianificazione nazionale per poter essere operativi entro il 2020. In questo ambito il quadro di riferimento nazionale è l’integrazione tra le iniziative Italia Sicura, Casa Italia e la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici del Ministero dell’Ambiente, superando l’attuale separazione con il Sendai framework for disaster risk reduction 2015-2030 del Dipartimento per la Protezione civile. Le parole chiave sono: rigenerazione urbana, attenzione alle periferie, riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente e sicurezza sismica e idrogeologica.
4) TRANSIZIONE ENERGETICA
Sul fronte della transizione energetica e della qualità dell’aria le città italiane mirano a risultati ancora più ambiziosi rispetto a quanto imposto dalle direttive europee: per l’energia raggiungere nel 2025 (e non nel 2030) la riduzione delle emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990, migliorando l’efficienza energetica del 30% e producendo il 27% dell’energia da fonti rinnovabili. In tema di qualità dell’aria è guerra dichiarata alle polveri sottili: si punta entro il 2025 al rispetto del limite massimo stabilito dall’Oms per il particolato sottile (10 μ/mc, più restrittivo di quello europeo: 25 μ/mc al 2015; 20 μ/mc al 2020). Per farlo servirà mettere a sistema i Piani regionali e il Piano congiunto Governo – Regioni della Pianura Padana del 2013, per valutare l’efficacia delle azioni adottate nei diversi ambiti (trasporti, industria, agricoltura, energia).
5) QUALITÀ DELL'ARIA
Serviranno inoltre accordi di programma fra i diversi enti territoriali per coordinare le politiche necessarie al contrasto delle emissioni in atmosfera, con misure di livello locale (quali blocchi del traffico, ZTL, congestion charges) ma anche strutturali (es. incentivi rinnovo impianti riscaldamento, per la mobilità sostenibile). Necessario anche il rafforzamento dei sistemi di monitoraggio locale con strumenti di analisi dei dati per la previsione di picchi di inquinamento e la programmazione anticipata degli interventi di contrasto (blocchi del traffico).
6) RISPARMIO DELL'ACQUA
Acque: parola d’ordine sprecare meno. L’obiettivo per le Città metropolitane in questo ambito è ridurre entro la soglia fisiologica del 10 – 20% le perdite delle reti di distribuzione idrica entro il 2030 (2/3 terzi in meno rispetto ad oggi) e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici, portandoli allo stato di “buono” per tutte le acque entro il 2025.
7) PIÙ VERDE URBANO
Città più sostenibili significa anche città più verdi. L’obiettivo in questo senso è raddoppiare entro il 2030 la superficie media di verde urbano per abitante, arrivando a 30 mq per abitante (2/3 in più rispetto al 2014). Per farlo bisogna riconoscere il verde urbano nella sua totalità (pubblico, privato, urbano, periurbano), pianificare nuove categorie di aree e infrastrutture verdi adatte a fronteggiare il riscaldamento climatico, incentivare l’inserimento della componente vegetale nelle ristrutturazioni edilizie e nelle nuove edificazioni.
8) MOBILITÀ SOSTENIBILE
Infine, il capitolo mobilità sostenibile: le città si impegnano a raggiungere almeno il 50% del riparto modale tra auto e moto e le altre forme di mobilità entro il 2020. Anche su questo tema imprescindibile è il lavoro di squadra con il Governo nazionale che punti ad incentivare i sistemi di trasporto intelligente, la mobilità elettrica, la mobilità ciclabile e pedonale, lavori a misure infrastrutturali per la diffusione delle ricariche per le auto elettriche e a idrogeno.