Roma, siccità e razionalizzazione dell'acqua: un problema che viene da lontano
I problemi dell'acqua di Roma sono profondi e radicati e non sarà neppure l'improbabile chiusura dei nasoni a risolverli. Da qualche parte però si deve cominciare, magari con campagne informative massicce partendo dagli uffici pubblici o dalle scuole
28 June, 2017
di Matteo Nardi
È un’ordinanza che arriva troppo tardi quella che il 22 giugno ha proibito a tutti i cittadini romani di utilizzare l'acqua per l'irrigazione di orti e giardini, per il riempimento di piscine mobili e per il lavaggio delle macchine. Al di là della difficile verificabilità degli abusi e della tutto sommato realistica assenza o scarsità di controlli, la misura attuata dall'amministrazione è un rimedio d'emergenza per una malattia grave che dev'essere invece curata alla radice.
È un’ordinanza che arriva troppo tardi quella che il 22 giugno ha proibito a tutti i cittadini romani di utilizzare l'acqua per l'irrigazione di orti e giardini, per il riempimento di piscine mobili e per il lavaggio delle macchine. Al di là della difficile verificabilità degli abusi e della tutto sommato realistica assenza o scarsità di controlli, la misura attuata dall'amministrazione è un rimedio d'emergenza per una malattia grave che dev'essere invece curata alla radice.
Il provvedimento vorrebbe limitare i consumi ed evitare che i cittadini soffrano disagi per la mancanza d’acqua durante il periodo estivo. Peccato che alcuni cittadini abbiano già iniziato a lamentare disagi e che alcuni quartieri di Roma soffrano già di scarsa pressione idrica o di assenza di erogazione in alcuni momenti della giornata. Tra le sette e le dieci del mattino in alcuni palazzi degli ultimi piani del Flaminio e i Parioli qualcuno racconta di fare la doccia con la bacinella piena pronta all'uso nel caso dovesse mancare l'acqua da un momento all'altro.
In questo momento gli spot sull’importanza della conservazione dell’acqua come bene comune lasciano il tempo che trovano. Non è nemmeno il caso di dare la colpa al Campidoglio, ma di certo Roma deve rivedere il suo modo di rapportarsi con una risorsa che da decenni in altre grandi città nel periodo estivo viene indubbiamente gestita meglio. Nella Capitale si consumano in media 165 litri d’acqua al giorno per abitante che, in un regime di cambiamenti climatici con piogge scarse e improvvise, ha portato Acea, fin dallo scorso dicembre, ad aumentare in modo esponenziale le captazioni di acqua dal lago di Bracciano giungendo a prelevarne fino a 2.500 litri al secondo e mettendo in crisi il bacino.
La questione va però inquadrata anche su scala regionale: Legambiente in questi giorni è tornata a ribadire i numeri di Ecosistema Urbano - il rapporto annuale sullo stato delle grandi città italiane - che raccontano una situazione drammatica nella gestione della rete idrica del Lazio: la dispersione dell’acqua dopo la captazione raggiunge infatti numeri impressionanti se si pensa che a Roma raggiunge il 44,4%, a Rieti il 58%, a Latina il 67% e a Frosinone addirittura il 75,4%.
I problemi dell'acqua di Roma sono quindi profondi e radicati e non sarà neppure l'improbabile chiusura dei nasoni, le celebri fontanelle urbane, a risolverli, per quanto una regolazione del flusso tramite rubinetti sarebbe quantomeno auspicabile. Da qualche parte però si deve cominciare, anche con interventi più localizzati, magari con campagne informative massicce partendo dagli uffici pubblici o dalle scuole. Sempre Legambiente ha calcolato che solamente installando scarichi a flusso differenziato in tutte le scuole di Roma e provincia si potrebbero risparmiare qualcosa come 10 milioni di litri di acqua ogni anno.








